Nino D’Angelo a Barletta: una serata sincera tra nostalgia e riflessione. Ma tra lui e Gigi D’Alessio resta l’eterno enigma… chi è il vero “Re di Napoli”?
NICOLA RICCHITELLI – A Barletta, il concerto di Nino D’Angelo non ha fatto registrare il tutto esaurito, ma ha riempito i cuori. In un’epoca in cui i numeri sembrano contare più delle note, il “Poeta con la voce di popolo” continua a cantare per chi non dimentica. Una serata di emozioni, ricordi e musica dal cuore partenopeo ha riempito il Fossato del Castello Svevo di Barletta lo scorso sabato 26 luglio, quando Nino D’Angelo ha portato in scena lo spettacolo “I miei meravigliosi anni ’80”, un viaggio musicale nei suoi brani più iconici. Tuttavia, accanto all’affetto del pubblico e alla qualità artistica, sembrava aleggiare nell’aria anche un interrogativo che da anni anima la scena napoletana: chi è il vero Re di Napoli? Lui o Gigi D’Alessio?
Nino D’Angelo ha dimostrato ancora una volta di essere un artista autentico, popolare e radicato nel sentimento della sua terra. Il concerto ha avuto momenti toccanti, tra “Popcorn e patatine”, “Senza giacca e cravatta” e la struggente “Napoli”, che hanno scaldato i cuori di un pubblico affezionato, perlopiù adulto e legato agli anni d’oro del “caschetto biondo”. Nino sale sul palco con l’umiltà e la fierezza di chi ha attraversato decenni di musica e trasformazioni, senza mai perdere l’identità. Mentre Gigi D’Alessio colleziona sold out e incanta piazze con un linguaggio più moderno e uno stile accattivante, Nino resta legato a una narrazione più profonda, che parla di radici, sacrifici e appartenenza.
La location del Fossato del Castello ha restituito intimità e bellezza, ma non ha nascosto un dato di fatto: l’arena non era piena, qualche posto vuoto e una vendita biglietti che ha faticato a decollare, visto che vi erano posti disponibili fino a qualche ora prima dell’inizio del concerto, questo nonostante il grande rispetto di cui D’Angelo gode.
Il confronto con Gigi D’Alessio, da anni il nome dominante della scena neomelodica e pop partenopea, è inevitabile. Mentre D’Angelo si esibiva a Barletta, in questa estate 2025 Gigi D’Alessio ha inanellato sold out ovunque, i suoi concerti hanno riempito stadi, arene e dirette TV, alimentando il mito di un artista diventato simbolo. Forse è giunto il momento di chiederci: il successo va misurato in biglietti venduti o in verità trasmesse? Perché se Gigi è il presente scintillante della canzone napoletana, Nino ne resta l’anima nuda e sincera. E a Barletta, quella sera, l’anima ha cantato forte.
Nino D’Angelo ha dimostrato ancora una volta di essere un artista autentico, popolare e radicato nel sentimento della sua terra. Il concerto ha avuto momenti toccanti, tra “Popcorn e patatine”, “Senza giacca e cravatta” e la struggente “Napoli”, che hanno scaldato i cuori di un pubblico affezionato, perlopiù adulto e legato agli anni d’oro del “caschetto biondo”. Nino sale sul palco con l’umiltà e la fierezza di chi ha attraversato decenni di musica e trasformazioni, senza mai perdere l’identità. Mentre Gigi D’Alessio colleziona sold out e incanta piazze con un linguaggio più moderno e uno stile accattivante, Nino resta legato a una narrazione più profonda, che parla di radici, sacrifici e appartenenza.
La location del Fossato del Castello ha restituito intimità e bellezza, ma non ha nascosto un dato di fatto: l’arena non era piena, qualche posto vuoto e una vendita biglietti che ha faticato a decollare, visto che vi erano posti disponibili fino a qualche ora prima dell’inizio del concerto, questo nonostante il grande rispetto di cui D’Angelo gode.
Il confronto con Gigi D’Alessio, da anni il nome dominante della scena neomelodica e pop partenopea, è inevitabile. Mentre D’Angelo si esibiva a Barletta, in questa estate 2025 Gigi D’Alessio ha inanellato sold out ovunque, i suoi concerti hanno riempito stadi, arene e dirette TV, alimentando il mito di un artista diventato simbolo. Forse è giunto il momento di chiederci: il successo va misurato in biglietti venduti o in verità trasmesse? Perché se Gigi è il presente scintillante della canzone napoletana, Nino ne resta l’anima nuda e sincera. E a Barletta, quella sera, l’anima ha cantato forte.

