Giochi e proverbi


VITTORIO POLITO -
Pare che giocare sia l’esatto contrario di essere seri. Se questo può essere vero per gli adulti, tanto che a quelle persone che scherzano e giocano continuamente si dice: «tiìne sèmbe la cape a la scioggue, uè mètte la cap’à poste» (pensi sempre al gioco, vuoi mettere la testa a posto), non vale per i bambini per i quali, secondo il filosofo Michel de Montaigne, «il gioco è una delle azioni più serie». Anche l’adulto, che è in grado di fare scelte consapevoli e giuste, può giocare ed entrare nel mondo della fantasia, perché concatena fra loro, attraverso l’immaginazione, la propria capacità di vivere l’attualità e la realtà.

Il gioco è un’attività volontaria, senza scopo e svolta con gioia, che segue determinate regole. Il gioco è qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedichino, da soli o in gruppo, bambini o adulti senza altri fini che la ricreazione e lo svago, esercitando capacità fisiche, manuali e mentali. La classificazione ne prevede tanti: giochi infantili, scherzi, di prestigio, all’aperto, di società, di carte, sportivi (calcio, tennis, golf, pugilato, ginnastica), da tavolo, per finire a quelli olimpionici.

“Gioco” è anche ogni sistema di regole a cui è necessario adattarsi, nonché ogni situazione in cui si può avere la meglio o la peggio, un insieme di circostanze sul cui esito si è incerti.

Solitamente i soldi vinti al gioco non vanno a buon fine: il giocatore, preso dal suo vizio, corre quanto prima a giocarli nuovamente e in poco tempo li perde tutti. Ma queste sono altre storie.

I proverbi che dicono?

“Il male non è perdere, è volersi rifare”. Non è vincendo una mano che si vince il gioco: solo alla fine della partita si vede chi ha vinto, fatte le debite valutazioni.

“Al tavolo del gioco siede sempre il diavolo”. Il gioco, anche il più innocente, può degenerare in risse, malintesi e liti; al tavolo da gioco si può incontrare rovina e disperazione. Buone prospettive per il diavolo. Meglio stare alla larga!

“Ogni gioco ha la sua legge”. Ogni cosa ha la sua logica, ogni sistema ha il suo funzionamento per cui chi vuol entrare nel meccanismo bisogna si adegui alla regola che non può essere né ignorata, né alterata.

“Ogni bel gioco dura poco”. Bisogna usare misura in ogni cosa, anche nel gioco o nello scherzo. Una cosa che si ripete a lungo, alla fine stanca, anche se divertente.

 

E a proposito di giochi mi piace riportare una poesia di Peppino Zaccaro sui giochi che facevamo per la strada o nei giardini pubblici, quando ci divertivamo con poco o niente ma eravamo sempre soddisfatti e contenti. Chi non ricorda la campana, palla prigioniera, il gioco della rametta, ecc.?

Le scèche de na volde

di Peppino Zaccaro

 

Ière scacchiatijdde

e mò sò fatte granne

le scèche de na volde

acchesì bbèlle

le velesse arrecherdà

tutte quande

sò cchiù de cijnde

mmènze a la strate

sop’o marciappijte.

June monde la lune

du monde blu

trè la figghie d’u RRè…

All’ambame da drète

t’arrive nu sorte de sckaffe

com’a na mazzate

ca te rembombe

rècchie e cape.

La cambane, palla prigionijre,

fermèdde, stacciodde

e le cinghe petrodde.

Peccenènne bbèlle

Zumbe, zumbe che la zoche

accome uè tu

bbèlle jè chèssa gevendù.

E po’ a sconn’asconne

e nu granne girogirotònne

filècènze, scequanne a sguinge

e vite ca vinge

verruzze da zècche, pesticchie

ce allegrì che chèdda slitte

spaccachianghe e le ramètte

u cijrchione de la beggeglètte

quanda partite


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