LIVALCA - A gennaio del 1992 ricevetti una telefonata da Mons. Sante Montanaro che mi
disse che era interessato al volume del dr. Vito Antonio Melchiorre dal titolo “Il COMUNE
di BARI 1806-1989” (Levante Bari, 1989). Il monsignore telefonava a nome di un vecchio
amico di mio padre e aggiunse: siamo tre signori nati nel 1916; come faccio (dovrei dire
facevo) sempre risposi: i vecchi amici sono oro, i nuovi argento con ottime possibilità di
mutare in ‘aurum’. Puntualizzai che lo avrei omaggiato non solo di quel volume, ma anche
di altri nostri libri di suo interesse. Montanaro mandò a ritirare i libri continuando nel corso
dell’anno a telefonarmi e, in quello successivo, mi annunciò che aveva una proposta da
farci. A Pasqua del 1994 telefonò dicendo che voleva parlare con Mario, mio padre,
perché doveva porgergli i saluti di un carissimo amico comune.
Dopo la telefonata mio padre precisò che il sabato successivo avremmo dovuto incontrare
il monsignore perché voleva pubblicare un libro (Montanaro, per la gioia di mio padre,
spostò l’incontro alla domenica mattina e il prelato, che giunse alle 9,30 accompagnato dal
professore Camardella, con sommo piacere conobbe gli ‘amici della domenica’ di casa
Levante fino alle 12,30, ora in cui andò via).
Con Camardella ci fu sintonia fin dall’inizio e ritengo di averlo fin da quel primo incontro se
non convinto, almeno predisposto a valutare l’dea di pubblicare un suo libro, cosa che
accadde nel 2009.

A novembre del 1994 fu pubblicato il primo volume di “CASAMASSIMA NELLA STORIA
DEI TEMPI” di 1152 pagine e con Mons. Montanaro si instaurò una cordiale amicizia che
subito diventò oro, ma ciò non mi esime dal sottolineare come alcune sue prese di
posizione non giovavano a rendere l’austera opera più ‘vivibile’. Sulla copertina fu
irremovibile, come sul fatto che nel primo volume non ci fossero segnalibri in seta che
aiutavano senz’altro nella consultazione delle copiose pagine; per i successivi mio padre
lo convinse a tal punto da indurlo a volerli anche sul… primo, cosa non più possibile. Al
primo volume seguì il secondo a febbraio del 1997 per 1664 pagine; in questo volume vi è
un ringraziamento sul frontespizio interno al già citato Vincenzo Camardella e alla
professoressa Lucia Anna Attolini che va ascritto a tutto merito di mio padre: con
perseveranza e pazienza ‘cavallina’ riuscì nella doverosa impresa. Non che Montanaro
non fosse in sintonia, ma riteneva eccessiva quella segnalazione con nomi troppo in
evidenza ed affidata ai posteri; in effetti lui nella presentazione che anticipava ogni volume
scrupolosamente faceva l’elenco di tutti coloro che con disponibilità - dai fotografi ai
bibliotecari, dagli studiosi di storia locale ai professionisti che avevano prestato la loro
competenza - si erano messi al suo servizio. A questo proposito voglio precisare che più
volte mio fratello Raffaele aveva fatto presente a Montanaro che far precedere il suo
lavoro da una presentazione qualificata, competente e specializzata sarebbe stato un
evento auspicabile. Lui riteneva di scontentare gli assenti… infatti i volumi sono stati solo
quattro: gli abbiamo ‘creduto’ e ‘rispettato’ nella sua volontà. Per il primo volume voleva
l’accesso a particolari documenti che si trovavano presso l’archivio della Basilica di San
Nicola e mio fratello Raffaele fece valere la sua totale amicizia con padre Gerardo Cioffari:
i padri domenicani di San Nicola da sempre sono stati, sono e saranno fratelli di lettere e
carta per noi. Come anche fu determinante il nostro rapporto di stima e benevolenza con il
direttore dell’Archivio di Stato di Bari, dott. Giuseppe Dibenedetto, e dello storico barese
dott. Vito Antonio Melchiorre.

A maggio dello stesso 1997 Mons. Montanaro ci presentò un altro figlio illustre di
Casamassima: il Maresciallo Maggiore Aiutante dell’Esercito Italiano Onofrio Mancini che,
appena diciassettenne, intraprese la carriera militare e fu assegnato a Ravenna.
Da sempre appassionato di fotografia Mancini nel 1975 ottenne a Ravenna il diploma di
fotografo rilasciato dal Centro Regionale “Albe Steiner”. Da questo incontro, a luglio dello
stesso anno, nacque il volume “Festa di San Rocco a Casamassima. Manifesti 1940-
1996”. Mio padre convinse Mons. Sante a redigere una coinvolgente presentazione dal
titolo: ‘Storia locale della terra di Casamassima e religiosità popolare”, che è da
considerarsi degno corollario di un libro di memorie visive che appassionerà i futuri cultori
di cronaca locale.
Eravamo d’accordo che l’opera completa di Montanaro - i
previsti tre volumi - dovesse essere ultimata entro il 2000,
ma mio padre e mio fratello convinsero un Monsignore,
finalmente disponibile, a dividere il materiale rimasto in
due volumi e non in uno solo come era stato
programmato: l’impegno era che dovevano essere
pubblicati a distanza di un mese entro novembre. Così fu.
A ottobre del 2000 uscì il volume III, di 960 pagine, e a
novembre il IV di 1120 pagine.
“Mi corre, a questo punto, l’obbligo di una confessione e di una testimonianza: non sono
mancati, nel corso dell’opera, a me e ai tre più preziosi collaboratori sopra ricordati
momenti di stanchezza e di paura di non farcela. Perché non abbandonassimo e a farci
sempre coraggio ad andare avanti sono stati l’esempio e i validi consigli dell’illustre storico
barese, il dottor Vito Antonio Melchiorre, al quale vanno i sensi della nostra più profonda
riconoscenza” con queste parole scritte al termine della presentazione del IV volume
Montanaro ringraziava Melchiorre, ma anche Mario Cavalli che si era adoperato tanto per
favorire la disponibilità dello storico ‘principe’ barese. I tre preziosi collaboratori del
riferimento di Montanaro corrispondono ai nomi dei già citati Attolini, Camardella e della
giornalista Annalisa Monfreda.

