SATIRA. Giannelli e l'inverno del nostro scontento

di FRANCESCO GRECO - Il segno, tutto è nel segno. Lo sapevano bene i popoli preistorici che lasciarono le loro mani sporche di guano nelle grotte di Badisco. E gli Egizi, i Sumeri, gli Assiri e i Babilonesi. Perché il segno è semanticamente affollato, quasi non riusce a contenere i messaggi, soprattutto quelli subliminali, carsici.

Maya, Incas, Aztechi, ma anche i popoli delle steppe ce ne hanno lasciati un'infinità. E poi i Romani, i Bizantini, gli Arabi, gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi...

Popoli, culture, civiltà che si sono affidate al segno per consegnarsi all'immortalità, e i cui messaggi ancora non sono stati tutti decodificati. Chissà fra mille anni quali segnali giungeranno di noi ai popoli futuri? Meglio non pensarci tanto la babele è confusa, volgare, violenta...

A volte una vignetta può essere più efficace e densa di contenuti più di mille editoriali. Emilio Giannelli è il “principe” della satira di questo squarcio di secolo in cui basta una vignetta per mettersi nei guai, per attirare il livore di fanatici che irrompono nelle redazioni, o un film per farsi ammazzare per strada come un cane.

Il segno ha una sua purezza e didascalicità, ma può essere letto come blasfemo da chi non riesce a emanciparsi dai propri fantasmi, dal vuoto interiore.

“Pavone Democratico”, Marsilio Editore, Venezia 2016, pp. 128, euro 10, è lo zibaldone annuale che il vignettista del Corriere della Sera (Siena, magnifico ottantenne) ha composto giorno per giorno. Un modo divertente di ripercorrere i 12 mesi che abbiamo alle spalle della politica, il costume, la società, i media, ecc.

Col suo tratto elegante, fine, pregno di contenuti, Giannelli (che nella sua carriera ha vinto numerosi premi), ci conduce per mano nella rilettura dei fatti di un anno vissuto pericolosamente regnante il Granduca di Toscana.

Settembre 2015: pene severe per chi pubblica intercettazioni penalmente irrilevanti. Come si fa a saperlo se non si pubblica tutte quelle che filtrano passate dalla manina invisibile? Ecco Verdini, leader di un partito virtuale, al pianoforte (ottobre 2015). L'ex sindaco di Roma Marino a cui Orfini presenta il conto. Bergoglio assediato dai conservatori della Chiesa. “Basta faraoni e arrampicatori”, dice Francesco, e al cardinal Bertone fischiano le orecchie (novembre 2015). Hollande perde le penne (dicembre 2015) dopo la vittoria del Front National. Ecco (luglio 2015) Erdogan che dopo il golpe sventato si fa un selfie con la morte e fa arrestare 2700 giudici: noi da vent'anni non riusciamo a mandarne a bottega uno, che anzi minaccia di tenersi il Milan e di tornare a capo del centro-destra... Siamo un popolo di sfigati.

Osservato, il pavone apre a ventaglio la bellissima coda facendo la ruota. Pochi sanno però che d'inverno le sue morbide penne cadono, un po' come le foglie ed essendo un animale vanitoso assai, cosa può mai fare se non imboscarsi?

Ora l'inverno è vicino, il referendum anche: cadranno le penne al pavone di Rignano? Lo sapremo lunedì mattina dalla vignetta del maestro.

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