Taranto, Mysterium Festival: 'Adiemus' per coro e orchestra presso la Chiesa di Santa Maria del Galeso

ph: Aurelio Castellaneta
TARANTO - “Adiemus - Songs of Sanctuary”, Cantata per soli coro e orchestra di Karl Jenkins e in programma all’interno del Mysterium Festival dopo il debutto di giovedì, compie il bis venerdì 24 marzo alle 20.30 nella Chiesa Santa Maria del Galeso. In questa opera l’autore propone una sapiente commistione tra il linguaggio musicale della tradizione classica europea, con l'uso di un’orchestra d’archi, e le influenze etniche di derivazione africana sottolineate dall’uso intenso delle percussioni.

Protagonisti il L.A. Chorus, il Coro giovanile pugliese, il Coro di voci bianche ARCoPu e l’Orchestra giovanile della Magna Grecia – Città di Taranto. Dirige Luigi Leo, Maestri del coro Carla Capolongo ed Erica Pizzileo. Partecipano gli Istituti comprensivi “Alessandro Volta”, “XXV Luglio-Bettolo” e “Vittorio Alfieri”.
Giunto alla nona edizione e in programma dallo scorso 17 marzo al 9 aprile, il Mysterium Festival 2023, con la direzione artistica dei Maestri Piero Romano e Pierfranco Semeraro, è organizzato da Le Corti di Taras in collaborazione con Arcidiocesi di Taranto, Comune di Taranto, Orchestra della Magna Grecia, Chorus e ARCoPU; con il patrocinio di Ministero della Cultura e Regione Puglia e il sostegno di BCC San Marzano di San Giuseppe, Teleperformance, Varvaglione Vini, Comes, Programma Sviluppo, Caffè Ninfole, Baux Cucine e Chemipul.
Il linguaggio fonetico utilizzato in “Adiemus - Songs Of Sanctuary” è non-sense, possiede la varietà ritmica di una lingua vera, dando l’impressione di poter essere compreso e la sua musicalità lo collega ad un lontano linguaggio primordiale dandogli una risonanza emotiva. Le parti del “solo” a volte sono intonate in maniera ecclesiastica, altre in maniera celtica, mentre al coro è richiesta una vocalità vicina alla musica etnica, in alcuni casi tribale.
“Adiemus” è un viaggio che porta e immerge l’ascoltatore in sonorità new age coinvolgendolo in un viaggio fantastico all’interno del santuario non inteso nel modo comune ma come luogo in cui rifugiarsi: il santuario Terra, Madre Natura con i suoi elementi e la sua sterminata vegetazione avvolti in una danza coinvolgente di suoni.
I titoli dei brani sono in maggioranza in lingua latina il che conferisce loro un alone di sacralità e misticismo; ma la musica non è affatto tenebrosa né puramente introspettiva, offre anzi un vasto arco di emozioni e di ispirazioni.

Daniele Martini

Sono un giornalista pubblicista, docente di comunicazione e sostegno. Sono un operatore della comunicazione.

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