Via Licchetta, Corsano onora il suo figlio più illustre


FRANCESCO GRECO - Via Pietro Licchetta, “tribute” di Corsano (Lecce), il paese natio, al suo figlio più illustre, quello che gli ha dato più fama, che ha servito, non se ne è servito, come altri, purtroppo.

Un politico d’altri tempi, di cui oggi si sente la mancanza, per preparazione culturale (oltre che politico fu anche docente e preside), rigore morale, levatura pedagogica, visione del futuro.

Sarà inaugurata il 14 novembre (ritrovo in Municipio alle ore 10,30), in coincidenza col giorno della nascita, esattamente 101 anni fa. Il sindaco Biagio Raona ha appena informato i famigliari e la cittadinanza. Ebbe cinque figli, tre maschi e due donne. Se ne andò ancora giovane, il 26 novembre del 1988, a 67 anni.

Basti dire – a testimonianza del livello - che i suoi comizi nelle campagne elettorali erano seguiti da centinaia di persone, da tutto il Capo di Leuca: erano come lectio magistralis a braccio, perché il professore attingeva al suo immenso bagaglio culturale umanistico.

Grecista, latinista, dantista, citava infatti in greco e latino, Eraclito e Parmenide, Seneca e Cicerone, Kant e Croce. Sapere che condivideva: dava spesso anche lezioni private a costo zero per l’allievo.

Frequentò il Liceo Classico “Colonna” di Galatina, si laureò in Lettere Classiche all’Università di Napoli, cominciò subito a insegnare. Fu docente e preside della scuola media della vicina Alessano (siamo negli anni ‘50). Poi preside al magistrale di Casarano e a quello di Tricase. E infine allo Scientifico “Stampacchia”, sempre a Tricase.

Fu sindaco della Dc nel suo paese dal 1951 al 1956, poi consigliere alla Provincia di Lecce e salì tutti gli step: assessore provinciale ai Lavori Pubblici nella giunta dell’avv. Girolamo Vergine e vice-presidente con Egidio Grasso (1970-1975).

Divenne poi Presidente a Palazzo dei Celestini (1975-1980).

Gli annali dicono che fu il professore a completare, da assessore provinciale ai LL. PP., le strade che dai piccoli centri portano alle marine, bonificando le zone paludose della costa jonica.

Contribuì a porre le basi per opere audaci come l’Ospedale Oncologico di Lecce, che fu individuato proprio dove oggi sorge.

Alla sua presidenza fanno inoltre riferimento la ristrutturazione dell’Abbazia di Cerrate, l’inaugurazione del Conservatorio Musicale “Tito Schipa”, il varo dell’Orchestra Provinciale e le stagioni liriche e concertistiche, e ancora il Ponte del Ciolo, Marina di Gagliano (siamo nei ‘60), il completamento del museo leccese “Castromediano”, dove ospitò il Presidente della Repubblica Sandro Pertini in visita. Ricevette poi a Lecce il console americano Joseph Gardner.

Ricoprì inoltre la presidenza diocesana dell’Azione Cattolica e dell’Ospedale Psichiatrico interprovinciale Salentino. Diede un impulso importante, decisivo all’Università del Salento ricoprendo la funzione di consigliere in rappresentanza della Provincia di Lecce, con Donato Moro, nel Consorzio Interprovinciale Universitario salentino.

Tanto lavoro e visibilità non fu sufficiente, tuttavia, a farlo decollare fuori dai confini del Leccese. Nel 1980 si candidò alla Regione Puglia ma non fu eletto. Intuì la potenza del fuoco amico e se la cavò con la sua proverbiale ironia: “Nella mia vita, sono stato soldato semplice o capitano, mai caporale...”.

A un convegno della Dc svoltosi a Lecce, anni Settanta, andò alla tribuna e attaccò a testa bassa gli uomini che incarnavano la conservazione. Ricevette i complimenti di Amintore Fanfani, ma i baroni si legarono al dito anche questa: il professore non divenne mai parlamentare, trovò sempre ostacoli sulla strada per Roma. Peccato!

Il professore rimase sempre sintonizzato con l’anima profonda del popolo di Terra d’Otranto, non dimenticò le origini contadine, i sacrifici della famiglia per farlo studiare. Tale coscienza lo portò a capire i bisogni della gente umile, a guardare al futuro, alle sfide storiche, i cambiamenti storici, in progress, nella sua terra e nel Sud.

Oggi con l’omaggio a un grande uomo e politico, questo vissuto torna a galla e diviene materia di studio, analisi, riflessione per la politica divenuta autoreferenziale e il mondo politico scollegato dal popolo, e non solo del Sud, al tempo degli algoritmi che hanno sradicato dalla società ogni idea di bene comune, facendo in tal modo apparire dei “giganti” gli uomini generosi e “visionari” come il professore che nei comizi citava Platone e Dante.

Daniele Martini

Sono un giornalista pubblicista, docente di comunicazione e sostegno. Sono un operatore della comunicazione.

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