Padre Gerardo Cioffari non 'Lascia… raddoppia' i suoi studi regalandoci 'La teologia russa nelle controversie ecumeniche'
LIVALCA - Venerdì 1 dicembre 2023, in una Basilica di San Nicola in cui gli AMICI di padre Cioffari non sono mancati, vi è stata la Celebrazione Eucaristica per festeggiare gli 80 anni del domenicano che tutta Bari chiama padre Gerardo.
E’ stato l’Arcivescovo emerito di Bari-Bitonto Mons Francesco Cacucci a presiedere la cerimonia, coadiuvato dal Priore provinciale Fr. Francesco Ricci op e dal Rettore della Basilica Pontificia Fr. Giovanni Distante op, testimoniando a padre Cioffari quella solidarietà che non gli è mai mancata per procedere nei suoi studi che, ancor oggi, sono forieri di interessanti e stimolanti notizie (vi segnalo un pregevole, prezioso articolo-saggio dedicato agli arcivescovi Bisanzio e Nicola, sull’origine del culto del Santo patrono prima del 1050, apparso sul numero 5/2023 del ‘Bollettino di San Nicola, pubblicazione giunta all’anno LXXII dalla fondazione).
Mons. Cacucci mi ha regalato un gradito, inatteso - mentirei se affermassi insperato - ricordo nel momento in cui ha rievocato le tante collaborazioni lavorative avute negli anni precedenti, smentendo quel “Omnia fert aetas” e riconfermando che, vissuto con onestà e passione, ‘ora et labora’ (alla lettera ‘prega e fai fatica’)… ‘vincit omnia’.
Nella serata organizzata per festeggiare l’evento - con torta finale ’rigorosamente’ con il colore bianco-rosso in evidenza (… San Nicola al nostro Bari pensaci tu: non chiediamo il miracolo, ma un ‘cuore palpitante’, per il destino della squadra, dai piani alti fino all’ultimo stimatissimo magazziniere) e un 80 ben visibile a sancire che Cioffari pensa già al prossimo traguardo - il ‘social media manager’ padre Santo Pagnotta (il domenicano che si vede in compagnia di padre Gerardo nella foto che apre questo scritto) ha recuperato uno ‘scatto’ storico in cui, un Cioffari più giovane di 34 anni partecipa, come esperto in cabina della materia trattata dal concorrente, al famoso gioco a quiz “Lascia o raddoppia”.
Il direttore di questa testata, un Vito Ferri che ha preso gusto a ricevere premi, mi ha espressamente richiesto di svelare ai giovani e di far rivivere agli ‘anta-anta’ la singolare storia di “Lascia o raddoppia?” … «senza aggiungere Gianni per cortesia cerca di essere breve» (…motivo per cui lo sarò!).
Dallo studio 3 della mitica Fiera di Milano, nel novembre del 1955, andò in onda la prima puntata di “Lascia o raddoppia?” con Mike Bongiorno presentatore e Romolo Siena alla regia. Coloro che ritenevano di essere abbastanza ferrati in una determinata materia (calcio, opera lirica, garibaldini ecc. ecc.) presentavano la domanda di partecipazione a cui faceva seguito l’ambito in cui gli esperti dovevano attenersi per formulare i quesiti (questa precisazione non è superflua, perché spesso vi sono state contestazioni come nel caso del concorrente barese di cui vi scriverò a breve). La partecipazione del concorrente veniva suddivisa in 5 puntate: nella prima vi erano otto domande (di prassi semplici) e per ognuna vi erano 30 secondi per rispondere, in caso di errore l’aspirante campione veniva eliminato e, qualora avesse risposto esattamente alle prime cinque, vi era un gettone di ‘conforto’ di piccola entità come ‘presente’ a ricordo della serata.
Coloro che superavano lo scoglio della prima puntata, la settimana successiva sempre di giovedi, (in verità le prime puntate furono mandate in onda di sabato, poi, accogliendo le proteste dei proprietari di locali e ristoranti, furono spostate al giovedì) venivano sottoposti alla classica domanda “Lascia o raddoppia”: raddoppiando andavano in cabina e continuavano, altrimenti si ritiravano ricevendo la somma vinta fino a quel momento che era di lire 320.000. In questo modo si andava avanti fino alla quinta puntata: qualora il concorrente sbagliava in una di queste tappe vi era un premio di consolazione consistente in una Fiat 600. La somma massima che si raggiungeva alla quinta puntata corrispondeva a lire 5.120.000, pagata in gettoni d’oro. Chiaramente man mano che si procedeva nella ‘corsa’ le domande aumentavano di difficoltà e per la quinta ed ultima tappa del percorso il concorrente aveva la possibilità di portare in cabina un esperto della sua materia, in grado di aiutarlo. Con questa formula si andò avanti fino al 1959, poi vi furono venti anni di silenzio fino al 1979. Proprio nel 1979 la Rai ripropose il quiz per circa 4 mesi, sempre con Mike Bongiorno come conduttore e Piero Turchetti alla regia, e premio finale di lire 20.000.000 milioni: la novità consisteva che, nell’ultima puntata, non vi fosse la possibilità di portare un esperto in cabina. Gli ascolti non premiarono la riedizione e qualche anno dopo Bongiorno, che si era trasferito alla Fininvest, diede vita al fortunatissimo programma TeleMike, in onda sempre di giovedì.
