Cala il sipario su 'Monumenta - Arte in cantiere', la mostra diffusa in vari comuni della Puglia con le opere di grandi Maestri del ‘900
Dopo circa sette mesi, hanno lasciato la Puglia e sono tornate a casa, dai prestatori, le grandi sculture di Luciano Minguzzi, Giò Pomodoro, Venanzo Crocetti, Costantino Nivola e Mauro Staccioli che hanno abbellito piazze e scorci di Bari, Galatone (Le), Canosa di Puglia e Sant’Agata di Puglia. Cala il sipario su ‘Monumenta’ – Arte in Cantiere’, la mostra organizzata dal Segretariato regionale del Ministero della Cultura- Puglia, diretto dall’arch. Maria Piccarreta.
Una mostra diffusa, innovativa e concettualmente unica, che ha portato cinque grandi sculture di grandi Maestri del ‘900, oltre quella di Jannis Kounellis che resta permanentemente a Bari, davanti al alcuni monumenti pugliesi dove sono in corso importanti cantieri di restauro diretti dal Segretariato del MiC Puglia ( si allegano le foto delle opere al momento dello smontaggio).
E così, ‘Colloquio con il figlio’ di Giò Pomodoro ha lasciato la sua postazione davanti al Teatro Margherita di Bari ed è tornato in Versilia, a Querceta di Seravezza (Lucca), nella residenza di Bruto Pomodoro, figlio dell’artista; ‘Donna’ di Costantino Nivola ha lasciato la spettacolare piazza del Santuario del Ss. Crocifisso di Galatone (Lecce) ed è rientrata al Museo dei Bozzetti e Parco Internazionale della Scultura Contemporanea del Comune di Pietrasanta; anche ‘Il giovane cavaliere della pace’ di Venanzo Crocetti ha abbandonato, con grande rammarico della cittadinanza, la piazza della Cattedrale di Canosa di Puglia e ha fatto ritorno al Museo Crocetti di Roma; e tra i Monti Dauni si sente già la mancanza dell’opera ‘Senza titolo (Ellisse verticale)’ di Mauro Staccioli’ tornata nei Magazzini di Terni dell’Archivio Mauro Staccioli, una scultura che si stagliava davanti al Castello Imperiale di Sant’Agata di Puglia incorniciando la dolcezza e la singolarità di un paesaggio fermo nel tempo. E si avvertirà anche l’assenza dei ‘Sei personaggi n. 2’ di Luciano Minguzzi che per sette mesi hanno incrociato lo sguardo di migliaia di turisti nella piazza della Cattedrale di Bari e che hanno fatto rientro nell’Archivio Minguzzi di Venezia. L’unica a non lasciare la Puglia è l’opera ‘Senza titolo’ di Jannis Kounellis già facente parte della Collezione civica e collocata alla Cittadella della Cultura di Bari.
‘Monumenta- Arte in Cantiere’, con la direzione artistica di Roberto Begnini e la curatrice Roberta Semeraro, ha voluto valorizzare i cantieri di restauro dei monumenti pugliesi attraverso i diversi linguaggi artistici di grandi maestri del ‘900. Tutto questo è stato possibile grazie anche al sostegno di Confindustria Bari-Bat, al contributo della Camera di Commercio di Bari e la sponsorizzazione tecnica di ANCE Bari- Bat, ANCE Foggia e ANCE Lecce.
"In questa mostra abbiamo voluto unire i tanti linguaggi dell’arte in tutte le sue declinazioni" spiega l’arch. Maria Piccarreta "E per farlo abbiamo chiesto aiuto a sei grandi Maestri che con le loro opere hanno saputo dialogare con lo spazio pubblico, quindi, con i luoghi e con le persone. Il nostro intento era proprio avvicinare i tesori del passato in fase di restauro, quell’immenso patrimonio storico-artistico e architettonico del quale si dimenticano spesso anche gli stessi pugliesi, grazie all’arte urbana del secolo scorso capace di fluire e immergersi in contesti naturali e architettonici antitetici e autentici. Basti pensare che le monumentali sculture sono riuscite a spaziare e fondersi dal Salento ai Monti Dauni passando per Bari e Canosa di Puglia come se fossero sempre appartenute a quei luoghi, a quelle luci, a quelle piazze e a quella gente. D’altronde, la grande capacità dell’arte è proprio questa: arrivare lì dove nessun altro mezzo arriva. Monumenta è stata un’impresa faticosa, ma entusiasmante. I riscontri che abbiamo avuto dai vari territori sono tanti. Chissà, magari più in là si potrebbe pensare anche di bissare e di portare questa innovativa esperienza in altri luoghi".
