Il ‘Vascello Nicolaiano’ pilotato da Vittorio Polito continua ad imbarcare libri sulla Baresità

LIVALCA - E’ stato l’artista Michele Damiani - pittore, scultore ed anche poeta- scrittore - colui che i critici di mezzo secolo fa definirono ‘disegnatore di portentoso talento’ a battezzare il viaggio editoriale dedicato alla ‘baresità’ di Vittorio Polito. Fu chi scrive che, negli ultimi mesi del 2008, propose al Maestro Michele Damiani di ‘inventarsi’ una copertina originale per il volume di Polito “Baresità e … maresità” (Levante Bari, 2008) precisando, come garanzia, che vi era una prefazione del grande Amico Vito Maurogiovanni. Vito, dal punto di vista fisico, non era nel suo periodo migliore, ma, da grande uomo ‘di cuore’ mantenne fede all’impegno precisando: “Gianni non pensare che Polito si fermerà…” dimostrando che aveva enorme esperienza in fatto di persone… “per l’uomo intelligente è fatica far niente”.

Damiani realizzò una copertina vivace e significativa, ancor più attraente e seducente oggi dopo oltre tre lustri, e volle andare oltre quando Polito gli portò il libro pubblicato: decise di disegnare il frontespizio - quello che attestava che il lavoro fosse il numero 13 della collana “La Puglia nei documenti” - con due significative espressioni visive che rendono famosa nel mondo la nostra città, aggiungendo, di suo pugno, questa dedica premonizione: “A Vittorio Pilota di un Vascello Nicolaiano… chiamato Baresità”. Polito in quel Vascello, negli anni, ha imbarcato qualcosa come quindici volumi e ritiene che vi sia ancora posto e a nulla vale ricordargli che “…i libri, i rimedi, gli alimenti, gli amici, i consigli vanno sempre gestiti in piccola quantità”, perché l’eccezione è ‘Polit(icamente)’ corretta per un uomo che nell’ultima pagina del libro sopra citato ha dedicato questo pensiero agli amici lettori: “L’unica persona che non pesta mai piedi a nessuno è quella che non si muove mai. Scusate se, non avendo calli di nessun tipo, mi sono mosso”. Anni fa, una persona che per ‘ovvi’ motivi non potrà confermare, parlando di Vittorio sentenziò: “Se qualcuno dicesse a Polito ‘sei stato … segnalato per il Nobel’, lui non pensa ‘non può essere’, ma immediatamente inizia ad organizzare il viaggio per Stoccolma”. La spiegazione di questa esuberanza intellettuale la fornisce la professoressa Rosita Orlandi in una precisa prefazione all’ultima fatica editoriale del Nostro Vittorio “ZIBALDONE BARESE” ( WIP EDIZIONI, Bari 2025, pp. 234, ill., € 25.00): “… A spingere questo giovane novantenne a continuare a studiare, scrivere, pubblicare è anche un’altra sua dote inesauribile. La sua incredibile curiosità intellettuale: La curiosità è sempre la molla che innesca la conoscenza, il sapere, la cultura, l’erudizione…” e “… mi piace qui ricordare che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella qualche giorno fa, in un discorso pronunziato ad Hiroscima, ha messo in luce il valore della memoria come strumento di resistenza contro l’ignoranza. E’ vero, la memoria va preservata attraverso una resistenza costante contro stili di vita e di pensiero che invogliano alla non consapevolezza, al ‘qui e oggi’, alla costante transitorietà, e portano ad un progressivo oblio del passato, delle origini, della storia, delle tradizioni. Ma per fortuna ci sono persone che coltivano il sapere e restano sufficientemente curiose, tanto da custodire e tramandare la memoria della loro comunità, e così ne salvano l’anima”.

La Orlandi, docente di squisita gentilezza e di enorme rigore intellettuale, ha sempre ascoltato il prossimo con disponibilità e partecipazione senza, però, mai farsi condizionare nel giudizio fedele a quel motto “Ignoranza e presunzione vanno sempre in congiunzione”. Rosita - posso, per conoscenza-amicizia radicata nel tempo e poi fratello Aristotele ci illumina “Nessuno potrebbe amare una vita senza amici, anche se possedesse tutti gli altri beni” - in tre pagine in cui non spreca una parola superflua, spiega l’essenza del libro di Vittorio: “… una variegata Tavola rotonda virtuale, in cui l’Autore ed i suoi prestigiosi interlocutori espongono al Lettore le proprie conoscenze ed i rispettivi punti di vista …”.

