La simbologia di Pasqua

di Vittorio Polito - Pasqua, in ebraico significa passaggio, andare oltre. Ricorda il transito del Mar Rosso e la liberazione degli Ebrei dalla subordinazione egiziana. Ai cristiani ricorda la liberazione dell’uomo dalla schiavitù del peccato e del demonio e dall’angoscia della morte per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo.

La festività di Pasqua si identifica in usanze e tradizioni antiche e consolidate che si ripetono resistendo al tempo e alla secolarizzazione della civiltà attuale. Il Venerdì Santo si svolgono le processioni dei Misteri, che si snodano per le vie principali delle città.

Ma qual è la simbologia di Pasqua? Iniziamo con l’Agnello, che oltre a rappresentare la primizia del gregge, ha significato sacrificale, sia nell’antico che nel nuovo Testamento, e quindi diventa il simbolo più perfetto di Gesù Cristo: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo». Inoltre l’Agnello, che è il simbolo dell’innocenza e del candore, è offerto in sacrificio durante la Pasqua ebraica. Ma è anche il simbolo della Resurrezione.

La Campana, strumento musicale e di culto, ha la funzione di chiamare i fedeli e annunciare, a seconda del suono emesso, sventura, lutto o festa. Lo scampanio di Pasqua, ad esempio, annuncia la Resurrezione.
La Croce, simboleggia l’uomo con le braccia aperte, in posizione di abbandono, ma nel contempo anche l’albero cosmico che sostiene il mondo. La sua struttura evoca la divisione del Paradiso terrestre in quattro parti e dell’anno in quattro stagioni.
Il Cero con la sua fiamma simboleggia tutte le forze attive della natura e dei quattro elementi. Ma è anche la luce dell’anima che mette in comunicazione con il Divino.

L’acqua è l’elemento che purifica ed il mezzo attraverso il quale si compie il Battesimo. La notte di Pasqua è la notte battesimale per eccellenza, il momento in cui il fedele viene incorporato alla Pasqua di Cristo, che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita. Nelle altre domeniche in cui si compie questo sacramento è come se si prolungasse e rinnovasse settimanalmente la domenica per eccellenza, la Festa di Pasqua.

La Colomba, pacifica e delicata, era l’antico attributo della Dea dell’amore (Ishtar per i semiti, Afrodite per i greci) e poiché la si usava per inviare messaggi, le sacerdotesse greche dell’oracolo di Dodona (antichissimo centro religioso in una valle dell’Epiro), erano chiamate colombe. Oggi è considerata simbolo annunciatore della pace.

Per tradizione, alla fine del pasto pasquale è d’obbligo mangiare un dolce fatto a forma di colomba, che simboleggia sia Gesù che lo Spirito Santo. La colomba ha parecchi significati; i più importanti sono: il Cristo che porta la pace agli uomini di buona volontà e lo Spirito Santo che scende sugli uomini per i meriti di Gesù.

L’Uovo rappresenta, forse, il simbolo pasquale per eccellenza. D’altro canto l’uovo è simbolo di rinascita in tutte le religioni, come ricorda Vito Lozito (1943-2004), docente di Storia della Chiesa, nel suo libro «Agiografia, Magia, Superstizione» (Levante Editori). L’uovo è simile ad un sepolcro che possiede in sé il germe del rinnovamento. Infatti, sostiene Lozito, «Se proviamo a rompere un uovo fresco di giornata, troviamo che vi è il tuorlo il quale è una sfera gialla simile al sole e l’albume di color bianco è di aspetto lunare. Due simboli fondamentali dell’origine vitale; il sole come eroe maschile, la luna come generatrice».

Il primo uovo con sorpresa fu regalato a Francesco I di Francia agli albori del XVI secolo, da qui probabilmente l’usanza di inserire un dono all’interno dell’uovo di cioccolato. Ma è nella Russia degli Zar che le uova preziose e decorate diventano regalo di Pasqua e Peter Carl Fabergé è l’artista orafo che con la sua genialità ha segnato la storia delle uova pasquali decorate.

L’uovo a Pasqua rappresenta anche l’elemento gastronomico principe. A Bari, in particolare, lo troviamo nel benedetto, un antipasto tipico pasquale, composto da uova sode, soppressata e arancia tagliata a fette, nel ‘bredette’, un insieme di carne d’agnello, piselli e uova, e  nel classico uovo di cioccolata.

Anche la ‘scarcèdde’ (scarcella = piccola borsa), rappresenta, soprattutto per i baresi, un simbolo: si tratta di una ciambella favolosa (impasto di farina, olio, uova, zucchero con sopra un numero dispari di uova sode e abbellita da confettini colorati), molto gradita dai bambini.

L’Olivo, sacro alla dea Atena, signora della guerra e delle arti, che vincendo la contesa con Poseidone, lo offrì in dono agli abitanti di Atene. È considerato un simbolo di pace. Si dice che sulla tomba di Adamo sia nato un olivo dal quale la colomba, uscita dall’arca di Noè dopo il diluvio, aveva staccato un ramo per indicare la fine del castigo divino; inoltre la Croce sarebbe stata fatta di legno d’ulivo, diventando l’albero cosmico, asse del mondo e collegamento tra il cielo e la terra. Non a caso, forse, Gesù si recò a pregare nell’Orto del Getsemani (ricco di olivi) nella notte in cui fu arrestato, iniziando così la sua Passione. Ma dall’olivo si produce anche l’olio utilizzato per ungere i prescelti, infatti, il battezzando con questa unzione è liberato dal peccato ed entra così nella ‘societas’ cristiana.

Infine la Palma, albero sacro agli Dei del Sole, assai utile perché da esso si traevano latte, olio, frutta, legno corteccia, ecc. Gli egizi deponevano rami di palme sui sarcofagi per evocare la resurrezione dei defunti. Con i rami di questa pianta anche Gesù fu accolto trionfalmente quando fece il suo ingresso a Gerusalemme. Da qui l’usanza di distribuire ai fedeli la Domenica delle Palme i rami benedetti, simbolo di pace e di rinascita.

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