A proposito del 'Melos cordis' di Tusiani: le prime saranno le ultime

EMILIO BANDIERA - Mi riferisco alle prime poesie latine di Joseph Tusiani, pubblicate a New York nel 1955. Si tratta di un libretto dal titolo Melos cordis. Sono 22 pagine, che contengono 19 poesie in latino, per 295 versi. Furono le prime pubblicate insieme dal poeta italo americano. Il libretto fu stampato in una piccola tipografia di New York. Tusiani aveva impartito alcune lezioni di lingua italiana alla giovane figlia del tipografo; questi ringraziava Tusiani con la stampa del libretto.

Melos cordis era composto da liriche latine quantitative e anche da liriche latine ritmiche e rimate. C’era qualche imperfezione prosodica, qualche libertà nell’uso delle regole “classiche”, ma soprattutto venne messo in evidenza, con grandi lodi, che il lessico usato da Tusiani riusciva a creare nuove e mai prima sentite emozioni, i sentimenti e i moti dell’animo venivano presentati in maniera naturale e schietta. La metrica in qualche modo veniva abbastanza rinnovata, pur rimanendo in via generale nella scia della metrica quantitativa.

Non furono stampate molte copie. Tuttavia Tusiani le inviò ad alcuni latinisti, dei quali aveva avuto l’indirizzo. Tra questi, ci fu Jozef IJsewijn, che insegnava latino nell’Università di Lovanio (Leuven, nel Belgio), e che allora era considerato uno dei migliori conoscitori di poesia neolatina. Molte poesie di Melos cordis furono poi inserite nell’antologia “Viva Camena”, pubblicata da Joseph Eberle a Zurico e Stoccarda nel 1961. Le poesie di Tusiani furono positivamente giudicate, tra gli altri, anche da Jakob Borovskij, latinista sovietico e professore universitario a Leningrado (oggi San Pietroburgo). Lo studioso ammirava e stimava la poesia latina di Tusiani, ma ne metteva in evidenza alcuni problemi riguardanti la metrica latina usata e in particolare qualche problema di prosodia. Da questo giudizio e da qualche accenno di Jozef IJsewijn, si diffuse una particolare fama piuttosto negativa, secondo la quale la poesia latina di Tusiani fosse molto bella e originale, ma che peccava nella metrica. Borovskij invitava Tusiani (tramite IJsewijn) a correggere i problemi di metrica, perché le sue poesie latine erano molto belle e valide.

Tusiani continuò a scrivere poesie in latino, a pubblicarle su riviste specializzate. Diventò sempre più sicuro e preciso nella prosodia e nella metrica. Ma gli restò sempre un forte desiderio di rivedere i testi di Melos Cordis, sia per togliere eventuali irregolarità, sia per rendere il suo latino più vicino alle regole segnate dagli antichi e dai poeti latini umanisti, ma sempre salvando il proprio originale modo di esprimersi.

Conobbi Tusiani nella primavera del 1986. Poi egli venne a Lecce e a casa mia nel maggio 1991. Si iniziò intanto a realizzare il progetto di tradurre tutte le poesie latine di Tusiani (anche quelle già pubblicate su riviste o in fascicoli singoli) dal latino all’italiano, per dare, a chi non conosceva il latino, la possibilità di conoscerle e leggerle. Non era lavoro da poco, perché le poesie latine di Tusiani ormai erano diventate numerosissime. E per giunta bastava che ci fosse anche il sentore di una nuovo volume e il poeta riempiva il mio archivio di nuove e numerose poesie latine.

Di revisioni o rifacimenti dei testi di Melos cordis, Tusiani e io parlavamo ogni tanto; si pensò anche a una piccola pubblicazione ‘artigianale’ col computer, ossia una ventina di copie per qualche amico. In attesa di queste revisioni, io continuavo il mio lavoro di traduzione e pubblicazione delle poesie latine di Tusiani, in volumi dal 1994 in poi. Ma non entrarono poesie di Melos cordis nelle mie 7 raccolte di poesie latine di Tusiani, due delle quali superano le 400 pagine. Solo in Radìcitus (pubblicato nel 2000) furono inseriti 4 testi latini da Melos cordis, nella nuova versione rivista e modificata da Tusiani.

