"Concerto in sol maggiore per giardino d’infanzia": l'utero va in scena tra arte e vita

di Roberta Calò. Quando chi ti guarda vede in te delle malformazioni fisiche, forse è perchè quella persona è malformata dentro. Perchè guardare una persona non significa scivolarle addosso con gli occhi ma fendere la sua pelle e inabissarsi nel profondo delle sue meraviglie e della sua anima.

Ecco allora che tornano alla ribalta nomi giĂ  noti del panorama artistico e culturale pugliese che ci accompagnano come solo loro sanno fare dentro una storia che parla di noi, del nostro essere umani, delle nostre esperienze, dei nostri errori, delle nostre superficialitĂ , delle nostre paure, del nostro essere o sentirci o far sentire orfani e abbandonati in un mondo tanto popolato fisicamente quanto deserto moralmente.

Le performanti interpretazione di Mariangela Dragone, Patrizia Labianca, Dino Parrotta ricalcano la scena di "Concerto in sol maggiore per giardino d’infanzia" con la straordinaria regia e drammaturgia di Andrea Cramarossa.

La storia coglie di sorpresa il pubblico: "Tre orfani, ormai diventati adulti, continuano ad abitare nell’orfanotrofio che li ha visti crescere. Da sempre, nella soffitta dello stabile, si rintanano durante le ore notturne, per mettere in scena i loro desideri e i loro sogni ma anche i loro incubi. Una riflessione sul senso dell’assenza e della presenza, sull’essere scelti e sull’essere abbandonati". In collaborazione col Festival Collinarea 2012 , l'anteprima nazionale avrĂ  luogo sabato 21 luglio 2012 ore 20.45 ad Alberobello, Contrada Pudicino.

Un viaggio che ci riporta alle origini di ciò che eravamo, in quella dimensione primordiale dove ci siamo formati; l'utero va in scena come spazio dove tutto ha preso forma, ha preso vita e che ora torna a farci riflettere sbattendoci davanti al feroce confronto con quello che siamo diventati. La storia di tre orfani deformati fisicamente e rifiutati dagli altri diventa un trampolino di lancio per un volo pindarico che ci porterà a riflettere senza mezzi termini sulle falle dei nostri rapporti umani così vuoti, così conflittuali, cosi sterili, così votati all'odio e all'indifferenza.

Gli interrogativi che si sollevano come anime dannate dal buio di questa terra arida, trasformano un luogo per antonomasia simbolo di certezze e conforto per ogni feto, in uno scenario ameno dove gli incubi peggiori prendono vita e ci risucchiano: "L’utero pieno di carne è sovraffollato di incubi rappresentati da quarti di bue, frattaglie, cuori, arti. Scarti e resti dell’umanitĂ . I tre personaggi si muovono al buio, a tentoni cercano di ritrovarsi e ritrovare una via d’uscita, l’ennesimo parto che giustifichi il loro concepimento.

Pochi elementi scenici di supporto agli attori commentano la solitudine della nascita nel buio di uno sguardo chiuso: la non-luce, torna come elemento di studio e di ricerca espressiva laddove l’annullamento del tangibile lascia il posto alla logica della follia. I tre personaggi, nella soffitta dell’edificio, sono muniti solo di torce elettriche e le useranno all’occorrenza, giocando continuamente col buio, fino a svelare il vero interno in cui si muovono, l’immensa macelleria alla quale daranno il beneficio della purificazione attraverso il fuoco, che brucerĂ  le loro anime e le loro vite".

Liberamente ispirato alla “Porta chiusa” di Sartre, il "Concerto in sol maggiore per giardino d’infanzia" è un'esperienza da vivere fino in fondo per comprendere da vittime e da artefici la tragicitĂ  dell'abbandono e delle perdita, per cercare attraverso l'arte quella porta sulla vita che ci riconduca ad un significato piĂą profondo e autentico dell'essere genuinamente Io, Tu, L'altro, Noi.