Piangi che ti passa... ma perchè?

di Adriana Dibattista - Chi non ha mai pianto almeno una volta dopo una giornata particolarmente stressante, scoprendo che le lacrime aiutano davvero a scaricare la tensione ed a sentirsi meglio? Provare sollievo dallo sfogo tramite il “frignare” è un fenomeno di per sé positivo che aiuta l'organismo a liberarsi dal nervosismo e dai sentimenti negativi. Esiste davvero quindi un pianto benefico? Sì. Secondo William Frey, biochimico dell'Università del Minnesota (USA), il pianto serve ad espellere le sostanze prodotte quando si accumula ansia emotiva. Da essa, a differenza delle lacrime generate da corpi estranei nell'occhio, vengono sprigionate la corticotropina e prolattina (ormoni i cui livelli aumentano in stato di stress) e il manganese (presente in alte concentrazioni nel cervello dei depressi). Anche i ricercatori della University of Florida che, analizzando 3000 esperienze di pianto, hanno scoperto che la maggior parte degli intervistati riportava un senso di miglioramento nello stato d'animo dopo lo sfogo, in particolare, se avevano avuto un sostegno sociale. Pertanto, sembrerebbe giusto spigionare il piagnisteo ogni qualvolta che la tensione emotiva prende il sopravvento. Lo sanno bene gli uomini d'affari giapponesi che, per scaricare lo stress, hanno diffuso la moda, arrivata anche in Europa, dei crying dub (club del pianto): locali in cui si apposta per piangere assieme a perfetti sconosciuti per condividere lo stato di forte scarica emotiva. Inoltre per chi non ha la lacrima facile, in questi club, si ricorre dai film commoventi a cipolle e peperoncini!