Satire, Epodi, Odi, Epistole di Quinto Orazio Flacco tradotte in dialetto lucano rotondellese da Antonio Valicenti
di Teresa Gentile - Come per magia mi è stato recapitato un testo originale e alquanto interessante. Si tratta di Satire, Epodi, Odi, Epistole di Quinto Orazio Flacco, tradotte in dialetto lucano-rotondellese dal prof. Antonio Valicenti per conto delle Edizioni Le Streghe di Roma e dell’editore Claudia Pozzessere, anche lei notoriamente innamorata della terra lucana e della parlata del popolo.
Entrambi hanno un condiviso legittimo amore per la terra natia, per il suo agro, per la Lucania, per la saggezza, dignità, operosità e bonarietà della gente che incarna oggi come ieri un modo di essere spiccatamente “oraziano”. Ciò si deduce anche dalla copertina che ci mostra immediatamente un paesaggio di Rotondella e sul retro è riprodotto un ritratto di Orazio Flacco. Due immagini che rispecchiano il messaggio del testo che è volto a evidenziare l’attualità del modo di essere dei lucani di oggi, che si rivelano molto simili ad Orazio nel loro unicum di bonarietà, pacata ironia che sia pure a tratti, specie nei più giovani si rivela violenta, castamente scandalosa, corrosiva, e capace di esprimersi in ironia sferzante, mentre con il procedere dell’età tale esuberanza magmatica, tale impulsività, si placa in un saper incarnare un modo di saper essere amici saggi, che ci vogliono bene, non ci vogliono fare delle paternali, ma solo desiderano ricordarci le cose semplici e vere che realmente danno senso allo scorrere troppo rapido del tempo della vita.
Tale maturazione si rivela nell’acquisizione di una maggiore capacità di dialogo, di ascolto, di forza interiore volta a mutare il tormento di cose perdute in una risata intima fascinante perché inglobata nella realtà di un attimo presente da poter vivere con pienezza perché ogni stagione della vita ci porge frutti prelibati che a noi spetta cogliere all’istante nella logica del carpe diem. Più si snodano gli anni, più cresciamo in umanità.
Per questo è inutile cercare i pronostici del destino, poiché esso è sempre e comunque… imprevedibile. Occorre invece lasciarci guidare dalle ragioni del cuore. Solo una virile educazione dei sentimenti, volta a dominarli e non ad esserne dominati è raccoglibile nelle voci di ogni parlata popolare poiché sono voci spontanee, sincere, bonarie e frutto d’esperienza antica. In tale contesto anche Orazio, grazie al certosino e appassionato lavoro del prof. Valicenti, si rivela poeta senza tempo, perché ci invia echi di una saggezza universale e che come tale, è sempre e comunque attuale, anche se tradotta e interiorizzata da altre parlate mutevoli nel tempo. Egli rivisita il mondo oraziano, rivive e fa rivivere a chi legge sentimenti, passioni, sonorità oraziane e le sa condividere in parlata rotondellese ricreandole vive e vibranti.
Evidente è la sensazione che proviamo di aver accanto un compagno di viaggio saggio, sorridente, capace di darci consigli come ce li davano i nostri antenati e di riattualizzare situazioni ed emozioni, affetti, cultura, il tutto in una magica fusione di due sensibilità, due culture, due epoche diverse, due ritmi poetici diversi ma riconoscibili in una sorta di indelebile amicizia interiore.
In tale contesto le pagine di Satire, Epodi, Odi oraziane si rivelano come fasi di maturazione d’ogni essere umano nel corso dell’esistenza, come diversi modi di guardare e rapportarsi agli enigmi e alle prove dell’esistenza. Satire ed odi rispecchiano l’età giovanile in bilico tra innamoramenti, delusioni, agitazione, sconforto, ribellione, inquietudini, passioni smoderate, indignazione e speranze. Nelle Odi è avvertibile un tono più moderato, lirico, introspettivo, meditabondo, filosofico.