La dirigenza Rai dimenticando che ‘le vecchie idee possono apparire pregiudizi, ma le nuove capricci’ volle ripetere l’esperienza di “Lascia o raddoppia” con un nuovo conduttore e due esponenti del mondo dello spettacolo: in onda sempre di giovedì, in concomitanza con TeleMike. Questa riedizione durò da marzo a giugno del 1989 e mi ha ‘obbligato’ a questo, spero non noioso, excursus perché è quella che riguarda proprio il nostro padre Gerardo Cioffari.
Presentatore della trasmissione, al posto di Mike Bongiorno, era il giornalista, scrittore Bruno Gambarotta, al tempo abbastanza noto anche come attore, regista e autore di trasmissioni televisive e radiofoniche (messaggio per i giovani-naviganti: il valente Bruno - Asti, 1937 - era entrato in Rai a Torino come cameraman e solo in seguito finì a Roma in viale Mazzini) ancor oggi attivissimo per la sua competenza in materia gastronomica; al suo fianco, per la parte inerente lo spettacolo, l’attore Lando Buzzanca, che l’anno prima era stato protagonista di un film di discreto successo dal titolo “Lo sciupafemmine”, ed una cantante, attrice, forse ballerina, britannica il cui nome, immagino d’arte, era simile - attenzione intendo come suono più o meno fonetico - alla Rossella protagonista di “Via col vento” (Certamente in ‘rete’ troverete il riscontro esatto, ma io sono legato alla rete dello… stadio e ritengo già una conquista affidarmi al PC).
Giovedì 11 maggio 1989 il praticante procuratore legale barese Nicola Del Curatolo faceva il suo esordio in trasmissione rispondendo a domande sulla vita di San Nicola (In verità Del Curatolo fu eliminato la prima sera, ma fece ricorso avendo facilmente ragione… in questa nuova edizione, al pari della successiva che andò in onda per 4 mesi nel 1990, la critica fece notare come le domande preparate dagli esperti non fossero ‘esemplari’). Del Curatolo dalla seconda puntata portò in cabina una boccetta della ‘sacra manna’ di San Nicola come portafortuna e, da quel momento, superò senza difficoltà tutte le settimane la prova per giungere, giovedì 15 giugno 1989, alle domande finali che lo avrebbero consacrato campione con un bottino di 300 milioni: cifra importante… ieri oggi e domani per le persone ‘normali’.
La sera del 15 giugno 1989 Nicola Del Curatolo (l’avvocato è scomparso prematuramente nel 2015) decise di portarsi in cabina - avvalendosi di una clausola che prevedeva che, il concorrente approdato alla finale, potesse condurre seco un esperto di sua fiducia come ‘aiutino’ - il domenicano padre Gerardo Cioffari già all’epoca studioso acclarato su tutto ciò che riguardasse il santo patrono di Bari (la foto allegata in b/n raffigura il presentatore Gambarotta al centro, Cioffari a sinistra e a destra il giovanissimo Del Curatolo). Qualcuno disse che fu determinante Cioffari per dare giuste risposte agli otto quesiti proposti: è verosimile che padre Gerardo abbia dato delle dritte per quanto concerneva due libri di Metodio e un testo anonimo del VI secolo in cui veniva descritto un viaggio a Costantinopoli per chiedere all’ imperatore Costantino una ‘riduzione delle tasse’ (vi dispenso dal pensare “Nihil sub sole novum”). In questa ricostruzione sono state fondamentali le reminiscenze collaborative di padre Gerardo: 1) lui ricorda che Del Curatolo non ebbe bisogno di aiuti specifici; 2) vi fu un collegamento RAI con Bari e precisamente con la Basilica di San Nicola;3) la sera della finale andò a cena con tutti i partecipanti alla serata e ricorda Buzzanca e Catherine Deneuve (la signora del cinema francese fu l’ospite d’onore del salotto in cui il Lando nazionale curava il lato artistico del programma). Quando padre Gerardo mi ha parlato degli amici che si erano radunati in Basilica per vivere il collegamento, mi è parso strano che Livalca non fosse stato non invitato, ma presente. Una sola passione può distogliere chi scrive dagli amici: il calcio e il tifo per la squadra biancorossa… mettendo a fuoco una memoria ancora valida per il passato, inesistente per il presente, mi sono rivisto al “della Vittoria” dove il 15 giugno del 1989 il Bari festeggiava il ritorno in A con una partita amichevole con l’Inter campione d’Italia (risultato finale 1-1, per il Bari gol di Perrone, per l’Inter Matteoli). Era il Bari allenato da Gaetano Salvemini da Molfetta, ma anche la squadra di Antonio Di Gennaro, Alessandro Mannini, Giorgio De Trizio, Giovanni Loseto, Michele Armenise, Angelo Carbone, Lorenzo Amoruso, Pietro Maiellaro, Carlo Perrone, Monelli, Scarafoni ed altri. Fu una giornata memorabile con uno spettacolo che aveva in Lino Banfi e Maurizio Micheli i… ‘profeti in patria’.
