Melania Rea: Parolisi fa l'eroe e sventa un tentato suicidio


di Roberta Calò. "Gli indagati, tra cui lo stesso Parolisi, dovranno rispondere a vario titolo su tre ipotesi di reato: minaccia a inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, minaccia o ingiuria a un inferiore e violata consegna. Il codice penale militare, infatti, ancora non contempla le molestie sessuali".

Questo è quanto avrebbe dichiarato Marco De Paolis, procuratore militare di Roma a seguito del delitto di Melania Rea, la giovane donna di Summa Vesuviana brutalmente uccisa a coltellate nel Bosco delle Casermette in zona Rie di Civitella. Al momento l'unico indagato resta il marito della vittima Salvatore Parolisi, ex caporalmaggiore della caserma Clementi ora detenuto preso il carcere di Castrogno.

Ora a quanto pare sono almeno dieci gli indagati per rapporti sessuali tra ufficiali, sottufficiali e soldatesse; ad aggravare la situazione pare ci sarebbero perfino violazioni di carattere disciplinare: minaccia a inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, minaccia o ingiuria a un inferiore e violata consegna. Al momento il procuratore avrebbe ascoltato oltre duecento persone tra cui lo stesso Parolisi.

Le indagini procedono di pari passo con quelle relative all'omicidio; il caporalmaggiore intanto per fa parlare di sè anche per altre motivazioni. Secondo quanto riferito dal rappresentante legale del detenuto, l'avvocato Federica Benguardato, l'uomo avrebbe visto un uomo in un altra cella che stava cercando di impiccarsi utilizzando uno sgabello. Parolisi avrebbe allertato la sorveglianza che è prontamente intervenuta slavando la vita dell'uomo. L'avvocato di Parolisi spiega: "Parolisi è un militare ed è evidente che è abituato a comportarsi in un determinato modo. Quello che nelle scorse settimane è successo a Castrogno lo ha molto impressionato. Ha raccontato che ormai da giorni vedeva quel ragazzo isolato da tutti, quasi sempre addormentato sulla branda.

La sua cella si trova proprio di fronte alla sua. Un giorno lo ha visto spostare uno sgabello, fare qualcosa con le lenzuola e ha intuito che forse stava per fare un gesto grave. Così ha gridato, ha chiamato gli agenti che sono intervenuti immediatamente e lo hanno salvato. Sa di vivere in una situazione estrema come è quella di un carcere ma aspetta fiducioso l’esito del processo. Ha fiducia nella giustizia".

Si resta intanto in attesa intanto del 29 settembre, data in cui il caporalmaggiore dovrà comparire davanti al giudice Tommolini a seguito della consegna dei risultati degli esami disposti dallo stesso magistrato.