Un amico di nome don Mario Persano ci regala 'Le désir rend possible l’impossible'

di LIVALCA - La prima volta che ho visto don Mario Persano, filosofo dalla capigliatura scompigliata, ho pensato immediatamente a Léo Ferré: «Col tempo sai/col tempo tutto se ne va/non ricordi più il viso/non ricordi la voce/quando il cuore ormai tace/a che serve cercare ti lasci andare/ e forse è meglio così/col tempo sai/…», forse perché  lo ricorda anche fisicamente.  Poi, memore del consiglio paterno che mi ricordava sempre di ‘scartare’ la prima ‘impressione’ e di accostarmi alla ‘realtà’ dei fatti, mi sono imbattuto in un sacerdote amante del prossimo, delle relazioni umane, della vita in genere, della bellezza in ogni sua forma, insomma un prezioso Amico.

Ogni lunedì mattina il professore Persano mi invia un wh, spesso una frase di don Luigi Giussani, per augurarmi un buon inizio di settimana a cui io rispondo immediatamente cercando, nel mio vasto repertorio, di trovare una frase in  sintonia o che esprima un dissenso costruttivo :”La bontà è lo splendore della bellezza” (Manzoni?).  Mi sono imbattuto in don Giussani nei primi anni ’60, perché una mia parente, che vive a Milano, frequentava il liceo classico Berchet, di cui  don Luigi era una ‘bandiera’. La cui ‘bandiera’ poi pose, fino alla fine degli anni ’90, sull’Università Cattolica di Milano, insegnando teologia. Tutti sanno che dalla costola di ‘Gioventù studentesca’, il gruppo creato da Mons. Luigi per diffondere la conoscenza del Vangelo nelle giovani generazioni, poi è sorto ‘CL’, il movimento cattolico  che ha visto don Giussani coordinatore, fino alla sua scomparsa nel 2005.  Oggi ‘ Comunione e liberazione’ è retto da uno spagnolo, don Lucián Carrón, mentre il responsabile italiano è Marco Montrasi e tutti conoscono il meeting internazionale  politico-culturale che si tiene annualmente a Rimini e che quest’anno festeggia i 40 incontri.

Personalmente ritengo un pensiero di don Giussani molto vicino al  modo in cui ho vissuto ed interpretato la vita fino a questo momento :« Pretendere la felicità nella vita è un sogno. Vivere la vita camminando verso la felicità è un ideale».  Parlare di don Mario Persano, che insegna Pedagogia Generale e Sociale presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, corso di Laurea in  Scienze delle Attività Motorie e Sportive dell’Università degli Studi di Bari, senza ‘tirare in ballo’ don Giussani è una titanica impresa.

La prima fatica editoriale di don Mario, datata 2005, titola: «Autorità e tradizione nel processo educativo:il contributo di Luigi Giussani», cui nel 2007 ha fatto seguito « Il senso della ricerca in educazione tra orientamenti di fondo, teorizzazioni e indagini empiriche» che si apre con un bellissimo pensiero di don Luigi e nel 2014 «La ricerca della bellezza» dedicato al sacerdote nato a Desio. Tutti e tre i volumi sono con Levante editori, mentre a dicembre 2019 ha pubblicato con ‘Edizioni Litopress’ un volume dal titolo :« Le désir rend possible l’impossible» che richiama in toto il suo impegno per il percorso di Giussani : don Mario scende dalla cattedra di insegnante e cerca di attirare l’attenzione dei ragazzi non solo con il suo sapere, ma anche avvicinandosi a loro, provando a  sostenerli e assecondarli nel  cammino di ricerca per fare in modo che capiscano che non sono soli e che la sua presenza è attiva e che sarà protesa a  partecipare  alla  loro educazione. Non si tratta di un libro facile : sia per l’autore, che per il lettore.  Il testo ti scruta dentro e, se non sei fortificato, ti pone quesiti in apparenza semplici, ma in grado di minare il tuo equilibrio perché enumera interrogativi che don Mario vede dalla sua posizione di sacerdote senza famiglia, ma con tante famiglie che aspettano il suo ‘miracolo’.  Don Mario considera la prima preoccupazione dell’educatore fare in modo  che sia in evidenza il cuore dell’uomo, secondo quella ‘ricetta’ che recita che se ‘alleniamo’ il  corpo a godere della bellezza, l’abitudine al bello ci farà felici.  Non posso seguire l’Amico Persano nel suo splendido viaggio che scomoda Dostoevskij «La bellezza salverà il mondo», Kafka « Chi mantiene la capacità di apprezzare la bellezza non invecchia mai», Dante  «Intender non lo può chi non lo prova», Pavese « Come è grande il pensiero che veramente nulla a noi è dovuto. Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?», Péguy « Il cuore dell’uomo può essere destato solo per lo stupore di ciò che accade…perché è lo stupore che conta», A. de Saint-Exupery « Non chiederti  di cosa ha bisogno il mondo, chiediti che cosa ti rende felice e poi fallo: il mondo necessita di persone felici…», Hemingway « Avere un cuore da bambino…è un onore. A un uomo non gli si deve dire come rimprovero che ha conservato un cuore da bambino, un’onestà da bambino, una freschezza e una nobiltà di bambino», ma posso associarmi a lui, quando nel suo ultimo libro a pagina 86, cita la canzone “La cura” del mio grande ‘amico’ Battiato Franco.