Coloro che sanno tutto ricordano che i collegamenti della RAI si dividevano tra i giornalisti Davide Celli, che curava quelli dalla Basilica, e Pizzul e Strippoli dallo stadio. Fu un fine settimana in cui la città di San Nicola era in festa per il giovane avvocato che era riuscito, con le risposte sul santo patrono, a vincere la cifra di 300 milioni e la Bari sportiva che ritornava in A con pieno merito.
Il 25 giugno del 1989 il sindaco di Bari, l’avvocato Francesco De Lucia, ricevette il giovane Del Curatolo che era accompagnato dal priore in carica padre Salvatore Manna, la stessa cosa fece l’allora presidente della Provincia di Bari dr. Giovanni Copertino. Cioffari si racconta che rimase in parte a studiare, in parte a rispondere ai molti quesiti che gli posero cultori di San Nicola da tutto il mondo. Forse non tutti furono in sintonia per l’abbigliamento indossato da Gerardo la sera che andò in cabina per ‘assistere’ Del Curatolo, dimenticando che un domenicano resta sempre domenicano anche se indossa l’abito del ‘giovediano’… giorno in cui andava in onda il quiz. Chi pensa che Cioffari arrivato a 80 anni si ritiri nella sua Calitri non conosce su quanti argomenti spaziano le sue ricerche attuali e quanti lavori abbia in cantiere quasi pronti per essere pubblicati. Molti mi hanno fatto notare, specialmente i nativi di Calitri, che la volta scorsa occupandomi sempre di padre Gerardo non abbia citato il volume del 1996 dal titolo «CALITRI-UOMINI E TERRE NEL CINQUECENTO» che possiede una dedica semplice e genuina in linea con il personaggio: “A mio padre Pasquale e a mia madre Maria Antonietta”, ma dimenticano che non ho citato neanche i volumi del 2000 «Bona Sforza donna del Rinascimento tra Italia e Polonia» e «IL LIBRO ROSSO DELLA UNIVERSITA’ DI TRANI», cui collaborò Mario Schiralli, che mi vedevano direttamente interessato.
Padre Gerardo già dalla bellissima serata del 1 dicembre 2023, senza esitazione, aveva affermato di ‘raddoppiare’, dando subito appuntamento agli amici e studiosi per martedì 12 dicembre, alle ore 18,15 presso l’Aula Magna ‘Enrico Nicodemo’ dell’Istituto di Teologia ecumenico-patristica ‘San Nicola’, per la presentazione dell’atteso volume «La teologia russa nelle controversie ecumeniche». Relatore sarà il sacerdote francese professore ordinario Jean Paul Lieggi, teologo di chiara fama.
Nel suo libro sopracitato dedicato al paese nativo padre Gerardo afferma «L’epoca d’oro di Calitri è il Cinquecento» e, leggendo il suo lavoro, si può essere in sintonia, ma ciò non toglie che ogni epoca possa avere il suo periodo d’oro… compito degli studiosi portarlo in superficie.
Cioffari non ha mai nascosto di amare la cultura russa: personalmente ho molto ammirato il romanzo «I fratelli Karamazov» di Dostoevskij, molto meno «Delitto e castigo» e «L’idiota»; in compenso vi sono 4 pensieri, dello scrittore nato a Mosca e figlio di un medico che fu ucciso dai propri servi, che cercherò di riportare in maniera fedele per quanto concerne il senso:
1) Se dio non esiste, tutto è permesso
2) Soffrire e piangere significa vivere
3) Il segreto dell’umana esistenza non può essere racchiuso solo nel vivere, ma nel chiedersi per che cosa si vive
4) Le cose piccole e insignificanti hanno la loro importanza, spesso ci si perde proprio per loro Padre Gerardo la nostra piccola, piccola amicizia per me e Lello ha avuto un enorme valore, non penso proprio che rischiamo di perderla.