Storia della stupidità, da Caino ai giorni nostri


FRANCESCO GRECO - Lo stupido? Lo riconosci subito: si crede necessario, anzi, assolutamente indispensabile per gli equilibri del cosmo, la vita, la società. Perché la stupidità è sottile, perfida: si nasconde negli interstizi della quotidianità e degli spiriti, la trovi dove meno te l’aspetti, tende agguati. Per cui è lecito chiedersi: fa più male della cattiveria, posto che si riesca a separarle, come il grano dal loglio?

Ci viene in soccorso lo spagnolo Ricardo Moreno Castillo in “Breve trattato sulla stupidità umana”, Grafhe.it edizioni, Perugia 2021, pp. 76, € 9,00 (ottimamente tradotto da Roberto Russo). E’ un agile pamphlet dal tono lieve e malizioso del divertissment filosofico, da convivio estivo, un po’ agorà un pò satira alla Flaiano, un po’ simposio erudito, ma senza la pesantezza noiosa di certa accademia che parla ex cathedra, spesso solo a se stessa. Questione vecchia come il mondo, si dirà, la stupidità. Caino ammazza Abele perché contagiato da tale virus, lo stesso che arma la mano di Romolo contro Remo: in fondo il fratello voleva dirgli solo di non prendersi troppo sul serio tracciando i confini dell’Urbe con l’aratro.

(Ricardo Moreno Castillo)

Il matematico e filosofo spagnolo ci porta per mano nel labirinto minoico spiegandoci cos’è il morbo, come si manifesta, come scansare quella altrui e accorgersi della nostra deriva verso tale peste ancor più devastante se non riconosciuta e legittimata, non fosse altro che per attivare eventuali anticorpi, trovare un qualche antidoto: tacendo, la gramigna si prende tutta la terra più di quanto non l’abbia giù in suo possesso in questo tempo delirante.

Infine, ognuno potrà fare su se stesso il test (come si fa col QI) e vedere l’effetto che fa. Spesso è sorprendente. Noi l’abbiamo fatto, per scoprire che... Ora tocca a voi!

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