Di questo penetrante testo (liberamente adattato da me in un passaggio)  vi riporto a memoria alcuni versi :« Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie/dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua strada/dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo/dai fallimenti che naturalmente e normalmente attirerai/ti solleverò dai dolori, dalle ossessioni delle tue manie/supererò le correnti gravitazionali/ lo spazio e la luce per non farti invecchiare/Guarirai da tutte le malattie perché sei speciale/ed io, avrò cura di te/ Vagavo per i campi del Santo Spirito/ chissà come vi ero arrivato/non hai fiori bianchi per me?/ Ti porterò il silenzio e la pazienza/ percorreremo insieme le vie che portano all’essenza...».   Pensare che ho conosciuto Persano nel 2005, grazie a mio genero Mimmo e ai suoi affabili, ospitali genitori Mario e Pina, e da allora è partita la scoperta di una  creatura educata ma non domata, adamantina nella sua fede irremovibile ma pur sempre disposta a ‘scendere’ in un territorio non suo per capire se l’uomo ama ‘l’oro’ per profitto o per bellezza; anno per anno l’amicizia è cresciuta di pari passo con la stima;  stima sconfinata in ammirazione nel 2009 quando per il matrimonio di mia figlia, nella Basilica di San Nicola dei miei da sempre fratelli  domenicani, ha officiato una cerimonia che ha visto inginocchiarsi anche le maestose colonne ‘schiuse’ da secoli a eventi particolari.  Certo si trattava di mia figlia e il mio coinvolgimento era totale,  ma, oggi come allora, rivendico la lucidità di affermare che si è trattato di una celebrazione la cui bellezza regnava negli occhi di tutti i presenti.

Senza nulla togliere alla professionalità editoriale delle “ Edizioni Litopress” devo ammettere che mi è dispiaciuto non accompagnare anche questa tappa importante del  tragitto di don Mario («Se dici sempre ciò che pensi, il meschino ti eviterà» (Blake), specialmente quando mi sono imbattuto nell’ultima di copertina dove ‘domina’ una frase dello stesso William Blake «Se le porte della percezione fossero sgombre, ogni cosa apparirebbe come infinita».

Inoltre l’uomo dal sorriso contagioso ti costringe a ricordare, studiare e   occuparti di Charles Péguy, lo scrittore francese morto quarantenne nella prima guerra mondiale nella battaglia della Marna. Persano si occupa di «Véronique», il testo composto dopo la conversione al cattolicesimo, in cui lo scrittore di Orléans ci indica la strada del Cristianesimo attraverso il gesto di una ragazzina, che, con il suo candido fazzoletto, recupera una traccia di Gesù : se vuoi arrivare alla meta con il sapere, la scienza, la dottrina…sarai sempre in ritardo.

Non contento don Mario ci propina Thomas Stearns Eliot, mettendomi subito in crisi, perché il poeta, commediografo di Saint Louis nato nel 1988 nei miei ricordi aveva scritto su commissione «The Rock» (La roccia) nel 1934. Motivo?  Raccogliere fondi per la costruzione di una parrocchia a Londra perché qualche anno prima si era convertito alla Chiesa d’Inghilterra, dopo aver preso la cittadinanza inglese. Eliot lavorò sui brani lirici, cori, che univano i quadri rappresentati e che si chiamavano con il termine che Gesù chiama la Chiesa nel Vangelo. Ora dovrei spiegarvi la differenza fra roccia e rocca, ma non penso giovi o sia utile; necessario invece è capire come tutta l’opera di Eliot sia una precisa, intelligente riflessione sul Cristianesimo: sono pagine di intenso impatto emotivo, valutate dalla parte dei fedeli e ‘foriere’ di quale destino, nel Tempo, possa essere riservato alla Chiesa. Eliot nel 1948 ricevette il Nobel per la letteratura. Di Eliot vi è una frase significativa sull’amore : « Il fuoco migliore non è quello che divampa più facile».

Sempre fedele ai Nobel Persano cita lo scrittore svedese Pat  Lagerkvist - vinse il premio nel 1951 - che, come testimoniò lui stesso, durante gli studi liceali si allontanò da Dio e coltivò idee radicali. Il romanzo che analizza don Mario « Barabba» richiede applicazione e tanta concentrazione;  mi limiterò a precisare che narra le vicende di Barabba dopo la crocifissione di Gesù. Lo scrittore svedese nelle sue ultime opere - si spense a Stoccolma nel 1974 - considera l’amore l’unico sollievo per l’umanità.

Non vi parlerò dell’opera «Miguel Manara» - in verità non l’avrei inserita nel libro  - del poeta lituano di lingua francese Milosz, Oscar Venceslas de Lubicz perché le ‘bravate’, anche quelle parzialmente giustificate, non mi sono mai piaciute.

Di questo poeta morto nel 1939 a Fontainebleau bisogna distinguere due percorsi di vita spirituale : quello poetico che collima con la conversione al cattolicesimo e quello in cui si lascia irretire da interessi mistici.

Don Mario è parroco della chiesa di San Nicola a Carbonara, quartiere a me caro perché vive una coppia di amici speciali - lei vulcanica, esuberante, estroversa poetessa che ha esplorato con successo tutti campi delle arti, lui notissimo urologo, famoso in tutto il mondo anche per i trapianti di rene, che fa della riservatezza il proprio stile di vita - che prima o poi inviterò a cena in quel locale elegante e discreto che tutti conoscono come «La Taberna» ( tornato prepotentemente nella mia vita per un  accadimento che noi chiamiamo caso, ma che spesso è il soprannome della Provvidenza) e insieme discuteremo su :« Le désir rend possible l’impossible». In quell’occasione spiegheremo a don Mario, come non invitare un commensale brillante e amante del cibo,  che non tutti “gli adulti rifiutano di assumersi la responsabilità del mondo in cui hanno introdotto i loro figli o cari” ( Arendt)…anzi alcuni distruggono i sacrifici e i sogni di una vita per lasciarli liberi di correre verso i loro ‘possibili’ desideri.

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