Lo “Zibaldone” di Vittorio Polito, instancabile divulgatore della “Baresità”


NICOLA TRIGGIANI * -
Da qualche giorno è in libreria l’ultima opera di Vittorio Polito, “Zibaldone barese”, con prefazione di Rosita Orlandi e copertina di Marialuisa Sabato (Wip Edizioni).

Scrittore, poeta, giornalista (firma storica del “Giornale di Puglia” e collaboratore in passato di tante altre testate, tra le quali il quotidiano “Barisera”), Polito è una persona eclettica, estremamente curiosa e la curiosità intellettuale – lo sa bene chi fa ricerca per professione e cerca di trasmettere questo desiderio di conoscenza agli studenti – è la qualità indispensabile per chiunque voglia svolgere, per l’appunto, un’attività di studio e di approfondimento.

Polito è stato per quarant’anni assistente bibliotecario nell’Università di Bari (Facoltà di Medicina e Chirurgia) e all’istituzione universitaria è rimasto profondamente legato.

Questo suo impegno lavorativo e il vivere quotidianamente tra i libri, i ricercatori e gli studenti, hanno rafforzato sicuramente la sua grande e antica passione per lo studio e i libri.

Alla curiosità e alla passione per i libri (ne possiede davvero tantissimi) si aggiunge, poi, un amore incondizionato per la sua Città, per la nostra Bari.

Bene, questa miscela virtuosa di interessi e passioni lo ha portato ad approfondire la storia locale, le tradizioni popolari, il dialetto barese, tanto da essere ritenuto meritevole di vari premi, tra cui il “Premio speciale Lozito” dell’“Associazione Giovanni Falcone”, proprio per essersi distinto nell’ambito delle attività socio-culturali in terra di Bari come giornalista e cultore delle tradizioni e del vernacolo.

La sua attività di ricerca si è tradotta in numerose pubblicazioni e curatele sul dialetto barese, Bari e la “Baresità”, in tutte le sue declinazioni.

Dopo aver curato due edizioni del volume “Il dialetto, dignità di comunicazione, dignità sociale” (1997 e 2000), ha pubblicato: “Baresità e … maresità” (Levante Editori, 2008, con prefazione di Vito Maurogiovanni); “Baresità, curiosità e …” (Levante Editori, 2009, con prefazione dell’allora Rettore dell’Ateneo barese Corrado Petrocelli); “Pregame a la barése/Preghiamo in dialetto barese” (Levante Editori, 2012, scritto a quattro mani con mia madre Rosa Lettini, con prefazione del priore della Basilica di San Nicola, Padre Lorenzo Lorusso); “San Nicola, il dialetto barese e … Miracoli, leggende e curiosità” (Levante Editori, 2014, sempre con prefazione di Padre Lorusso); “Baresità” (Edizioni ECA, 2015, con presentazione di Vito Signorile); “Baresi Doc” (Wip edizioni, 2021, con presentazione di Nicola Simonetti e postfazione di Vito Ferri).

Già nei titoli di questi volumi c’è l’essenza del lavoro di ricerca di Polito, nel voler appunto giustamente valorizzare la nostra “Baresità”, la nostra, possiamo dire, orgogliosa appartenenza a questa Città, con le sue tradizioni, la sua cultura, la sua cucina, il dialetto, i modi di dire, i proverbi, i soprannomi, le poesie, i monumenti, le chiese, i teatri, il legame fortissimo con il mare, i personaggi illustri della nostra terra, ricordati nella toponomastica stradale, e poi … San Nicola!

La passione per le storie e le tradizioni non poteva non condurre Polito ad analizzare quel concentrato di saggezza popolare rappresentato dai proverbi, la cui presenza è attestata in tutte le società umane e che hanno talvolta una diffusione universale, essendo oggetto di studio da parte di una vera e propria scienza, la paremiologia.

Ecco allora i volumi “Storie, curiosità e proverbi” (WIP Edizioni, 2021, con prefazione di Matteo Gelardi), e “Storie, curiosità, proverbi …e arte” (Wip Edizioni, 2022, con mia prefazione), che raccolgono un’ampia selezione di proverbi, classificati e distinti in base al tema.

