Libri: 'In tutto c’è stata bellezza', e memoria

di FRANCESCO GRECO - “La sofferenza è una coscienza espansa che raggiunge tutte le cose che sono e saranno”. L’elaborazione del lutto, di infiniti lutti, personali e collettivi. La consapevolezza che mai lo saranno, perché siamo anche, soprattutto memoria, è una delle password per entrare nel seducente e barocco universo narrativo di Manuel Vilas in “In tutto c’è stata bellezza” (Ordesa), Guanda Editore, Milano 2019, pp. 409, euro 19 (Narratori della Fenice, ottima traduzione di Bruno Arpaia), il caso letterario dell’anno. Un libro scritto “con una chiarezza e una forza portentosa, Nessuna retorica, o menzogna”, (El Mundo). 

“Gli esseri umani evolvono; ciò che era importante ieri, oggi non lo è più. Non andai a quel funerale…”. Con una prosa abbagliante, colma di una luce interna, quasi da epigrafe, una forza prometeica, Vilas (che proviene dal giornalismo. e si vede) è uno scrittore sospeso fra Europa e America Latina. Ne incarna i codici narrativi più consolidati, vivificandoli. 

Un flusso di memoria proustiana ininterrotta intrecciata alla spossata sensualità da controra di Garcìa-Màrquez: ricordate “L’autunno del patriarca”? Procuratevelo, e resterete avvinti da un magnetismo strano, inspiegabile, e non smetterete fino all’ultima riga. E poi ne vorrete ancora…
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