Renzi e l'ossessione del potere
di FRANCESCO GRECO — “Nuovo caudillo”?, “Giano bifronte”?, “Uomo solo al comando”? Uno, nessuno, centomila: chi è Matteo Renzi? Chi c'è dietro la sua parabola da sindaco di Firenze a premier? Chi ha permesso la scalata al Pd? Dal think-thank della Leopolda al tracollo elettorale dei ballottaggi del 19 giugno 2016, forse il canto del cigno, il giglio magico dai petali appassiti dalla luce delle 5 stelle?
E' una storia italiana da self-made-man o è un alieno estraneo al paesaggio del Belpaese, di cui incarna però il mood furbetto e autoreferenziale (Ci metto la faccia“)? Dall'hashtag enricostaisereno (gennaio 2014) all'odor di massoneria (Ferruccio De Bortoli, 24 settembre 2014, gli costò la direzione del “Corriere della Sera”, forse con lo zampino di Marchionne), passando per i “grembiulini” di Verdini (2 anni per concorso in corruzione, 5 richieste di condanne, “si conoscono sin dal 2005”) di Ala in soccorso al Senato, al “se perdo vado a casa” (primavera 2016, riferito al referendum d'autunno, ma forse resto): ne ha fatto di strada da Rignano sull'Arno e la Chil Post.
Bypassando gli elettori, senza un voto né un progetto politico, alla giornata, italian style: number one il cui motto è “Me ne frego!” e “rottamazione”, metafora di “come funziona oggi il potere in Italia” (Marco Travaglio, prefazione).
Due anni e rotti vissuti pericolosamente, spregiudicatamente, a dire di molti osservatori di lacerazioni e forzature istituzionali elevati a koinè del nuovo corso (“Ciò che sotto Berlusconi era inaccettabile, con Renzi è grammatica del potere”, Roberto Saviano, una sorta di j'accuse che richiama altre stagioni).
Davide Vecchi in “Matteo Renzi. Il prezzo del potere”, Chiarelettere, Milano 2016, pp. 193, euro 13 (collana “Principio attivo”) ricostruisce questi 28 mesi in un saggio destinato a fare rumore (ma da noi spesso va il passaparola dell'ummaumma, si silenzia ciò che non fa gioco alla quotidianità ).
Succederà anche stavolta sino a occultare “il vero volto di Renzi premier, cinico, politicamente ricattato e ricattabile – chiosa sempre Travaglio – chiuso in se stesso, nel suo bunker, come i leader a fine carriera”. Vecchi continua dunque la narrazione de “L'intoccabile”, Chiarelettere, 2014, gratificato da alcune edizioni: le coscienze non sono tutte addormentate dal bromuro televisivo e mediatico, autocensura, cortigianeria.
Lo scandaglio è incalzante, lo stile rapsodico, aspro, pregno del furore civile iconoclasta della migliore tradizione del giornalismo d'inchiesta. E ci si spiega anche gli eventi di questi giorni, depurati dalla propaganda (L'Unità ? “fanzine del governo”) e il cloroformio sparso sulla comunicazione dai 4 lustri di berlusconismo, di cui Renzi (“non legge la rassegna-stampa”) è letto come l'ontologica continuazione.
Vecchi offre una gallery di retroscena partendo dall'autunno 2013, primarie Pd, assalto alla segreteria, Leopolda, e sconfina poi nel febbraio 2014, Letta (“è incapace”) ha la maggioranza, lo spread è a 200. Renzi scalpita per il potere, ma solo per via elettorale. Così attraverso Verdini fa sfilare Forza Italia, si porta Berlusconi al Nazareno e il suo giglio magico a Palazzo Chigi: Marco “Marchino” Carrai (“Richelieu” pronto per la cybersecurity) legato a Michel Leedman (chiaccherato della P2) Luca Lotti (“seduto sulla poltrona e con i piedi appoggiati sulla scrivania”), la Boschi d'Etruria, (“Mio padre è un uomo per bene”) col conflitto di interessi: ma con quella bocca “l'avvocaticchio di provincia” può dire tutto, Alberto Bianchi, la suggestione dicendo che in 11 mesi Letta non aveva combinato nulla. “Scusa Matteo, ti abbiamo eletto l'8 dicembre e ancora non hai cancellato il Senato e nemmeno hai cambiato la legge elettorale”. Manco a Pol Pot e Ceausescu chiesero tanto, “ama circondarsi di comparse”. Autocelebrazione? Polluzione notturna?
Altro capitolo oscuro: chi lo finanzia tramite Open, Festina Lente, Noi Link, Big Bang, ecc.? I più restano anonimi, per la privacy: s'intravede De Benedetti. e non manca Buzzi, Mafia Capitale, ma gli restituiscono il bonifico. Qualche mecenate poi entra nel governo...
Renzi, dice Vecchi, ha riciclato il peggio della prima repubblica, per cui la parola “rottamazione” suona falsa appena salta fuori perfino l'eterno faccendiere Carboni (“Se parlo cade il governo”) e un certo Mureddu, “massone in sonno”, area Gelli...