Libri quindi, che, pur avendo numerosi riferimenti a Bari e alla Baresità, ne superano i confini, avendo un respiro assai ampio. Come del resto il successivo volume “Professioni, patroni, preghiere e…” (Wip Edizioni, 2023, con presentazione di Ada Campione e traduzione delle preghiere in dialetto barese a cura di Francesco Signorile), ove viene indagato il rapporto tra categorie professionali e santi patroni (già esplorato – ma limitatamente alla categoria degli otorinolaringoiatri – nei volumi “San Biagio tra storia, leggenda e tradizione”, Edizioni ECA, 2017, scritto con Domenico Petrone e “I Santi protettori degli Otorinolaringoiatri tra storia, leggenda e tradizione”, Edizioni ECA, 2019, scritto insieme allo stesso Petrone e a Matteo Gelardi, con prefazione di Claudio Vicini).

I volumi sui proverbi e sui patroni hanno segnato anche la nascita di un importante sodalizio artistico con la pittrice di fama internazionale Marialuisa Sabato, autrice delle copertine e di tante illustrazioni.

Dopo aver scritto il saggio “Domenico Triggiani: un testimone del tempo. Cenni biografici”, che ricostruisce puntualmente il complesso percorso artistico e culturale svolto da mio padre nell’arco di oltre cinquant’anni e introduce – insieme ai contributi di Egidio Pani e Grazia Distaso – alla lettura delle sue opere teatrali nel volume da me curato (con Rosa Lettini) “A spasso nel Teatro di Domenico Triggiani. Opere in lingua e in dialetto barese” (Cacucci Editore, 2025), ecco lo “Zibaldone barese”: una sorta di “summa della Baresità”, perché riassume fatti, curiosità, storie di Bari già raccontate nei libri precedenti, aggiungendo – come scrive lo stesso Polito nell’Introduzione – “ulteriori sguardi sulla nostra città per lasciare traccia ai posteri, i nostri giovani, che sono più tecnologici, ma meno preparati sulla storia cittadina”. Sguardi fermati anche con la sua macchina fotografica, perché Polito, tra le altre cose, è anche un’artista della fotografia e il libro è illustrato da tanti suoi bellissimi scatti.

La prima parte del libro – che comprende anche un prezioso saggio di Francesco Signorile “Notizie storiche delle tradizioni baresi” – è una scorribanda sulla “Baresità”: dal culto di San Nicola all’Università degli Studi Aldo Moro; dalle edicole votive del centro storico ai frutti di mare, da gustare rigorosamente crudi; dalle donne baresi che hanno dato lustro alla nostra città in vari campi al “Circolo Unione”; dai mestieri scomparsi ai Circoli marinari “Barion” e “La Vela”; dal dialetto alla cucina barese, e via dicendo. Una miniera di informazioni e curiosità di grande interesse per tutti, a cominciare dagli stessi baresi, molti dei quali non conoscono le tante bellezze e meraviglie della nostra Città.

Nella seconda parte del volume sono riprodotte le copertine e le presentazioni dei precedenti volumi di Polito, presentazioni che lette di seguito assumono una diversa dimensione. Da un lato, contribuiscono a far comprendere appieno l’anima di Bari e dei baresi, descritta da tanti poeti e scrittori (da Vito De Fano a Vito Maurogiovanni, da Domenico Triggiani a Gianrico Carofiglio, solo per citarne alcuni, fino a Pier Paolo Pasolini, che in un memorabile racconto del 1951, scritto dopo un suo viaggio a Bari, annotava tra l’altro: “Che freschezza la mattina a Bari! Alzato il sipario del buio, la città compare in tutta la sua felicità adriatica”). Dall’altro, ci restituiscono il ritratto di Polito come di un uomo desideroso di rendere tutti partecipi del suo amore per Bari e della necessità di salvaguardare il grande patrimonio della “Baresità”, a cominciare dal dialetto, nel quale ha composto anche delle splendide poesie riprodotte nell’ultima parte del volume, tra le quali “Bare mì”, un vero inno alla nostra Città, che così si chiude:

“Assà pajìse so canesciùte,

viaggiànne dò e da, a seffùnne,

ma a l’alde vanne me sènghe sperdute:

tu sì la mègghia città du munne!”

* Ordinario di Diritto processuale penale nell’Università di Bari Aldo Moro