Ed infine, nelle Epistole ecco la celebrazione della nostra piena maturità, del sorriso, della vita rurale tranquilla, della ricerca della poesia, della verità, della pace, del bene e delle vere amicizie basate non sullo scambio di favori ma su una intesa sincera ed indelebile ed una comunanza profonda spirituale, ideale e perciò eterna.
Entrambi hanno un condiviso legittimo amore per la terra natia, per il suo agro, per la Lucania, per la saggezza, dignità, operosità e bonarietà della gente che incarna oggi come ieri un modo di essere spiccatamente “oraziano”. Ciò si deduce anche dalla copertina che ci mostra immediatamente un paesaggio di Rotondella e sul retro è riprodotto un ritratto di Orazio Flacco. Due immagini che rispecchiano il messaggio del testo che è volto a evidenziare l’attualità del modo di essere dei lucani di oggi, che si rivelano molto simili ad Orazio nel loro unicum di bonarietà, pacata ironia che sia pure a tratti, specie nei più giovani si rivela violenta, castamente scandalosa, corrosiva, e capace di esprimersi in ironia sferzante, mentre con il procedere dell’età tale esuberanza magmatica, tale impulsività, si placa in un saper incarnare un modo di saper essere amici saggi, che ci vogliono bene, non ci vogliono fare delle paternali, ma solo desiderano ricordarci le cose semplici e vere che realmente danno senso allo scorrere troppo rapido del tempo della vita.
Tale maturazione si rivela nell’acquisizione di una maggiore capacità di dialogo, di ascolto, di forza interiore volta a mutare il tormento di cose perdute in una risata intima fascinante perché inglobata nella realtà di un attimo presente da poter vivere con pienezza perché ogni stagione della vita ci porge frutti prelibati che a noi spetta cogliere all’istante nella logica del carpe diem. Più si snodano gli anni, più cresciamo in umanità.
Per questo è inutile cercare i pronostici del destino, poiché esso è sempre e comunque… imprevedibile. Occorre invece lasciarci guidare dalle ragioni del cuore. Solo una virile educazione dei sentimenti, volta a dominarli e non ad esserne dominati è raccoglibile nelle voci di ogni parlata popolare poiché sono voci spontanee, sincere, bonarie e frutto d’esperienza antica. In tale contesto anche Orazio, grazie al certosino e appassionato lavoro del prof. Valicenti, si rivela poeta senza tempo, perché ci invia echi di una saggezza universale e che come tale, è sempre e comunque attuale, anche se tradotta e interiorizzata da altre parlate mutevoli nel tempo. Egli rivisita il mondo oraziano, rivive e fa rivivere a chi legge sentimenti, passioni, sonorità oraziane e le sa condividere in parlata rotondellese ricreandole vive e vibranti.
Evidente è la sensazione che proviamo di aver accanto un compagno di viaggio saggio, sorridente, capace di darci consigli come ce li davano i nostri antenati e di riattualizzare situazioni ed emozioni, affetti, cultura, il tutto in una magica fusione di due sensibilità, due culture, due epoche diverse, due ritmi poetici diversi ma riconoscibili in una sorta di indelebile amicizia interiore.
In tale contesto le pagine di Satire, Epodi, Odi oraziane si rivelano come fasi di maturazione d’ogni essere umano nel corso dell’esistenza, come diversi modi di guardare e rapportarsi agli enigmi e alle prove dell’esistenza. Satire ed odi rispecchiano l’età giovanile in bilico tra innamoramenti, delusioni, agitazione, sconforto, ribellione, inquietudini, passioni smoderate, indignazione e speranze. Nelle Odi è avvertibile un tono più moderato, lirico, introspettivo, meditabondo, filosofico.
Ed infine, nelle Epistole ecco la celebrazione della nostra piena maturità, del sorriso, della vita rurale tranquilla, della ricerca della poesia, della verità, della pace, del bene e delle vere amicizie basate non sullo scambio di favori ma su una intesa sincera ed indelebile ed una comunanza profonda spirituale, ideale e perciò eterna.