A conferma di ciò l’autore nella sua introduzione rende subito omaggio a Nicola Triggiani e Rosa Lettini che hanno pubblicato, per l’Editore Cacucci sotto l’egida del Consiglio Regionale della Puglia, il volume “A spasso nel Teatro di Domenico Triggiani. Opere in lingua e in dialetto barese”: in questo modo Vittorio ricorda anche i fecondi anni di collaborazione con la scrittrice ed attrice Rosa Lettini, scomparsa lo scorso anno, moglie del drammaturgo Domenico Triggiani. Interessanti nel volume le notizie storiche inerenti le tradizioni baresi a cura di Francesco Signorile che, nel 2020 con Giuseppe Gioia e Gaetano Mele per WIP EDIZIONI, ha realizzato un poderoso testo “Per non dimenticare. Dizionario Barese/Italiano e Italiano Barese”, contribuendo a dare una notevole spinta al ruolo del dialetto con un vivace dibattito che, qualche volta, ha fatto vacillare “… quel giunti all’età matura, per ogni cosa ci vuol misura…”. Signorile nel testo di Vittorio ricorda la ‘Festa della Vidua Vidue’ nata per celebrare il 18 ottobre del 1002 la liberazione di Bari dall’assedio dei Saraceni, comandati da Safi, avvenuta grazie all’intervento di una flotta veneziana capitanata dal doge Pietro Orseolo II. Lo storico V. A. Melchiorre nel suo monumentale volume “STORIE BARESI” (Levante Bari, 2010) così ricorda l’avvenimento: “….in segno d’imperitura gratitudine Bari volle in seguito ricordare ogni anno il famoso avvenimento, non in coincidenza del suo anniversario, ma in ricorrenza dell’Ascensione, quando la Regina dell’Adriatico suole celebrare la sua maggiore festa religiosa e civile, nota come lo sposalizio del mare. In quel giorno, i capitoli della Cattedrale e di S. Nicola, preceduti dai rappresentanti degli ordini religiosi e delle confraternite, si recavano in processione nel porto a benedire il mare, tra fitte ali di popolo, mentre le navi alla fonda innalzavano il gran pavese in segno di giubilo. Quando l’arcivescovo levava in alto il Santissimo per benedire, tre colpi di cannone partivano dagli spalti del fortino S. Antonio verso un bersaglio ancorato al largo, fra le grida esultanti della folla che, seguendo con lo sguardo la traiettoria dei proiettili, urlava: La vì, la vì!, donde il nome della cerimonia. Nella stessa ora, a Venezia, il doge celebrava lo sposalizio della propria città col mare, pronunciando dal bucintoro la rituale formula: Ti disposiamo, o mare, in segno di vero e perpetuo dominio!, e lanciava fra le onde un anello nuziale.,,”.

A proposito del doge Orseolo II va detto che nel 1988 Mario Cavalli per la copertina del libro del suo amico Giuseppe Triggiani “Il Melodramma nel Mondo 1597-1987” (Levante Bari, 1988) volle assolutamente inserire in ultima di copertina l’immagine del telone del Teatro Petruzzelli, quello dipinto da Raffaele Armenise, su bozzetto preparatorio di Antonio Lanave, che rappresentava proprio lo sbarco a Bari del doge veneziano. Pazientemente Cavalli fece lavoro di persuasione con il grafico Lillo Dellino, cui era stata affidata la realizzazione della sovraccoperta del libro: fu il sottoscritto a mediare fra l’amico Lillo e Cavalli, mio padre, il quale era cultore della massima “…chi agisce adagio, ma non lento, e bene… gran risultato ottiene…”. Qualche anno dopo l’incendio del Petruzzelli ha ‘legittimato’ quella ‘preghiera’ che, in origine, vedeva Cavalli propendere per la tesi in cui l’ultima di copertina dovesse riprodurre il dipinto a pagina intera. Anni dopo quando rievocai la ‘trattativa’ con Dellino, rispose: “… perché non mi avete avvisato che doveva essere ‘bruciato’? ”.

