Emanuel Albano pubblica il nuovo libro “In-contro al sacrificio''


DI SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI - Non è assolutamente facile descrivere gli infiniti rimandi emotivi e culturali che incontriamo in un lavoro complesso come quello di Emanuel Albano dal titolo: “In-contro al sacrificio. Il dispositivo sacrificale tra storia mente e cervello”. Dal mio punto di vista si tratta di un’opera d’avanguardia che si nutre di radici profonde, edita da Marcianum Press.

Meravigliosa anche la dedica pensata da chi evidentemente conosce i sentimenti umani: “Alle sorelle e i fratelli, il cui sacrificio non è mai stato riconosciuto”.

Niente di più vero in questa affermazione. Vi sono infatti sacrifici di cui non si percepisce nemmeno l’esistenza ma che vengono vissuti a un livello inconscio e pertanto se ne risente l’effetto crudele senza però averne consapevolezza. Non è infatti casuale che nel sottotitolo l’Autore scriva … ‘tra storia mente e cervello’. La storia, individuale e sociale, è strutturata da ricordi, frammenti di vissuti, memoria esplicita ed implicita: non è difficile dunque intendere che trattasi di una texture che trae nutrimento dall’esperienza che si imprime nelle sinapsi, nel misterioso organo che definiamo cervello generatore della mente, che si pone in una area di confine estremamente mutevole e condizionabile. Sono le emozioni la madre del pensiero emanazione della mente. È allora che cosa significano per gli esseri umani le emozioni a cominciare dal senso e significato del sacrificio: del compiere cioè una azione ritenuta sacra, che ha a che vedere il più delle volte con delle ragioni altre fino a raggiungere la trascendenza.

Il lavoro è suddiviso in vari capitoli e il sacrificio, scrive l’Autore è più di un tema perché sempre è stato tra sacro e profano, tra infinito e finito.

Non si dimentichi che c’è sempre stato un capro espiatorio nella storia quasi a sollevarsi di quei debiti veri o presunti, sensi di colpa, con l’Alterità. Sacrificare il bene più prezioso per dimostrare che il primum movens ha diritto a tutto, ad ogni cosa. In mente mi viene la richiesta di Yahweh nei confronti di Abramo: il sacrificio di Isacco, del figlio tanto amato e desiderato.

Una prova che dimostrasse in primis ad Abramo chi era l’ amato, cioè Dio onnipotente, quel Dio “che atterra e suscita, che affanna e che consola” (Manzoni).

Non è nemmeno casuale che la tragedia, come genere nasca ad Atene alla fine del VI sec. a.C., e che Il termine stesso tragodìa è inteso quale “canto dei capri ...”. Le tragedie sono nate per celebrare appunto il canto dei Capri sacrificali, ovvero di coloro che pagavano per tutti per riscattare il popolo o l’eroe da ogni dolore o pestilenza .

Si rammenti” Il sacrificio di Ifigenia’ di Lucrezio che pone in luce come le credenze conducano gli esseri umani ad azioni efferate. L’innocenza sacrificata sull’ altare di una falsa coscienza che rende il padre indifferente.


Nei gruppi di psicodramma o psico dinamica si individuano subito il leader, con le due variabili: i gregari e il capro espiatorio, ossia colui che paga per tutti. Colui o colei che diventano schermo di proiezioni maligne, di identificazioni proiettive maligne, e che si assumono le colpe di tutti.

Ecco non siamo affatto mutati dal tempo della clava: la natura umana è abissale ed è fatta di tenebre dalle quali deve sgorgare la luce, fatta di ciò che definiamo male per poter intravedere il bene. Invero il confine tra innocenza e colpevolezza è molto labile. L’ Autore infatti nota che per Freud il sacrificio è un sacrilegio consentito “consentito dalla comunità intesa nella sua unità”. Che senso d’altra parte avrebbe il Coro nelle tragedie se non quello di rappresentare tutti noi?

La dissertazione dell’ Autore è davvero un capolavoro.

Ma il capro espiatorio per eccellenza è stato il Cristo, il testimone dell’ Amore assoluto che attraverso il suo stesso sacrificio metaforizza lo stesso ponendo in atto la più grande rivoluzione della storia umana: “ fate questo in memoria di me”.

Sacrifica il passato perché nasca una nuova dimensione della coscienza. Come dovrebbe accadere in una coppia: sacrificare il vecchio per generare il nuovo. .

Il Cristo sulla Croce è l’Agnello per eccellenza che con le sette parole della salvezza fa “nuove tutte le cose”. Egli dona liberamente se stesso per amore e solo per amore.

Quante persone si donano ma che, in questa sorda realtà, nessuno riconosce? Sono la rappresentazione vivente del sacrificio, di quell’Amore che solo può guarire la nostra società.

Il sacrificio inteso come regalo lo dona il Signore: “Il calice con il suo sangue, il pane con il suo corpo”.

Poi per noi pugliesi fanno testo le sette parole di Padre Pio, San Pio da Pietrelcina, il quale affermava:” Dove c’è più sacrificio, c’è più generosità”.