Revisioni intere di Melos cordis (ovviamente eseguite da Tusiani) ci sono 2. Ma a queste vanno aggiunte anche altre piccole e parziali revisioni, ma riguardano solo rare parole o rari versi e niente di più.

La prima revisione di tutto il volumetto fu fatta in casa mia, in una delle venute del poeta tra il 1986 e il 1999. In seguito mi pervenne, tramite posta, una nuova revisione, che in realtà è la prima, la più antica. Un pezzo di carta giallo è attaccato sulla sua copertina; vi si legge, scritto a penna biro rossa (e la grafia è sicuramente di Joseph Tusiani) quanto segue: “ho trovato questo mio tentativo di revisione; ma, ora, non ci capisco nulla. (…)”. Poi direttamente sulla copertina e con una grafia migliore, è scritto, anche questo in penna biro rossa, un piccolo testo in latino (che qui traduco in italiano, indicando il fine rigo): “Carmi giovanili / corretti dall’autore maturo / e da pubblicare nel terzo volume. Fine di gennaio 1984. / (o da bruciare)”.

Devo subito precisare che la decifrazione e lettura dei “rifacimenti” o anche “correzioni” di Melos cordis, effettuate da Tusiani, non sono per niente facili. Doveva essere solo una correzione della metrica, ma è venuto fuori un testo nuovo, spesso con intere sequenze di versi completamente cancellate e poi rifatte. La scrittura a mano è avvenuta in posizioni scomode e spesso questi nuovi testi hanno reso completamente illeggibili i testi originari.

La lettura sia del testo originale, sia le revisioni fatte da Tusiani, ormai da me digitalizzate, mi avevano guidato verso una responsabile convinzione: i testi originari di Melos Cordis, cioè quelli contenuti nell’edizione del 1955, anche se presentano qualche problema soprattutto metrico (anzi di sola prosodia), in realtà sono stupendi, vivaci come linguaggio e come novità dei temi contenuti. Forse talvolta sono un po’ difficili per l’interpretazione, per l’originalità del linguaggio, per la novità degli argomenti. Le liriche riviste e rifatte, invece, risentono dello sforzo compositivo del nuovo testo; perdono di originalità e di freschezza; talvolta si tratta solo di spostamenti di parole che in realtà riducono la forza espressiva del testo. In parole povere, le revisioni rendono più logico e comprensibile il testo, ma banalizzano il tutto. E di questo ne parlavamo spesso con Tusiani. Ma questi mirava a evitare qualche errore di prosodia. E a proposito di un’ode saffica, scrisse pure che “Ahimè, temo che i cultori della Latinità credano che io non sia per niente esperto della quantità della strofa saffica”. Partendo proprio da questa convinzione, in una prossima riedizione di Melos cordis, con mia traduzione italiana a fronte, già prevista, seguirà il testo originale del 1955. Le due revisioni forse potranno essere inserite come Appendice in fondo al prossimo lavoro. Gli studiosi (o anche i ‘curiosi’) avranno così la possibilità di conoscere i rifacimenti tusianei. Ma credo inutile o dispersivo inserire nuove traduzioni dei testi revisionati.

“Le prime saranno le ultime” e, come ho scritto all’inizio, si tratta delle prime poesie latine pubblicate da Tusiani in un libretto. Ma, nonostante la loro ‘primogenitura’, i testi di Melos cordis non erano stati ancora tradotti in italiano. La loro difficile traduzione (e di questo era consapevole lo stesso Tusiani) è stata fatta/eseguita in questi ultimi tempi. Ma sono pure convinto che non basta pubblicare la traduzione, col testo latino a fronte. C’è da affrontare il problema dei cosiddetti difetti della metrica, chiarire alcuni argomenti trattati nelle 19 liriche. E quindi i 295 versi di Melos cordis dovrebbero essere pubblicati accompagnati da altri capitoli.

Come è noto, per realizzare questo, ci vorrebbe un editore anche appassionato delle opere di Tusiani. Così, il nuovo editore permetterà che anche le poesie di Melos cordis, pubblicate “per prime” nel 1955, diventino “le ultime” tradotte in italiano e pubblicate.

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