Melchiorre nell’estate del 2010 quando mi convinse a pubblicare il suo monumentale
“STORIE BARESI (Levante Bari, 2010) mi ricordò quanto lui fosse stato determinante per
il completamento dell’opera di Montanaro e che mio padre, scomparso nel 2004, sarebbe
stato contento perché gli aveva sempre consigliato di non far disperdere quella moltitudine
di notizie pubblicate, in gran parte sulla Gazzetta del Mezzogiorno, negli ultimi decenni.
A luglio 2006 abbiamo pubblicato il volume di Mons.
Sante Montanaro “Vescovi, Badesse e Conti di
Conversano a difesa del proprio potere”, che si avvale
di una magnifica copertina opera del Maestro Tony
Prayer, il quale eseguì anche alcuni eleganti acquerelli
che arricchiscono il testo. Anche in questo caso
nessuna presentazione - avremmo potuto averne una
davvero qualificata che avrebbe reso ancor più
prezioso un lavoro originale ed interessante - ma la
solita introduzione del monsignore che elencava tutti
coloro che lo avevano aiutato e sostenuto; ricorderò
solo il gallerista Donato Pace che mise a disposizione
la sua collezione di vecchie cartoline di Conversano.
Montanaro poi mi ha ringraziato con una telefonata da
Roma per come avevo contribuito a fare in modo che
la presentazione organizzata nella capitale avesse
avuto una partecipazione di gente insigne e
competente: non chiedo quasi mai, ma i non pochi
amici solidali hanno sempre risposto presente al mio
richiamo. Ritengo che l’ingegnere Leonardo Verna
possa tranquillamente testimoniare la veridicità di tale
affermazione.
A maggio del 2009 abbiamo pubblicato il volume del
professore Vincenzo Camardella “Note storiche della
Terra di Casamassima”, ispirandoci al volume di
Melchiorre:“Note storiche su Bari” (Levante Bari,
2001); fra le tante notizie riportate alla luce nel pregevole lavoro vi sono quelle riguardanti
le disposizioni ed il cerimoniale della grande Fiera di Santa Croce e la storia della
realizzazione del Monumento in onore dei Caduti della Grande Guerra. Anche in questo
caso l’amico Camardella, nonostante avessi sondato la disponibilità di Melchiorre, preferì
curare lui una prefazione. Vincenzo, al termine del suo intervento, innestò una simpatica
piccola polemica con Melchiorre… frutto di studio statistico: in sostanza il professore si
chiedeva come mai gli storici, Melchiorre compreso, non avessero mai fatto cenno nei loro
lavori alla presenza dei Saraceni a Casamassima?
A fine 2010 ci lasciava Melchiorre, agli inizi del 2011 Montanaro e nel 2012 Camardella. A
dicembre 2010 ho consegnato personalmente a Montanaro il volume di Melchiorre
“STORIE BARESI” e lui mi fece notare che era bellissima la copertina, opera del Maestro
Carlo Fusca. In quell’occasione era accompagnato, oltre che dai soliti, dal dr. Moramarco
che lo chiamava zio Santino.
A luglio del 2017 abbiamo pubblicato il secondo volume
del Maresciallo Mancini dal titolo: “San Rocco 70 Anni di
Festa a Casamassima 1946-2016”, che si avvaleva di un
saggio che fungeva da presentazione dell’opera e che era
curato dalla professoressa Beatrice Birardi, la quale, con
grande rigore storico e meticolosa ricerca, ripercorreva la
tradizione e la coralità della festa di San Rocco per quel
paese che, Giampaolo Montanaro, nelle sue forbite e
raffinate guide turistiche definiva ‘azzurro’, ispirandosi al
quadro, omonimo, del pittore Vittorio Viviani.
Dal momento che Mancini, per entrambi i suoi volumi, si è
avvalso di due presentazioni ‘esterne’ potrei dirvi che
vivendo a Ravenna, dove dal 1231 riposa Padre Dante, è stato influenzato dalle visite
continue, sono sue affermazioni, che si sono protratte negli anni presso la tomba e il
museo dell’Alighieri. Preferisco non dire niente e rifugiarmi in quella frase del religioso-
politico-giornalista francese Lacordaire che ci ha lasciato:”Il silenzio, dopo la parola, è il
secondo potere del mondo”, religioso che Mons. Montanaro aveva studiato bene perché
esponente di quel cattolicesimo liberale ottocentesco. Questo mi permette di dare spazio
ai giovani casamassimesi laboriosi e studiosi, di cui la giovane Beatrice Birardi è la
portavoce di un folto e preparato gruppo. Vi preannuncio che fra breve mi occuperò di un
interessante lavoro della Birardi dal titolo: “Tastiera e Telaio. La musica nel Conservatorio
delle Monacelle di Casamassima”.
Quando raggiungerò Sante Montanaro in quel posto che ‘spetta’ a tutti, aiutato dalla
‘presenza’ di Vito Melchiorre, Vincenzo Camardella, Mario Cavalli e i tanti amici che gli
hanno voluto realmente bene e che ha conosciuto presso di noi, potrò finalmente
confermargli che lui con Casamassima è … ‘nella storia dei tempi’.
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