Il Sionismo e i suoi quattro falsi miti
DEBORAH PETRUZZO - Il termine "sionismo" deriva dal nome del Monte Sion, il primitivo nucleo della città di Gerusalemme. Fondamento originale del sionismo è evidentemente il legame che, secondo i suoi sostenitori, unisce gli Ebrei alla Terra Santa. Il ricordo della "patria perduta" e il desiderio di ritornarvi.
Quindi l’intenzione fu quella di creare uno Stato-Nazione ebraico che avrebbe posto fine a tutte le persecuzioni sofferte dagli Ebrei.
Tuttavia, i "sionisti" non presero in considerazione il fatto che su quella collina viveva mezzo milione di Arabi, che avevano radici e tradizioni millenarie.
Il Sionismo considerava gli Ebrei degli esuli e organizzò il "rimpatrio" da tutti gli angoli della terra.
Il movimento sionista si era attivato già molto prima dell’inizio della guerra arabo- israeliana (1948-49) e della Nakba (1948: la catastrofe per i Palestinesi) per impossessarsi, con la forza, dei territori della Palestina storica, fino al quel momento abitati da una stragrande maggioranza arabo-palestinese in piena armonia con le minoranze ebraiche e cristiane: le varie comunità erano per lo più composte da contadini poveri e sofferenti, che subivano l'oppressione del colonialismo britannico e non avevano problemi tra loro.
Il Sionismo, rifiutando totalmente qualsiasi prospettiva rivoluzionaria per risolvere la questione ebraica, vedeva come unica soluzione per porre fine alle discriminazioni, quella di avere un proprio territorio nel quale riunire tutti gli Ebrei del mondo.
Ma le sue proposte rimasero per molti anni in minoranza in quanto la maggioranza degli Ebrei voleva assimilarsi nei propri Paesi di origine.
La situazione del sionismo cambiò durante e dopo l'Olocausto nazista, con il rifiuto dei Paesi europei di accogliere il gran numero di uomini e donne che tornavano dai campi di concentramento con profonde ferite fisiche e psicologiche.
Fu così che, per risolvere la «questione ebraica» nei loro Paesi, i governi imperialisti arrivarono a sostenere la proposta sionista di «una terra senza popolo per un popolo senza terra”, con la quale puntavano a cancellare la presenza, la storia e le tradizioni di un altro popolo, nello specifico i Palestinesi.
Per raggiungere tali obiettivi, i sionisti collaborarono con tutti gli imperialismi (compreso quello tedesco/nazista) che, a loro volta, usarono il Sionismo come strumento per difendere i loro interessi coloniali: ciò riguardò inizialmente gli Inglesi e infine gli Statunitensi che, ancora oggi, li armano fino ai denti per garantire che Israele continui a essere la loro base militare nella regione.
È chiaro, quindi, che la creazione e il riconoscimento di Israele sono sempre stati una questione politica, mai religiosa (legata alla «Terra Santa»), anche se questo continua a essere l'argomento privilegiato dei Sionisti per guadagnare consenso: in un congresso sionista fu suggerito che il territorio da rivendicare potesse trovarsi nella Patagonia argentina, non solo quindi in Palestina.
Nel libro “La storia nascosta del Sionismo”, scritto da Ralph Schoenman (Feltrinelli, 2024), è interessante notare come l’autore evidenzia i quattro falsi miti del Sionismo, che sono poi la base su cui poggia la propaganda del Sionismo stesso, nel tentativo di giustificare – o meglio, occultare – ogni suo crimine; miti che possiamo definire delle vere e proprie falsificazioni. Non è un caso che tali falsificazioni vengano sistematicamente poste al centro di ogni dibattito sulla cosiddetta «questione Palestinese», imponendo quattro argomenti ripetuti come cantilene.
Proviamo ad analizzare queste quattro falsificazioni che lo storico (ebreo antisionista) Ralph Schoenman ha definito “quattro falsi miti”.
1) Una terra senza un popolo per un popolo senza terra. Con tale affermazione, il movimento sionista (nato a fine Ottocento) ha da sempre puntato a cancellare la storia del popolo Palestinese – che da secoli viveva sulla propria terra, la Palestina – con l’obiettivo di espellere i Palestinesi e rubare loro la terra e le case.
Questo fu ben chiaro già all’indomani della risoluzione 181 dell’Onu (1947) con cui, con anche il voto dell’Urss di Stalin (che finanziò e armò i sionisti), venne sancita la spartizione della Palestina, assegnando il 56% agli Ebrei che fino a quel momento ne abitavano solo il 5%. Spartizione che non bastò al Sionismo, capeggiato da Ben Gurion, che diede l’ordine di mettere in atto il piano Dalet e dare il via alla Nakba, ossia alla pulizia etnica dei Palestinesi, proclamando lo Stato genocida di Israele il 15 maggio del 1948 e scippando un ulteriore 22% di territorio attribuito ai Palestinesi.
Ci vollero circa 6 mesi per portare a termine questo piano, che vide l’espulsione violenta di 800.000 mila Palestinesi dalle proprie case e la distruzione di oltre 500 villaggi, nonché l’inizio del primo conflitto arabo-israeliano tra i Paesi arabi confinanti e Israele. Questa fu solo la prima fase della Nakba e l’inizio della pulizia etnica del popolo Palestinese, a cui seguirono ulteriori guerre di sterminio e conquista, come la guerra dei sei giorni (1967), dove furono conquistate con la violenza la Striscia di Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme est, fino all’occupazione della penisola del Sinai e delle alture del Golan.
