Mission: Impossible - Fallout: la recensione

di FREDERIC PASCALI - È un incipit ad alta gradazione emotiva quello che introduce il nuovo episodio della “Mission Impossible” più adrenalinica di sempre.

Tom Cruise, imprescindibile Ethan Hunt, nonostante l’avanzare delle sfumature del tempo , regge ancora egregiamente il ruolo e performa probabilmente la sua miglior prestazione nella saga. Merito anche della direzione, nel doppio ruolo di regista e sceneggiatore, di Christopher McQuarrie, efficace nell’esprimere l’azione e la suspense in una relazione d’equilibrio.

Etan Hunt, Benji e Luther, impegnati a Belfast nell’ennesima missione per l’IMF, si perdono tre capsule di plutonio che finiscono nelle mani di John Lark e di una nuova organizzazione terroristica: “Gli Apostoli”. Ritrovarle non sarà facile, tanto più che a complicare le cose rispunta la figura di Solomon Lane, l’ex agente britannico nemico giurato di Hunt, le diffidenze della direttrice della Cia, Erica Sloane, e la presenza in campo de “la vedova bianca”, una misteriosa intermediaria dal ruolo indefinito.

“Mission: Impossible - Fallout” è una pellicola che, pur mostrando sostanzialmente la consueta struttura narrativa del genere, rispolvera, con una certa eleganza,alcuni connotati dei “polizieschi” degli anni ’70. Le scene degli inseguimenti per le vie di Parigi, con un accattivante punto di vista della macchina da presa, ne sono l’esempio più fulgido e spettacolare.

Per gli amanti delle avventure di Ethan Hunt il lavoro diretto da McQuarrie rappresenta senza dubbio una piacevole sorpresa nella quale, fatto salvo l’inevitabile sforzo di sospensione della realtà,i tratti psicologici dei protagonisti hanno maggiori attenzioni del solito fruendo dell’ausilio insistito dei primi piani, con le espressioni e i solchi dei volti magistralmente dipinti dalla bella e calda fotografia griffata Bob Hardy. Tutti all’altezza del compito gli interpreti, giusto qualcosa in meno Alec Baldwin,con, nel settore femminile, un accento in più per la britannica Vanessa Kirby, “La vedova bianca”, che con il suo magnetismo, già apprezzato nella serie televisiva “The Crown”, domina la scena e si assicura una fiche per il prossimo episodio. Le musiche di Lorne Balfe e il montaggio di Eddie Hamilton si iscrivono di diritto negli elogi finali prima dei titoli di coda.

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