Quel violino di Jon che suona la tristezza del mondo
FRANCESCO GRECO. ROMA – La musica è malinconica, a tratti straziante. Colma di nostalgia. Il maestro suona il suo violino con trasporto. E alla fune si becca applausi e qualche spicciolo.
Otto del martino, fermata del tram numero 8 (Casaletto-Piazza Venezia) di Stazione Trastevere: il musicista è un professore appena arrivato dalla Romania. Si chiama Jon. Madre spagnola, padre rumeno.
E’ maestro anche di chitarra, ma al suo paese non si guadagna abbastanza per vivere. E’ arrivato ieri. Alloggia precariamente a Ostia. Abbiamo, del tutto casualmente, assistito al suo primo concerto a Roma. I passeggeri in attesa guardano ammirati.
Si accorge che stiamo fotografando col cellulare, si avvicina timidamente. Dobbiamo dirlo? C’è un brutto clima creato ad arte da alcuni politici razzisti e xenofobi e alcuni media che fanno loro eco.
Gli stranieri, tutti: Arabi, Cinesi, Neri, Latinos, Slavi, etc. sono diffidenti, hanno sempre un velo di paura nello sguardo. Non si aspettano da noi buoni sentimenti, purtroppo. Ma quando capiscono che noi siano di un’altra cultura, allora la tensione svanisce, si rassicurano e le loro facce si aprono a un sorriso timido, infantile. A noi i pregiudizi e i luoghi comuni non piacciono, ogni persona è un mondo a sé.
E raccontano le loro storie. Jon è felice di essere in Italia, cerca solo una vita migliore, tutti hanno diritto a migliorare la propria esistenza, forse a Bucarest ha una famiglia, dei figli.
Nello stentato italiano che parla non ce lo dice e noi non glielo chiediamo. Vuole essere aiutato. Ci lascia il suo cellulare, vorrebbe dare lezioni, sia di chitarra che di violino.
Arriva il tram numeri 3 (Stazione Trastevere-Valle Giulia). Il nostro. Ci salutiamo con un abbraccio, promettiamo di spargere voce per aiutarlo, intanto diamo qui il suo numero di cellulare (327 3465045).
Jon è commosso, balbetta qualcosa, il sole è forte già a quest’ora e sulle guance scure brilla una lacrima.
Ciao Jon, speriamo di esserti d’aiuto, e magari di rivederci. E forse la tua musica stavolta sarà piena di gioia e di vita.
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