A Conversano Antonio Fanizzi converserà sul pittore Paolo Finoglio

CONVERSANO - Misteriosa rimane tuttora la città che diede i natali al pittore Paolo Finoglio, importante testimone della pittura caravaggesca napoletana della prima metà del Seicento.

L’aver indicato, come luogo di nascita, la cittadina di Orta di Atella è puramente teorico per questo personaggio che si dice fosse addirittura di origine spagnola, come peraltro testimonia la sua pittura. Quel che è certo è che egli iniziò la sua attività pittorica a Lecce e qui sposò una tale Rosa Lolli.

In Terra d’Otranto il conte di Conversano era infeudato della città di Nardò e qui, sicuramente, il conte conobbe il pittore al quale commissionò nel 1621 la decorazione della sua camera da letto, adornata per le nozze con Isabella Filomarino dei principi di Roccadaspide.

La sua attività si svolse tra Napoli e Conversano: nella capitale decorò la cappella di San Martino nella omonima certosa ed a Conversano dipinse le tele per gli altari della chiesa di San Cosmo, per l’altare maggiore di quella di San Benedetto e la straordinaria serie di dieci grandi tele raffiguranti episodi del poema “La Gerusalemme liberata”. Nella chiesa di San Cosmo, con l’annesso monastero abitato da monache dell’Ordine delle Cappuccinelle, francescano, si trova un quadro raffigurante San Domenico che reca il ritratto dell’autore mentre bacia il bordo del suo abito, forse proprio per la devozione che nutriva per il santo del quale portava il nome.

L’immagine fa da sfondo alla locandina qui acclusa. Anche per chiese di Monopoli gli furono commissionati dipinti.

Paolo Domenico Finoglio, grazie alla sua arte, aveva raggiunto un invidiabile posizione economica, tanto da aver acquistato due masserie in agro di quest’ultima città, ancora denominate “Pittore” e “Finorio” ed aver investito somme nell’arredamento della seta.

Con certezza si può affermare che finì i suoi giorni nel 1645, forse in Conversano, dove sua figlia Beatrice aveva sposato Giambattista Tarsia, un componente della ricchissima e nobile famiglia, da sempre in stretti rapporti con i feudatari della città: gli Acquaviva d’Aragona. Un loro figlio sacerdote, don Bernardo, nel 1712 lasciò i suoi beni per solennizzare, con l’ottavario, la festa della Madonna della Fonte, protettrice di Conversano.