San Gaetano come San Nicola: donò maritaggi

di Vittorio Polito - San Gaetano da Thiene (1480-1547), fu segretario di papa Giulio II e proto-notaio  apostolico, rappresentò la voce sommessa nel coro di quanti lo invocavano, in seno alla Chiesa, per una riforma di vita e di costumi ed è invocato per la fiducia nella Provvidenza. Il nome Gaetano deriva dal latino ‘Caietanus’ (abitante di Gaeta), fondatore dell’Ordine dei Teatini, congregazione basata sul voto di povertà e sul soccorso ai poveri.
A tal proposito mi piace ricordare un racconto pubblicato nel volume di Saverio La Sorsa “Fiabe e novelle del popolo pugliese” (Edizioni di Pagina) nel quale, tra i tanti racconti, scritti nei dialetti pugliesi con traduzione a fronte, si parla anche, della bontà di San Gaetano.

Una donna indigente si recò in chiesa a pregare san Gaetano affinché l’aiutasse, poiché non poteva maritare tre sue figlie. Il Santo promise di aiutarla e ogni tanto si presentava a casa della donna sotto l’aspetto di un signore e lasciava una borsa di monete e la donna. Le vicine, notando che la donna comprava tanti oggetti di valore da quando riceveva le visite del distinto signore, iniziarono a criticare il comportamento della donna, anzi ipotizzarono addirittura che la donna vendesse l’onore delle figlie  e fecero insospettire il marito che chiese spiegazioni, nonostante la moglie disse che si trattava di san Gaetano. La donna allora si rivolse al santo affinché facesse trionfare la sua innocenza. Il santo si recò a casa della donna e, dopo aver chiamato le vicine pettegole disse: “Non sono il signore che voi pensate; sono san Gaetano”. Dette tali parole, apparve sotto forma di santo e scomparve. E così fu acclarata l’innocenza della donna.
E per gli amanti del dialetto barese riporto l’ultima frase nella forma originale come narrata da Maria Donata Manzari di Bari e riportata nel citato testo di La Sorsa.

«U marite non nge credì, e acchemenzò a maldrattà e a torturà la poverèdde ca, non petènne cchjù seppertà le calunnie de la ggénde, e l’odie du marite, se revelgì ’o sande stésse, percè facèsse vedè l’innocénza so’. ’U sande l’acchendendò; scì alla case e, dopo ca se riunirene tutte le vecine, decì: “Ie non zò ’u segnore ca vu’ penzate, so’ san Ghètane”. Come decì chisse parole, apparì sotte la vèste de Sande, e sparì.»