“Anticipazioni della follia nazista” in Africa (Namibia) in un saggio di Damiana Cicconetti


FRANCESCO GRECO
-“Lo sterminio dei popoli Herero e Nama, originari della Namibia, è accaduto tra il 1904 e 1908…”.

Forse, se i media avessero fatto il loro dovere, svelando al mondo gli orrori in Namibia agli inizi del ‘900, la supremazia della razza “pura” e i genocidi di massa, non avremmo avuto il delirio insanguinato (1939-1945) della II guerra mondiale (60 milioni di vittime, metà sovietici).

“…un genocidio che ha, dunque, rappresentato l’anticipazione della follia nazista…”

Milioni di vite umane immolate. Se la stampa, l’accademia, l’intellighentsia non avessero abdicato al loro ruolo, alla mission. Forse le coscienze non sarebbero state annebbiate dalla propaganda di Goebbels. Censurando la realtà, cantando nel coro. Forse.

“La Germania ottenne mano libera sui territori africani di Togo, Camerun, Africa Orientale Tedesca e Africa Sud-Occidentale Tedesca…”.

Perché il format delirante della tragedia (che può tornare, come ammoniva Primo Levi), postulati etici identici, fu applicato poi nell’Europa dei cosiddetti Lumi, autodefinitasi culla della civiltà occidentale, plasmata dalla filosofia greco-romana e innervata dalle radici spirituali ebraico-cristiane.

“…nella parte centrale del Paese erano presenti ricchi giacimenti di tungsteno e uranio; mentre nella parte orientale vi erano oro, rame, stagno e diamanti”.

La giovane studiosa Damiana Cicconetti (Roma) squarcia il velo della rimozione su una pagina della Storia quasi dimenticata (e si capisce perché), su quelle che possiamo definire prove tecniche di nazismo, con campi di concentramento (la fortezza di Vindhoek e Swakopmund), deportazioni, genocidi (interfacce che si agganciano alla realtà mediorientale, i Palestinesi di Gaza), lavori forzati e lo svela in un saggio appassionato, articolato, ben strutturato, essenziale, a tratti commuovente (“Ogni morte di uomo mi diminuisce…”, Jhon Donne), dal titolo: “Anticipazioni della follia nazista” (Primo genocidio del ’900: lo sterminio degli Herero e i Nama), Edizioni Booksprint, 2022, pp. 80, in ebook (euro 4.99) e versione cartacea (euro 14,90).

“Agli inizi del 1903… i coloni avviarono non poche provocazioni ai danni degli indigeni…”.

E dunque, la giornalista (24 anni, laureata alla Lumsa, gestisce il giornale www.occhiosulmondo.com), in veste di storica documenta – rimuovendo, si ripete, la damnatio memoriae - usando paradigmi analitici adeguati, nel senso che sa quali elementi lo storico deve mettere in risalto e quali, invece, lasciare sullo skyline.

“Perciò, per raggiungere l’obiettivo, i coloni tedeschi spinsero gli Herero alla rivolta, trasformando lo scontro in una vera guerre razziale…”.

E’ la declinazione del colonialismo europeo nei Continenti: Africa, Asia, America Latina. Sul format dell’annientamento delle civiltà precolombiane. Paradigma immutato: si mettono le etnie una contro l’altra, spesso si armano, a volte si spargono malattie infettive, si insedia un re travicello, quasi sempre mantenuto dalla corruzione, arrivano i coloni a occupare terre altrui, si depredano le risorse, si col terrore si regge lo status.

Nello specifico, in Namibia, è quasi lo stesso periodo in cui Leopoldo II del Belgi (1835-1909) massacra 10 milioni di “selvaggi” congolesi.

I tedeschi col casco coloniale, peraltro, erano già fissati – ci dice Damiana - con la superiorità della razza ariana, la teoria del “Lebensraum” (di un geografo, mica un antropologo o un genetista: Friederich Ratzel) ne millantava la purezza.

La studiosa esplora i livelli, le aggettanze, le contaminazioni, soffermandosi sulle dinamiche della “guerra razziale”, le ingenuità degli indigeni, il loro panteistico attaccamento alla terra, le tattiche e le strategie dei colonizzatori che annunciano trattative solo per prendere tempo e continuare a espandersi.

“…dipingendo gli Herero come selvaggi africani da sterminare…”.

Uno studio più che mai attuale: corsi e ricorsi, la stessa Germania oggi non vuole forse derogare dai patti di stabilità che essa stessa ha teorizzato e imposto (agli altri Paesi), per investire in armi quanto gli pare a sostengo di visioni deliranti?

Ma se il mainstream, con i suoi “volenterosi” da salotto lo decodifica come necessario, col Rearm da 800 miliardi, come al gioco dell’oca, si torna al 1904. E le nostre coscienze devono stare, come dicono a Trastevere, in campana.

“…nella Germania di allora, si diceva che “i Nama non possedevano alcun merito e non avevano motivo di vivere, non avendo alcuna utilità nel mondo...”.