Si legge come una spy-story e alla fine ti chiedi come può un paese come questo finire nelle mani di gente “mediocre”, che vuol mettere le mani sulla Costituzione (Boschi). Siamo a livelli di Z l'orgia del potere, il Parlamento soggiogato da un incantatore di serpenti, Vanna Marchi che vende pozioni magiche. La democrazia non ha anticorpi? La risposta agli storici.
E' una storia italiana da self-made-man o è un alieno estraneo al paesaggio del Belpaese, di cui incarna però il mood furbetto e autoreferenziale (Ci metto la faccia“)? Dall'hashtag enricostaisereno (gennaio 2014) all'odor di massoneria (Ferruccio De Bortoli, 24 settembre 2014, gli costò la direzione del “Corriere della Sera”, forse con lo zampino di Marchionne), passando per i “grembiulini” di Verdini (2 anni per concorso in corruzione, 5 richieste di condanne, “si conoscono sin dal 2005”) di Ala in soccorso al Senato, al “se perdo vado a casa” (primavera 2016, riferito al referendum d'autunno, ma forse resto): ne ha fatto di strada da Rignano sull'Arno e la Chil Post.
Bypassando gli elettori, senza un voto né un progetto politico, alla giornata, italian style: number one il cui motto è “Me ne frego!” e “rottamazione”, metafora di “come funziona oggi il potere in Italia” (Marco Travaglio, prefazione).
Due anni e rotti vissuti pericolosamente, spregiudicatamente, a dire di molti osservatori di lacerazioni e forzature istituzionali elevati a koinè del nuovo corso (“Ciò che sotto Berlusconi era inaccettabile, con Renzi è grammatica del potere”, Roberto Saviano, una sorta di j'accuse che richiama altre stagioni).
Davide Vecchi in “Matteo Renzi. Il prezzo del potere”, Chiarelettere, Milano 2016, pp. 193, euro 13 (collana “Principio attivo”) ricostruisce questi 28 mesi in un saggio destinato a fare rumore (ma da noi spesso va il passaparola dell'ummaumma, si silenzia ciò che non fa gioco alla quotidianità ).
Succederà anche stavolta sino a occultare “il vero volto di Renzi premier, cinico, politicamente ricattato e ricattabile – chiosa sempre Travaglio – chiuso in se stesso, nel suo bunker, come i leader a fine carriera”. Vecchi continua dunque la narrazione de “L'intoccabile”, Chiarelettere, 2014, gratificato da alcune edizioni: le coscienze non sono tutte addormentate dal bromuro televisivo e mediatico, autocensura, cortigianeria.
Lo scandaglio è incalzante, lo stile rapsodico, aspro, pregno del furore civile iconoclasta della migliore tradizione del giornalismo d'inchiesta. E ci si spiega anche gli eventi di questi giorni, depurati dalla propaganda (L'Unità ? “fanzine del governo”) e il cloroformio sparso sulla comunicazione dai 4 lustri di berlusconismo, di cui Renzi (“non legge la rassegna-stampa”) è letto come l'ontologica continuazione.
Vecchi offre una gallery di retroscena partendo dall'autunno 2013, primarie Pd, assalto alla segreteria, Leopolda, e sconfina poi nel febbraio 2014, Letta (“è incapace”) ha la maggioranza, lo spread è a 200. Renzi scalpita per il potere, ma solo per via elettorale. Così attraverso Verdini fa sfilare Forza Italia, si porta Berlusconi al Nazareno e il suo giglio magico a Palazzo Chigi: Marco “Marchino” Carrai (“Richelieu” pronto per la cybersecurity) legato a Michel Leedman (chiaccherato della P2) Luca Lotti (“seduto sulla poltrona e con i piedi appoggiati sulla scrivania”), la Boschi d'Etruria, (“Mio padre è un uomo per bene”) col conflitto di interessi: ma con quella bocca “l'avvocaticchio di provincia” può dire tutto, Alberto Bianchi, la suggestione dicendo che in 11 mesi Letta non aveva combinato nulla. “Scusa Matteo, ti abbiamo eletto l'8 dicembre e ancora non hai cancellato il Senato e nemmeno hai cambiato la legge elettorale”. Manco a Pol Pot e Ceausescu chiesero tanto, “ama circondarsi di comparse”. Autocelebrazione? Polluzione notturna?
Altro capitolo oscuro: chi lo finanzia tramite Open, Festina Lente, Noi Link, Big Bang, ecc.? I più restano anonimi, per la privacy: s'intravede De Benedetti. e non manca Buzzi, Mafia Capitale, ma gli restituiscono il bonifico. Qualche mecenate poi entra nel governo...
Renzi, dice Vecchi, ha riciclato il peggio della prima repubblica, per cui la parola “rottamazione” suona falsa appena salta fuori perfino l'eterno faccendiere Carboni (“Se parlo cade il governo”) e un certo Mureddu, “massone in sonno”, area Gelli...
Si legge come una spy-story e alla fine ti chiedi come può un paese come questo finire nelle mani di gente “mediocre”, che vuol mettere le mani sulla Costituzione (Boschi). Siamo a livelli di Z l'orgia del potere, il Parlamento soggiogato da un incantatore di serpenti, Vanna Marchi che vende pozioni magiche. La democrazia non ha anticorpi? La risposta agli storici.