Montale, poeta suo malgrado

FRANCESCO GRECO - “Il poeta deve limitarsi allo stretto essenziale…”. Un “manifesto” ispirato dalla “Poetica” di Aristotele e aggiornato al secolo breve con immutato fuoco prometeico e pregnanza escatologica.

Ma da Saffo a Tagore, Jhon Keats e Alda Merini, un poeta è sempre un mistero inaccessibile e sfuggente. Per quanto si scansioni la vita e le opere, evidenziandone l’osmosi nelle sedimentazioni dei suoi tanti snodi e passaggi, qualcosa sfugge sempre, non può essere catturato e svelato: è l’ontologia intima dell’ars poetica.

I 40 anni della morte di Eugenio Montale (“non è simpatico…”, Antonella Anedda) sono l’occasione per tornare sulla sua poesia (fatta di “schiocchi, scrosci, fruscii, ronzio di insetti”, Anedda) e sulla figura di intellettuale fra due secoli, frugando nei chiaroscuri e rimarcandone gli aspetti più significativi dilatandoli in termini dialettici nel complesso contesto storico, sociale e politico in cui si espresse la sua parabola.

E’ il concept adottato da Interlinea con una raccolta di quaderni che inquadrano il poeta (premio Nobel) delle “Occasioni” e di “Ossi di seppia”. Il primo dei quali è appena uscito per la gioia dei montaliani di antico e nuovo conio (in cui ci pregiamo di militare), “Quaderni montaliani”, Interlinea, Milano 2021, pp. 240, € 25.00. 

Ove si allineano una serie di preziosi contributi di studiosi delle Università di Firenze, Pavia e Genova proposti in tre ricche sezioni: testi, saggi e recensioni, con materiali e documenti inediti ripresi dalla figlia, Bianca, dagli archivi del famoso padre. Impegnato, nel secondo dopoguerra, in un tour di conferenze e letture fra Trieste e Atene e in corrispondenza con i letterati italiani del suo tempo e successivamente come redattore del “Corriere della Sera”.

Piluccando nelle pagine come farebbe un entomologo con le sue farfalle, si fanno delle scoperte suggestive, come l’uso delle maiuscole: Ella, Sala di Lettura, Biblioteca, ecc. Segno di un estremo rispetto per il logos e di riflesso di fiducia nell’uomo. 

E non erano anche questi i tratti distintivi dei poeti giunti sin a noi dal mondo classico, fra la polis greche e le province di Roma?   

A questo primo numero hanno collaborato: Antonella Anedda, Paolo Campigli, Stefano Carrai, Francesca Castellano, Silvia Chessa, Franco Contorbia, Gianfranca Lavezzi, Massimo Natale, Luca Carlo Rossi, Paolo Senna, Stefano Verdino e Paolo Zoboli.


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