Lo strano caso del rapporto tra gioco e dopamina

Che relazione può esserci tra un neurotrasmettitore e Fortnite? Proviamo a spiegarvelo in questo articolo.

Come nome d’arte ha quello di “ormone dell’euforia”, molti lo mettono relazione al meccanismo della ricompensa, altri alla sfera del piacere, quale essa sia: un piatto di pasta, l’ascolto di musica ma anche un rapporto sessuale o il consumo di sostanze stupefacenti o, addirittura, sbloccare un livello nel nostro videogioco preferito. Stiamo parlando della dopamina, una sostanza in grado di creare sensazione di appagamento.

In realtà dal punto di vista scientifico altro non sarebbe che un neurotrasmettitore, capace di regolare le funzioni dell’organismo a livello di sistema nervoso centrale e periferico. Tra le sue mansioni si possono annoverare: motivazione personale, controllo dei muscoli, regolazione del sonno, della memoria, dell’umore e dell’apprendimento.

Basta entrare su internet per trovare centinaia di domande del tipo: come attivare la dopamina? Come stimolare la dopamina? E i metodi sono tantissimi, dal mangiare legumi, carne e uova, alimenti ricchi di fenilalanina, oppure fare attività fisica, ascoltare musica, in quanto potente dopaminergico, oppure meditare e fare yoga. Oggi però ne possiamo aggiungere un altro: per attivare la dopamina basta giocare un po’.

Una serie di studi e ricerche raccolti dal sito Bonus Mania, che mettono in evidenza come i giochi possano attivare un meccanismo specifico nel circuito del piacere, quello della ricompensa. Basti pensare per un attimo ai giochi online o al caso delle slot machine: extra games, possibile vincite, bonus che stimolano il giocatore, livelli da superare. Si attiva così una marcata attività cerebrale che coinvolge le aree del visual processing, ovvero funzioni visuospaziali, motorie e di attenzione. Tutte funzioni legate proprio alla dopamina.

Questione centrale in tutti i videogiochi, dalle slot machine online fino a Fortnite, Call of Duty e qualsiasi altro titolo, è il raggiungimento degli obiettivi. Questo neurotrasmettitore infatti predice una ricompensa, quindi crea in noi la giusta motivazione per affrontare le prove e le sfide di tutti i giorni. E non servono grandi obiettivi, non serve scalare l’Everest, guadagnare mille euro in un solo giorno o fare qualcosa di impossibile. Basti pensare a quanto diceva William McRaven, ammiraglio a quattro stelle della Marina americana che ha raccolto in un suo libro, divenuto poi bestseller mondiale, tutte le piccole cose che ha imparato durante l’addestramento militare. Tra queste, il motto che ha ispirato tutta la sua carriera: “Per avere successo nella vita, iniziate la giornata portando a termine un compito: rifatevi il letto”. Anche questo, in fondo, è questione di obiettivi raggiunti, di livelli superati. È questione, in fondo, di dopamina. 

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto