'Le Week-End': la recensione

di Frédéric Pascali - A sessant’anni capita di ritrovarsi a far di conto su quello che si è stati. Se poi il luogo scelto per farlo è Parigi, allora gli esiti possono essere davvero imprevedibili. È quello che accade a Nick e Meg Burrows, i protagonisti dell’ultimo film del britannico Roger Michell, una carriera eclettica tra commedie di successo, “Notting Hill” (1999), e thriller mozzafiato, “Changin Lanes” (“Ipotesi di reato”,2002).

Nick e Meg sono una coppia della middle class inglese, a Parigi per celebrare l’anniversario dei 30 anni di matrimonio. Entrambi insegnanti, lui di livello universitario e lei di liceo. Hanno talento, ma non l’hanno mai espresso appieno. A lui è stato appena imposto il prepensionamento a causa di una battuta irriverente verso una studentessa di colore. Sostengono la famiglia del figlio e se ne cruciano non poco, specie lei. Dopo il rocambolesco approdo nella prestigiosa suite di un grande albergo del centro, ben al di sopra delle loro possibilità, passano il tempo a inseguire ricordi e aspirazioni mancate, faticando a ritrovare la complicità di una volta. L’incontro con un vecchio amico di Nick, Morgan, economista di successo e suo ammiratore fin dai tempi dell’università, cambia il corso delle cose. Per i due anziani coniugi c’è finalmente l’occasione di dirsi quello che ognuno non ha mai avuto il coraggio di ammettere. Forse si ameranno ancora.

Il dramedy di Michell, sostenuto dall’attenta e corposa sceneggiatura di Hanif Kureishi, è un crocevia di atmosfere che spaziano da “Les amants” di Louis Malle al recente “Midnight in Paris” di Woody Allen. Nella capitale francese ogni rapporto si consuma attraverso il sottile equilibrio dell’ironia e dell’amarezza del tempo rincorso. Scanditi dalla sublime interpretazione di Jim Broadbent e Lindsay Duncan, i dialoghi scivolano via come la più appassionante delle letture, “fino all’ultima riga”. Il “mentore” Jeff Goldblum fa da perfetta spalla e la citazione di “Bande à part”, di Jean-Luc Godard, impreziosisce l’espressione di una pellicola destinata a piacere.