Con i libri del tipo “ZIBALDONE BARESE” Bari non scompare, ma rinasce sempre con nuova linfa e vitalità ed in questo Polito è un Maestro (dal latino magister, ossia dall’unione di magis grande e il suffisso comparativo ter … precisazione dovuta con Vittorio … non c’è avere che valga sapere) perché nel suo testo ci porta a spasso tra ‘La leggenda del Monte Rosso’ e ‘L’epidemia di colera del 1836’, tra ‘L’Università e i suoi Rettori’ e ‘Le edicole votive del centro storico’, tra ‘Il Circolo Unione’ e ‘L’Aula Magna dell’Università’, tra ‘I Circoli marinari Barion e La Vela’ e ‘Il dialetto barese nella Puglia Mitica di Francesco De Martino’, tra ‘A Bari la tavola è un palcoscenico’ e ‘L’Accademia del Mare’, tra ‘La più rinomata macelleria di Bari’ e ‘Quando la Basilica di San Nicola organizzava concerti musicali’ e tanto altro ancora compreso ‘Rinosutra’ e ‘ Pietre preziose’.

A metà settembre del 2009 - per la precisione nell’occasione in cui mostrai a Polito la copertina ideata da Michele Damiani e la prefazione del rettore dell’epoca Corrado Petrocelli per il volume pubblicato il mese successivo con il titolo “Baresità, curiosità e…” - al gruppo di AMICI presenti stabilmente in azienda rivelai che Vittorio, a mio modo di percepire, si fotografava magnificamente nel titolo del libro, pubblicato pochi anni prima, dallo scrittore brasiliano Paulo Coelho: “Sono come il fiume che scorre”. Coelho che, prima di approdare al ruolo di scrittore di romanzi di successo, è stato un valido autore e direttore teatrale, oltre che valente giornalista ed estensore di testi televisivi, ‘giustificò’ ed ‘esplicitò’ il significato del volume e del titolo con queste parole: “Osservare l’esistenza con la stessa semplicità di chi posa il suo sguardo sul corso di un fiume”. Il fiume di Polito è la BARESITA’: studiata, sviscerata, analizzata, esaminata ed approfondita in tutte le forme. Regalai a Vittorio un pensiero a bassa quota, ma altissimo per chi voglia solcare il Cielo di Coehlo: “Crea nella tua mente l’idea di un perfetto maestro sempre al tuo fianco, e fai tutto con lo scopo di riverirlo e onorare i suoi insegnamenti”. Uno dei presenti con una zelante enfasi “Vittorio tu ‘oscurerai’ Coelho”, mentre più pragmaticamente Francesco De Martino, che era già al lavoro per raccogliere materiale per il suo “Puglia mitica” (Levante Bari, 2012), promise di inserire, cosa che in realtà fece, nel suo volume di oltre 1300 pagine qualcosa sulla baresità: fu così che “La Capasedde” di Giovanni Panza, curata da Vittorio Polito, Rosa Lettini Triggiani e Giuseppe Gioia, risulta inserita nel testo.

Anche per “Baresità, curiosità e…” (Levante Bari, 2009) Michele Damiani volle ripetere l’esperimento di disegnare, in bianco-nero, il frontespizio - quello in cui si attesta che il volume viene pubblicato con il numero 17 nella collana ‘La Puglia nei documenti’ - su una copia di Polito scrivendo “A Vittorio che porta frutti di baresità vera nella sua cesta”. Come non pensare a quel detto barese pronunciato, come una litania, prima di assaporare una primizia: “ Frutte nève jìnd’a la vènde, Spirde Sande jìnd’a la mènde” (Lorenzo e Enrica Gentile, “Nuovo dizionario dei baresi”, Levante Bari, 2007).

Anche questo “ZIBALDONE BARESE” di Vittorio, come gli ultimi precedenti, si avvale di una significativa copertina di Marialuisa Sabato, laureata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bari: poliedrica artista che spazia tra pittrice, scrittrice, illustratrice di libri per ragazzi; può vantare al suo attivo mostre in tutta Italia, anche all’estero, oltre che premi che attestano il suo percorso professionale. Quando Vittorio, non ricordo se nel 2020 o ‘21, m’inviò la copertina del libro sui proverbi, dissi subito ‘opera della Sabato’: tratto inconfondibile, stile peculiare-specifico; nel 2009 illustrò e ideò per un libro di Michele Cassano una copertina che pochi ‘capirono’, ma oggi sembra ancora più ‘seducente’ nella sua verità espressiva. Non è solo un parere personale.

