Bari ricorda Paola Labriola ad un anno dalla scomparsa

BARI - A un anno dal tragico delitto della psichiatra Paola Labriola, uccisa con decine di coltellate da un paziente, parenti e colleghi l'hanno ricordata nel luogo in cui è deceduta: al Centro di salute mentale di Bari.

Il Comune del capoluogo intanto ha approvato una delibera per chiedere al Presidente della Repubblica il conferimento della "ricompensa al valore civile nella memoria di Paola Labriola". 

"I simboli contano poco a livello personale - sottolinea Vito Calabrese, il marito della dottoressa - ma a livello pubblico hanno un senso".

Una "sensazione di vulnerabilità" ha accompagnato i lavoratori dei servizi psichiatrici pugliesi nell'anno trascorso dalla morte della psichiatra.

"Dopo l'episodio - sottolinea il vicepresidente dell'Ordine degli psicologi pugliese, Vanda Vitone - si è data attenzione alla sicurezza nei servizi psichiatrici e sociosanitari, ma solo pochi sono stati dotati di vigilanza e sistemi di controllo".

“Oggi Bari ricorda il grande sacrificio della dottoressa Labriola. Una donna che ha fatto della cura dell’altro una professione, un impegno quotidiano, quasi una vocazione, che purtroppo ha avuto un epilogo tragico lo scorso 4 settembre. Ho deciso di essere qui per lei e per il suo ricordo ma anche per il luogo simbolico in cui questo ricordo deve essere oggi vivo più che mai. Tanti in questi giorni saranno tentati di parlare male della nostra città e in particolar modo del quartiere Libertà, dove si è sparato un anno fa e dove si è sparato pochi giorni fa. Io invece credo questo sia uno dei quartieri più belli di Bari, con tutti i suoi colori, custode della cultura popolare e portatore di quel multiculturalismo che rende ancora oggi Bari una città Grande.

Nella riunione di Giunta che si è svolta questa mattina, abbiamo accolto la richiesta dell'Ordine dei medici per il conferimento dell’onorificenza al valore civile alla dottoressa Labriola.

Oggi, voglio ripetere quello che ho detto qualche giorno fa a quanti me lo hanno chiesto: noi non abbiamo paura. Noi siamo qua, seppur ci rendiamo conto che questo non può bastare ai figli e al marito della dottoressa Labriola e alla famiglia di Florian Mesuti che oggi piangono i loro cari.

Oggi Bari ha bisogno di rendersi più sicura e se questo significa più forze dell’ordine io sono pronto a chiederle con tutta la voce che ho: al prefetto, al ministro e a chi sarà necessario.

Ma nessuno riuscirà a farmi cambiare idea: le forze dell’ordine da sole non bastano! Io continuerò a chiedervi di restare per strada insieme a me, di non abbassare lo sguardo, di non girare la testa dall’altra parte di continuare insieme a me a credere che la giustizia è una sola e non è quella di chi oggi si sente più forte perché ha una pistola in tasca o alza la voce più degli altri per chiedere qualcosa. La giustizia è quella che ha assicurato i colpevoli dell’omicidio di Florian Mesuti. La giustizia civile e sociale invece è quella che dobbiamo ricostruire noi, con pazienza, con tanti sforzi, con tutto quello che abbiamo. Vi chiedo sommessamente di avanzare insieme a me in questo percorso, insieme alla parrocchia del Redentore, ai medici e agli operatori sociali che nel solco della dottoressa Labriola, non sono scappati, sono rimasti qui ad ascoltare i cittadini che hanno bisogno. Se ora fuggiamo da questo quartiere ammetteremo la sconfitta delle istituzioni e io non intendo farlo.

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