Eresie e storytelling sulla Covid-19

FRANCESCO GRECO - “Nessun lockdown per favore, siamo svedesi, è una questione di libertà, non di epidemiologia” (British Spectator). In Germania nessuno può sapere con esattezza quante siano realmente le persone infettate… In Svizzera si accusa lo Stato di aver condotto una campagna di propaganda invece di informare i cittadini.

Martin Sprenger, medico della task force di governo, in Austria si è dimesso per non sentirsi responsabile dei danni provocati dalle misure adottate (aumento della povertà, disagi sociali ed economici, aumento dei suicidi). “Tutte queste misure stanno portando all’autodistruzione e al suicidio collettivo basato su nient’altro che uno spavento” (Sucharit Bhakdi, professore emerito di Microbiologia e Igiene Medica all’Università “Gutenberg” di Magonza).

Prendi un topos e tessi intorno uno storytelling: i popoli terrorizzati dalla narrazione (la paura della morte è ontologica), lo scambieranno per il solo possibile e credibile, refrattario a critiche e visioni alternative, esorcizzate, criminalizzate. Ogni dubbio (che pure Sant’Agostino considerava fertile) è letto come eresia, e come tale combattuto. Sfociare in una fede da stato teocratico, da sure coraniche, da madrassa, è automatico. Ma è così? C’è un prezzo da pagare fuori e dentro di noi? Transitorio o definitivo? Nulla sarà più come prima o torneremo allo status quo ante? Domande ispide, fastidiose.  

Se continuiamo a dire il Covid (invece è femminile) e la Sars (maschile). Se leggiamo la scienza come un dogma, quando al contrario sappiamo che procede per tentativi, trasgressioni, schizofrenie e i ricercatori di domani relativizzeranno le credenze di oggi. Nobel inclusi. 

Se anche i mitici media USA hanno usato le immagini di Lampedusa 2013, le bare dei migranti affogati, spacciandole i morti di pandemia (“coreografia del terrore”), è un segno, l’ennesimo, di un cortocircuito mediatico e politico fra governanti e governati, per cui la gestione del virus provoca più danni dello stesso e ogni dubbio è derubricato alla voce no-vax. 

Se abbiamo ammantato la narrazione di ideologia  e propaganda – l’approccio peggiore, lacera il canovaccio democratico - come poteva il truce sovranista Trump essere creduto nelle sue accuse a Wuhan e la sua idrossiclorochina non essere spacciata per spazzatura? 

I paesi rimasti coi piedi per terra ne sono giù usciti, pagando prezzi irrisori, le vittime e le economie. Noi ancora esigiamo green-pass a fronte di esigui contagi e decantazione naturale del virus.   

In “Eresia” (Riflessioni politicamente scorrette sulla pandemia di Covid-19), Byoblu edizioni, Milano 2021, pp.384, € 20,00, dotta prefazione di Alessandro Meluzzi (presocratici e dintorni),Massimo Citro Della Riva (Verona, 1956, laurea in Medicina e Chirurgia e in Lettere Classiche, ricercatore indipendente, autodefinizione), svela le tante contraddizioni in cui l’umanità è immersa da due anni, col tessuto sociale consunto a forza di strappi, cosa di cui nessuno pare occuparsi, come se la vita non dovesse continuare.

Non è il primo (con vasta bibliografia e sitografia, un po’ della quale nel frattempo formattata), e non sarà l’ultimo. Il pensiero laico e razionale ci impone di negare eventuali Grandi Vecchi ad aver ideato il tutto e a suggerire le battute (come non c’erano con la peste nell’Atene di Pericle, la Firenze di Boccaccio e la Milano del Manzoni), semmai c’è il business e l’obtorto collo della momentanea cessione di spazi di libertà in cambio dell’idea di riveder le stelle, ma le 25mila copie vendute dicono del bisogno elementare di sapere senza rimestare nell’irrazionale e nel grottesco (gli involtini primavera), ricordando George Orwell: “La libertà consiste nel rivelare la verità”.

Citro fruga senza remore nei chiaroscuri, le ambiguità, le reticenze della narrazione (“La drammatizzazione ha causato danni spaventosi nell’animo di molta gente”) che ci siamo dati. Il tragico (visibile già nella cover) è che ciò che potrebbe essere derubricato come buon senso della casalinga di Voghera e curiosità intellettuale dei media nell’interesse comune, è letto invece come eresia. 

Ma la società globale del XXI secolo dovrebbe aver maturato anticorpi culturali e civili, etici, non ha bisogno di eretici come nel Medioevo, né di pire dove issare il Nobel 2008 per la Medicina Jean-Luc Montagnier e il filosofo Massimo Cacciari, spacciati per scemi del villaggio globale. Non era necessario leggere la pandemia all’italiana, né arruolare Al Bano e Donnarumma per convincere i no-vax, bastava copiare da chi ne è uscito senza riempire i cimiteri e ipotecare il futuro.

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