Ex Ilva, Emiliano: “Siamo a un passo dal protocollo o dal fallimento”. Il M5S attacca: “Il governo è una minaccia per Taranto”
BARI – «Siamo a un passo dalla firma del protocollo o dal fallimento». È il monito lanciato dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, intervenuto questa mattina su Radio Anch’io (Rai Radio 1) per fare il punto sulla vicenda dell’ex Ilva di Taranto.
Emiliano ha ripercorso l’impegno della Regione per la decarbonizzazione dello stabilimento: «Nel 2015-2016 abbiamo iniziato a parlare di un’Ilva a basse emissioni, per conciliare salute e lavoro. All’epoca nessuno ci credeva, nemmeno parte del Pd. Ora tutti – anche il centrodestra e i sindacati – riconoscono che questa è l’unica strada percorribile».
Il governatore ha sottolineato la necessità di un compromesso sull’approvvigionamento del gas per alimentare i futuri impianti a tecnologia DRI: «Le navi rigassificatrici non sono impianti inquinanti, ma possono bloccare lo sviluppo del porto. Servono scelte condivise, e il ministro Urso sta cercando una mediazione. Ma ora – ha aggiunto – servono risposte da tutte le forze politiche».
Sulla crisi politica che ha portato alle dimissioni del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, Emiliano ha commentato: «Un sindaco non può affrontare da solo l’impatto emotivo e sociale di questa crisi. Servono tutele e supporto per chi, come lui, si trova ogni giorno a gestire il dolore dei cittadini».
M5S all’attacco: “Il decreto Ex Ilva è una minaccia”
Durissimo il giudizio del Movimento 5 Stelle, che con il deputato Leonardo Donno ha bocciato il decreto del governo: «È una minaccia per i cittadini e per il territorio. Si continuano a spendere miliardi per uno stabilimento in crisi, senza un piano industriale e senza prospettive reali di riconversione green».
Donno ha attaccato il ministro Adolfo Urso, definendolo «inadeguato», e ha criticato il contenuto del decreto: «Niente bonifiche, niente riconversione a idrogeno verde, solo carbone e inquinamento per altri 13 anni. Il governo rinvia, aumenta i poteri dei commissari e dimentica lavoratori e salute pubblica».
Secondo il M5S, il piano approvato «cancella la speranza della decarbonizzazione avviata con il governo Conte II» e rappresenta «l’esempio del totale fallimento della politica industriale del centrodestra».