La passione di Bukowski per “i gatti spiaccicati dell'universo”

di FRANCESCO GRECO —  “Riescono a dormire 20 ore al giorno e hanno un aspetto magnifico”. Dopo che Beniamino Placido lo scoprì, anni '80, svelandolo anche agli Usa troppo storditi dall'edonismo per capire la sua trasgressione, l'Europa fu invasa da fans di Charles Bukowski (e toccò sopportare anche le pessime imitazioni).

“Sono animali meravigliosi e bellissimi. Matti scatenati”. Anche in Italia lo scrittore (nato ad Andernach, Germania, nel 1920 e morto di leucemia a Los Angeles nel 1994) ebbe falangi di lettori: le sue donne, le corse dei cavalli, le birre, i mille lavori (“Factotum”) per sfangarla erano la mole di materiale magmatico, pulsante di vita e di eros che finiva nei romanzi, le poesie, i racconti.
“Hanno occhi più belli dei nostri”. Bukowski significava realismo, anzi, iperrealismo spudorato e se la grande Fernanda Pivano si scomodò per intervistarlo a casa sua (“Quello che mi importa è grattarmi sotto le ascelle”), voleva dire che c'era la carne e un anelito d'immortalità.
Lo fece anche la tv italiana ma, che si sappia, l'intervista non andò mai in onda, manco nelle ore notturne, quando nei palinsesti si osa qualche misera verità. La tv francese invece la trasmise.

Provincialismo da colonia letteraria. Buk beveva e randellava contro il mondo di merda che ci siamo cuciti addosso, indifferenza e vigliaccheria, conformismi e paranoie, eretto sui consumi di robaccia e di sentimenti fasulli, seriali, ma senza il moralismo ovvio della cultura cattolica che vuol salvare il mondo. “Il gatto mi ha pisciato sul / computer / e l'ha messo fuori / combattimento”.
Il rischio c'era, ma la vita borderline non ha imbrutito Bukowski spingendolo su una deriva moralistica e quasi palingenetica, ma in tutta la sua opera è rimasto sospeso fra poesia e ironia, asprezza e cruda verità, oltre ogni finzione, lasciando indovinare l'icona di un'America “altra” rispetto a quella che ci hanno venduto, una società con poche regole e assai violente e brutali, con molti diritti sulla carta. “Nella mia prossima vita voglio essere un gatto”.

Se c'è un olimpo sotto o sopra, Buk si è conquistato il suo angolo, anche se sarebbe il primo a riderne, birra in mano e puttana nel letto. Chi ama Bukowski sa del suo amore per i gatti, sparsi in romanzi, racconti, poesie. “Il gatto ha classe”, ha scritto da qualche parte, sottinteso: l'uomo non ha più grazia, luce, dolce energia, anima: è un volgare fascio di muscoli, ossa, supponenza. “volevo chiamare i nostri gatti / Ezra, Céline, Turgenev...”.

Per Harry Chinaski (l'alter ego), il gatto è “vitale ed elegante / e definitivo come un albero di prugne...”, e mille cose ancora, ma anche un'allegoria per decodificare l'uomo, una password per spiegare il mondo, l'universo. “Mi ricorda me stesso”, confida, e ci si vede proiettato: cinico, indipendente, ribelle, capace di amore. “voglio disegnare come un passero mangiato da un gatto”.
E' bello che un editore abbia raccolto tutti i gatti della sua opera - con un'attenta ricognizione anche da riviste di scarsa diffusione, “il mio gatto cagava nei miei archivi” - in un testo univoco, con la versione originale (e traduzioni ex novo).
Ne “Sui gatti”, Ugo Guanda Editore, Milano 2016, pp. 160, euro 14 (ottima translation di Simona Viciani), chi ama Buk da una vita rivivrà le sue scoperte degli anni 80/90; chi non lo conosce potrà avvicinarsi a un poeta/scrittore che, per dirla con von Eichendorf, si è aperto “un varco nel tempo”. “il gatto mi cammina nella mente”.

E dunque, il felino (che contrariamente al cane appartiene a se stesso) domina il suo vissuto, l'immaginario, poiché “è semplicemente SE STESSO... Non ci sono né spiriti né dei in un gatto, non cercarli...”. E chi ci prova?

Non sappiamo se la profezia di Bukowski si avvererà (“Più gatti hai, più a lungo vivrai”), nè se il suo Beethoven lì dove Chinaski ora ozia stia facendo la posta a un uccellino, però siamo certi che hanno qualche segreto inafferrabile, che ci sfugge, che custodiscono gelosamente e che non vogliono darci. E forse faremmo bene a osservarli nel tentativo di afferrare il loro mistero immortale. Questo libro aiuta, muove in quella direzione, a sud di nessun nord. Correte a procurarvelo.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto