Baresi che hanno fatto la storia di Bari: Lorenzo Gentile


VITTORIO POLITO –
Lorenzo Gentile (1922-2008), barese doc, poeta e commediografo, galantuomo, autore, insieme alla figlia Enrica, del primo “Dizionario dei Baresi - Italiano-barese e Barese italiano” (Levante).

Impegnato da giovane in attività teatrali, ha interpretato al Teatro Piccinni di Bari il ruolo di Piovano nella commedia “Il dono del mattino” di Giovacchino Forzano. Umiltà, umanità, signorilità, generosità e modestia sono le qualità che hanno contraddistinto il caro Lorenzo, che ha dimostrato tutto il suo amore per Bari, il suo dialetto ed il teatro.

Vito Maurogiovanni, che ha firmato la presentazione del Dizionario, così scrive: «Lorenzo Gentile in questa meritoria fatica, ha raccolto i vocaboli nella loro doppia versione e li ha anche arricchiti con fraseologie, proverbi, sinonimi, stornelli, sonetti e via dicendo. In realtà esistono interessanti nostri dizionari, ma finora nessuno studioso di cose nostrane si era dedicato a tradurre i vocaboli italiani nella sonora lingua barese. È questa la novità della pubblicazione gentiliana, dare la possibilità di veder tradotta nel nostro vivace linguaggio la lingua nazionale».

Nel 1985 costituì il gruppo teatrale “Terza età in teatro”, un originale e ambizioso progetto nel quale furono impegnate persone di non più giovane età con l’hobby per la recitazione.

La sua grande passione è stata il dialetto e si è dedicato come attore e regista a rappresentare le commedie “Cose ca seccèdene” di Gaetano Savelli (1896-1977), “No, U manecomie no!” di Domenico Triggiani (1929-2005), e ha curato anche la regia della commedia “Tutte colpe de Martemè”, della quale è stato anche coautore con Benedetto Maggi. Ha anche pubblicato la commedia dialettale in due atti, “U mbetate de Natale” (L’invitato di Natale), i cui dialoghi sono di piacevole e facile lettura anche per chi non ha dimestichezza con il dialetto.

Gentile ha avuto anche esperienze di cinema nei film “Del perduto amore” (regista Michele Placido), “Hotel Dajti - Una storia al di là del mare” (regista Carmine Fornari) e “La casa delle donne” (regista Mimmo Mongelli).

Per onorare la memoria di Lorenzo Gentile è stato inserito nel volume, curato da scrive, “Baresità, curiosità e…”, (Levante), un suo capitolo “Proverbi e indovinelli baresi”, appunti inediti di una conferenza sul dialetto, messi a disposizione dalla figlia Enrica.

Gli autori nel vocabolario hanno dato grande spazio alle voci che si ampliano in tutta quella ricchezza non solo fraseologica che si delinea attorno al vocabolo stesso, ma dimostrando anche la varietà delle traduzioni di un vocabolo a seconda del significato che si vuol dare. Vediamo, ad esempio, che il vocabolo ‘persona’ si può tradurre in tanti modi: chembassàte (persona a modo); jè tutte fettucce (p. azzimata); mezzacalzètte (p. di nessun valore); fafuèche (p. sbrigativa); pèggra zoppe (p. senza fiducia). E a proposito di uomo: maulòne (u. alto); striòne (u. alto e grosso); bacchettòne (u. insulso); gagliòte (un poco di buono); presciannàre (u. sempre allegro), e così per tanti altri vocaboli. Insomma una delizia.

Nel vocabolario sono stati raccolti, per ogni singolo vocabolo, i differenti termini dialettali utilizzati dai tanti autori baresi nei loro scritti. Questo ha portato, anche alla individuazione di sinonimi che si differenziano tra loro solo per il cambio di uno o più consonanti. Inoltre sono stati raccolti proverbi, modi di dire, giaculatorie, stornelli e sonetti in modo da far gustare la bellezza del dialetto barese nelle sue espressioni vivaci ed invogliare il lettore a leggerlo per godere qualche ora di piacevole divertimento, in barba a tutte le polemiche su come si scrive il dialetto.

Il dizionario è arricchito da un’ampia bibliografia, da alcune immagini relative alla nostra città vecchia e ad alcune baresità come: Sanda Necòle (San Nicola), u presèbbie (presepio), le ficheninne (fichi d’India), le zèppue (zeppole), le pulpe rizze (polpo arricciato), ecc.

Per ricordare la memoria del caro Gentile, la famiglia distribuì ad amici e parenti, in occasione del suo trigesimo, una raccolta di sue composizioni dialettali “Rime scherzose” (Ge.La. editrice).

Infine, Gentile, al quale i baresi serberanno sicuramente tanta gratitudine, ha voluto trasmetterci un suo pensiero sulla nostra città con la poesia “Chèsse jè Bare” (Questa è Bari).



CHÈSSE JÈ BARE
di Lorenzo Gentile


Seccome avime perdute la memorrie
jè mègghie ca v’u digghe che la storrie
accome la Bare nèste jè nate
che le casre, la meragghie e le strate.
Cchiù de mill’anne apprìme de Criste
arrevò na morre de gènde ma’ viste,
mbrime la Pùgghie s’aggnì de crestiane
menute da tèrre assà lendane.
A Bbare se sestemarene che le famigghie
e che l’ajiute de megghière e ffigghie
facèrene cassre a preppedàgne
sènza porte, checine e bbàgne.
Chiandarene aminuue, grane dure,
vigne, auuì, ciggere e fasule,
cime de rape e ffave de cuèzze
e a mmare menarene le rèzze.
Rome no jère fendate angore
acquanne Bare jère nu sblendore
che commerciande e navegande
ca facèrene de Bare nu ngande.
Le prime a scrive u latine andiche
sò state Ennie, Pacuvie e Androniche:
sò trè pugljise brave assà assà
ca Rome se le petève seggnà.
Aromà u sapene tutte quande
ca Petrarche, Boccacce e Ddande
mbararene da nù u taggliane,
pure ce lore jèrene toscane.
Ce ngann’a mmare tu stà assise
te pare de stà mbaravise
e ce te mitte de facce o sole
pe rengrazzià Ddì non ge sò parole.
Ch’u sole calde e u prefume de mare
no nge stà na cetà mègghie de Bare.

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