Altro che “una terra senza un popolo per un popolo senza terra”! Il popolo c’era eccome in Palestina ed è quello arabo-palestinese, che la abitava da secoli in netta maggioranza e in armonia con le altre comunità religiose minoritarie.
Lo Stato criminale di Israele è nato sulla menzogna e sul sangue dei Palestinesi che ancora oggi resistono contro il progetto coloniale sionista, che non punta a sfruttare i Palestinesi oppressi, ma ha l’obiettivo primario di eliminarli totalmente per impossessarsi della propria terra.
2) La democrazia israeliana. Innumerevoli notizie e riferimenti allo Stato di Israele, riportati dai media mainstream, fanno continuamente riferimento all'unica «vera» democrazia presente in Medio Oriente che, secondo loro, sarebbe appunto quella di Israele.
In realtà mentono sapendo di mentire e, come bene dice Schoenman, “lo Stato di Israele è democratico quanto il Sudafrica dell'apartheid”. Chi sostiene tale falsificazione, omette di dire che quello di Israele è uno Stato che si proclama ebraico basandosi su oltre 60 leggi razziali, in cui libertà civili, procedure giudiziarie e i diritti umani fondamentali vengono negati a chi non soddisfa determinati requisiti etnici, razziali e religiosi, rendendo la vita impossibile ai non Ebrei e soprattutto agli Arabi: è nei fatti uno Stato confessionale, teocratico e integralista al pari dei regimi islamici che l’imperialismo considera come unico male assoluto, escludendo però Israele.
Le cose non sono assolutamente migliori nei cosiddetti «Territori occupati» (Striscia di Gaza e Cisgiordania), sui quali incombe la minaccia di questo sedicente “Stato democratico”, che opprime con modalità bestiali i Palestinesi: incarcerazioni sommarie, torture e stupri.
La Striscia di Gaza, è ormai divenuta un lager a cielo aperto, periodicamente bombardata, privata di energia elettrica e persino dell'acqua e che oggi è sotto assedio in quella che definiamo una vera e propria pulizia etnica.
3) Il “diritto di difendersi” di Israele. Come ricorda Schoenman, i Sionisti sostengono che il loro Stato deve essere la quarta maggiore potenza militare al mondo perché Israele è stato costretto a difendersi contro la minaccia imminente proveniente da masse arabe primitive e consumate dall’odio, scese solo recentemente dagli alberi.
La questione della sicurezza è stato l'argomento utilizzato per coprire il sistematico massacro di popolazione civile in tutta la Palestina, in Libano e nel Medio Oriente in generale, per confiscare terre palestinesi e arabe, per espandersi nei territori circostanti ed erigere nuovi insediamenti, per deportare e torturare sistematicamente i prigionieri politici.
A sostenere tale argomentazione non sono solo i rappresentanti della borghesia, ma anche i dirigenti e politici di tutto il mondo: quando fingono di difendere i diritti dei Palestinesi, si affrettano sempre a precisare che Israele “ha diritto di difendersi”.
Sono criminali al pari dei Sionisti nel fingere di ignorare che Israele è un insediamento coloniale, costruito distruggendo città e villaggi secolari, sradicando centinaia di migliaia di Palestinesi dalle proprie terre e case, Palestinesi che hanno tutto il diritto di difendersi attraverso una resistenza armata.
4) Il sionismo come erede morale delle vittime dell'Olocausto. Il quarto mito è quello del sionismo come erede morale delle vittime dell’Olocausto. Questo è allo stesso tempo il più pervasivo e insidioso dei miti riguardo il Sionismo. Gli ideologi del movimento sionista si sono avvolti nel sudario collettivo di sei milioni di Ebrei che sono caduti vittime dell’omicidio di massa nazista. L’amara e crudele ironia di questa falsa pretesa è che il movimento sionista stesso fu attivamente colluso col nazismo fin dal suo inizio.
Sono queste le parole con cui Schoenman tocca senza dubbio una delle più grandi mistificazioni del Sionismo, il quale utilizza poi tale falso mito per equiparare l’antisionismo all’antisemitismo. Ma, come ben documenta Schoenman, la realtà storica ci racconta che i Sionisti in varie occasioni si allearono e strinsero accordi economici, paradossalmente, con i nazisti e i fascisti.
Giudicavano positivamente le persecuzioni antisemite in Europa, in quanto possibile stimolo all'emigrazione che poteva favorire il progetto sionista di colonizzazione della Palestina. Inoltre, Schoenman documenta come i sionisti furono complici silenti dello stesso Olocausto, rifiutandosi di sostenere gli Ebrei che chiedevano supporto per organizzare una resistenza dentro e fuori i campi di sterminio di Hitler.
Termino l’argomento con l’ultimo pensiero che Schoenman dedica ai Palestinesi: “Dobbiamo loro, quanto meno, fedeltà alla loro lotta rivoluzionaria, che non potrà essere completa fino a che non si estenda dal Mediterraneo al Golfo persico, dal Torrente d’Egitto all’Eufrate… e, come i loro oppressori sionisti hanno sempre proclamato, oltre”.