Stop alla fuga dei cervelli dalla nostra Regione: 'maggior offerta formativa e sinergia tra università e aziende'

BARI - «Il 25% dei giovani pugliesi, laureati nel 2012, ha deciso di studiare fuori regione. Circa settemila “menti” hanno deciso di rifiutare l’offerta formativa degli Atenei pugliesi, preferendo le offerte di Emilia Romagna (26%), Lazio (21), Abruzzo (18). Il 78% di loro non solo rifarebbe questa scelta, ma si dice convinto che la propria carriera è stata beneficiata proprio dalla decisione di studiare altrove. Dopo cinque anni dalla laurea, chi decide di rimanere in Puglia e riesce fortunatamente a trovare un lavoro, infatti, guadagna mensilmente poco più di 1.300 euro al mese, sotto la media nazionale che supera i 1.500, ma anche quella del Mezzogiorno che supera i 1.400.

Questi i risultati dell’indagine sugli universitari pugliesi, condotta dal Consorzio Interuniversitario Regionale Pugliese in collaborazione con il Consorzio Almalaurea. Indagine che offre anche uno spaccato socio-economico che non può sfuggire in questo momento di crisi. In un momento di crisi come questo avere un figlio che studia a Bologna, Roma o Milano è un costo che non tutti riescono a sostenere, ragion per cui la mancata offerta formativa causa inevitabilmente ai giovani pugliesi una disparità di accesso al lavoro. Una disparità che si ripercuote anche sulle borse di studio: quelle pugliesi non superano i tremila euro, contro una media nazionale di 400 euro in più e contro una Emilia Romagna che rispetto agli atenei pugliesi è in grado di offrire borse di studio di 3.700 euro.

Non possiamo continuare a leggere, analizzare questi dati ed essere complici di questa disparità di trattamento fra i nostri giovani. Non possiamo offrire più opportunità ad alcuni perché più ricchi e negarle a chi è costretto ad accontentarsi. Dobbiamo rendere attrattiva la nostra offerta formativa e fare in modo che quei settemila studenti non abbiano più voglia di lasciare la Puglia. Come? A suggerirlo è la stessa indagine svolta tra gli universitari. I laureati chiedono agli Atenei di arricchire la loro offerta in sinergia, però, con le realtà produttive presenti sul territorio. Università e aziende non devono essere due mondi separati, destinati a incontrarsi casualmente. Sono gli stessi giovani laureati pugliesi a puntare il dito contro la Regione Puglia che non è stata in grado di potenziare le politiche di diritto allo studio: la carenza di alloggi e di strutture di supporto allo studio portano il giovane diplomato di periferia (del Gargano o della Murgia) a preferire altri atenei, paradossalmente più convenienti e più efficienti, rispetto a quelli pugliesi.

Infine, una riflessione di carattere più economico. La Puglia se non è in grado di offrire una offerta formativa attrattiva produce un doppio danno: oltre alla fuga dei nostri giovani cervelli, un mancato sviluppo che si tradurrebbe in maggiori risorse a disposizione del nostro territorio. Se invece che far andar via i nostri ragazzi fossimo in grado di attrarre in Puglia studenti di altre regioni, creeremmo un indotto di non poco conto: più case in affitto per studenti (con regolare contratto e a prezzi convenienti) e maggior introiti economici per le nostre città universitarie - Bari, Lecce, Taranto, Foggia – a vantaggio dell’intero territorio.

Gli Atenei pugliesi non possono perdere questa sfida, la Puglia non può perdere questa occasione».

E’ quanto riportato da Francesco Schittulli sul blog francescoschittulli.it.

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