'Detti e ridetti' in dialetto barese di Vito Pascale

di VITTORIO POLITO - Che il dialetto è parte della nostra cultura è fuor di dubbio e ben vengano le pubblicazioni sull’argomento che destano sempre curiosità e gradimento.

È di questi giorni l’uscita del tascabile di Vito Pascale “Detti e ridetti e altro in dialetto barese”, edito da Wip Edizioni.

Il dialetto, volendo o non volendo, fa parte del bagaglio culturale che ognuno di noi porta dalla nascita e indica la nostra provenienza o l’appartenenza ad un luogo o ad una Regione, insomma al pari del DNA, che contiene tutte le istruzioni per identificarci dal punto di vista genetico.

Bene ha fatto Pascale a riproporre detti, proverbi e alcuni “si dice”, parole usate dai baresi per richiamare alla memoria la nostra prima lingua con la ricchezza insostituibile di alcuni lemmi che solo nel dialetto barese hanno un significato preciso e inconfondibile.

Il testo riporta anche un sintetico ed utile vocabolario dialettale barese-italiano.

Nella introduzione, l’autore che esprime tutto il suo desiderio e la voglia di conoscere sempre più la storia e il dialetto di Bari, sottolinea che “A Bari non esiste ancora una grammatica del dialetto riconosciuta come tale. Vige una anarchia dialettale dove ognuno è custode del proprio dialetto con arroganza, superbia e presunzione. Infatti nel 2008 alcuni volenterosi si riunirono con l’intento di decidere e accomunare un sistema di scrittura, peccato che il tutto è finito miserabilmente in una bolla d’aria”.

Condivisibile la conclusione di Marta Mizzi nella sua presentazione: “Si può certamente affermare che, questo libro nella sua semplicità, arricchisce il nostro amore per Bari e la cultura dialettale che tanto ci sta a cuore.

In copertina l’acrilico di Vito Camardella “U Pesciaiùle”.
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