Per il libro di Vittorio ha disegnato il lungomare di Bari, con in primo piano un lampione a tre luci: fede, speranza e carità. Penso sia il caso di dirlo in italiano e non in dialetto: “Forte è la FEDE, grande la SPERANZA, ma di valore la CARITA’ le avanza”, dedicato alle atroci ‘pazzie’ cui il mondo civile assiste come uno spettatore incredulo, attendendo una fine troppo spesso rinviata: la PACE SIA CON VOI.

Il termine Zibaldone - probabilmente voce onomatopeica per alterazione da zabaione (miscela di elementi mescolati) - non è stato scelto a CASO da Vittorio: lui non ama particolarmente il poeta di Recanati, ma è affascinato da uno dei 111 “Pensieri” del figlio del conte Monaldo e della marchesa Adelaide Antici: “Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Con il nuovo anno, il CASO incomincerà a trattare bene voi e me e tutti gli altri, e inizierà la vita felice”. Tradotto nella baresità di Polito, premesso che “Le penzjìre fàscene menì le capìdde bianghe”, a CASO pubblicherà un libro all’anno con la scusa che “Acquànne sì felìce tutte quande sònde amìsce” e poi concluderà con il suo famoso “Pàtte chiàre, amecìzzia lònga” e se, per caso, Livalca o chi per lui, pronuncerà “Amecìzzie sènza malìzzie, adùre fin’a la dì du gedìzzie” ti regalerà un copia del suo libro “STORIE CURIOSITA’ PROVERBI” (WIP EDIZIONI, Bari 2021, pp. 152, ill., € 18,00) con una dedica: “Ogni bel gioco dura poco”.

La storia dello Zibaldone di Giacomo Leopardi è insolita-originale-eccentrica: alla morte, avvenuta a Napoli nel 1837, l’amico Antonio Ranieri entrò in possesso delle 4526 pagine in cui ‘Giacomuccio’ aveva raccolto pensieri, riflessioni, aforismi su letteratura e filosofia e su quell’angoscia leopardiana che sfocia nella ‘noia’. Alla scomparsa di Ranieri tutto il materiale che riguardava Leopardi passò alla Biblioteca Nazionale di Napoli. Fu allora che lo Stato italiano rivendicò il possesso come patrimonio pubblico, vincendo anche una causa con gli eredi del poeta. Per curarne l’edizione a stampa fu costituita una commissione presieduta da Giosuè Carducci e nel 1900 l’editore Le Monnier di Firenze pubblicò l’opera in sette volumi.

Il ‘Vascello’ che contiene lo “ZIBALDONE BARESE” di Vittorio verrà varato con una cerimonia che sancirà il battesimo della ‘baresità politiana’ e, come è giusto che sia, il lancio della fatidica bottiglia sarà gestito da quattro professionisti - due donne, Rosita Orlandi e Marialuisa Sabato, e due uomini, Stefano Bronzini e Nicola Triggiani - nella splendida cornice dell’Aula Magna del Palazzo Ateneo dell’Università di Bari. La data scelta, l’11 giugno 2025 ore 16,30, è quella in cui viene festeggiato San Barnaba: l’apostolo scelto per portare la Buona Novella a tutti i popoli. Questo mi consente di ricordare un altro 11 famoso: l’11 marzo del 1544 nasceva Torquato Tasso, l’autore di quella “Gerusalemme liberata” che tra i versi 480-488 ci regala “…Ma in cima all’erto e faticoso colle/ della virtù riposto è il nostro bene./ Chi non gela e non suda e non s’estolle/ dalle vie del piacer, là non perviene”.

Un pensiero affettuoso, ai tanti POPOLI della TERRA in attesa di un VASCELLO che possa ‘liberarli’, mi sembra doveroso, perché la vera BARESITA’ consiste anche in questo riguardo verso ogni forma di vita che lotti ancora per una LIBERTA’ autonoma: navigando conosci fiumi e mari, ma l’uomo vero lo conosci dal parlare sempre con una PACE progettata-raffigurata non solo nel cuore, ma anche nelle azioni-comportamenti quotidiani … e, anche, in alto mare.