"A pochi giorni dal rientro a casa delle sculture, si possono già dedurre i buoni risultati dell’interazione delle città con l’opera e il restauro" è il commento del direttore artistico Roberto Begnini "Della curiosità innescata nelle comunità e della conseguente attenzione sul patrimonio che le circonda, a volte dato forse un po’ per scontato. Siamo contenti di aver avviato questo innovativo meccanismo, che potrebbe vedere l’applicazione anche in altre aree geografiche".
"Nel fiume di domande che mi hanno fatto i piccoli studenti delle primarie di Canosa, mi ha colpita in particolare quella di un bambino che voleva sapere perché avessimo organizzato questa mostra" commenta Roberta Semeraro, curatrice della mostra "Una domanda che sembrerebbe quasi banale, ma invece molto interessante. Viviamo circondati da false certezze, spesso quello che avviene attorno a noi non ha neanche un senso. Monumenta, come ho spiegato ai piccoli, in controtendenza è stata una mostra catalizzatrice di contenuti ai quali corrispondono altrettanti valori importanti, come la necessità di mantenere viva la memoria preservando e rispettando i nostri monumenti. In questo caso l'arte si è fatta veicolo di contenuti che sembrano essere giunti ai cittadini che hanno amato e rispettato queste opere sino ad avvertirne la loro mancanza, una volta partite. Nel luogo dov'era la scultura di Crocetti, in un capannello di anziani ho sentito che si parlava del Cavaliere della Pace che era partito chissà per quale destinazione. Una bambina invece mi ha fatto notare che il giovane Cavaliere viaggiava solo con il suo cavallo, senza armi. Ed in effetti la pace, considerando tutto quello che continua ad avvenire nel mondo, è solo un ideale".
"Se fosse stato vivo mio padre, che ha sempre creduto nel valore socioculturale della scultura, quale fenomeno di aggregazione e di crescita per la gente, avrebbe sicuramente applaudito a questo progetto" ha raccontato Bruto Pomodoro in una bellissima lettera scritta dopo il suo soggiorno in Puglia "Un pezzo del nostro cuore è rimasto in quei luoghi che tutti insieme abbiamo visitato e con quelle persone che ci hanno amorevolmente accompagnato. Già aver dato modo di incontrarci, noi prestatori delle opere in mostra a Monumenta, è stato un momento di proficuo scambio fra chi gestisce archivi o fondazioni di artisti ormai scomparsi. Monumenta, in quanto progetto di mostra diffusa sul territorio, ha avuto la finalità di accendere un focus sull’attività cantieristica di restauro delle molteplici realtà d’arte che costellano il nostro territorio (troppo poco spesso diamo per scontata la visione di architetture, monumenti e opere d’arte che sono state coinvolte da progetti di restauro, quasi che il nostro patrimonio culturale si conservasse da solo!) ha altresì la funzione di portare il visitatore in luoghi che spesso esulano dagli itinerari turistici classici. E se ciò avviene attraverso le opere di scultura monumentale dei Maestri italiani del ‘900, questo è ancora più interessante, perché permette di creare un connubio fra arte e territorio che difficilmente avviene. Mi auguro che iniziative di questo genere fungano da volano per progetti futuri poiché il lavoro svolto in Puglia dall’arch. Piccarreta sia esempio da perseguire- nelle altre regioni italiane - per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico, storico e contemporaneo".
"Per noi prestatori, Monumenta è stata una rivelazione e la sua fantastica unicità la deve all'entusiasmo con la quale è stata realizzata" è la testimonianza di Sabrina Francesconi del Comune di Pietrasanta "Un'idea innovativa, quella di portare il bello dove c'è il disagio di un cantiere trasformando il disagio in opportunità di valorizzazione culturale ed attrazione turistica. Solitamente la mostra d'arte mette al centro l'artista. Monumenta è diversa perché mette al centro lo spazio che ospita l'opera d'arte che ad esso si fonde in un dialogo unico e percepibile, con discrezione e sensibilità, ansiosa di essere apprezzata dalle persone che li vivono e quotidianamente hanno la possibilità di ammirare l'ospite che silenziosa diventa parte dello spazio come se ci fosse sempre stata. Parliamo di arte che unisce, che offre opportunità di sviluppo senza chiedere niente in cambio, di arte che fa emozionare".