'Piano casa frenato dai costi dei materiali, ma non solo', a Lecce si contano ben 57.051 immobili di tipo residenziale


LECCE
- «Il Piano casa è frenato dai costi dei materiali, ma non solo». È quanto emerso nel corso della sesta commissione consiliare che si è svolta questa mattina, a Lecce, a Palazzo Carafa. All’ordine del giorno la prosecuzione della discussione sul tema «Il contributo del settore delle costruzioni al progresso della Città di Lecce». Ha introdotto i lavori il presidente della commissione Bronek Pankiewicz. Ha preso la parola, poi, Davide Stasi, data analyst, che ha illustrato la composizione del patrimonio immobiliare privato, fornendo i dati più recenti sullo stock immobiliare nella città capoluogo.

«Sono certamente condivisibili le finalità del Piano casa – commenta Stasi – perché si promuovono il recupero, il riuso, il miglioramento architettonico e l’efficientamento energetico di immobili che versano in uno stato di degrado. Inoltre, si permettono ampliamenti volumetrici di edifici esistenti, con specifiche regole e limiti. In generale, è consentito un ampliamento del 20 per cento della volumetria esistente, fino a un massimo di 300 metri cubi, per edifici residenziali e misti. Per gli interventi di demolizione e ricostruzione, è possibile un aumento volumetrico fino al 35 per cento, con un limite di 200 metri cubi nelle zone rurali. In questo modo, si può anche frenare un’incontrollata espansione edilizia che porterebbe a un maggiore consumo di suolo. L’adozione del Piano casa, in applicazione alla legge regionale numero 36 del 19 dicembre 2023, è senza dubbio un passo concreto verso la rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Anche in considerazione del progressivo calo demografico – aggiunge Stasi – non va più intrapreso il percorso della costruzione di nuove case, lottizzando altri nuovi terreni. Meglio concentrare le energie sul recupero dell’esistente».

Ad oggi, si contano ben 57.051 immobili, in base ai dati amministrativi-censuari archiviati. I miglioramenti acquisiti nelle banche dati del catasto (per esempio con la foto-identificazione) e quelli ancora in corso, come le revisioni dei classamenti tendono a rendere sempre più corrispondente la situazione inventariale catastale a quella reale. Occorre tenere presente che la variazione dello stock di unità immobiliari urbane possa dipendere da almeno tre fattori: nuove costruzioni; frazionamenti o fusioni di unità immobiliari esistenti; rettifiche dovute a censimento di unità immobiliari già esistenti, accertamenti, correzione di errori. Lo stock immobiliare di Lecce consiste in 57mila unità (o loro porzioni) con destinazione residenziale, oltre a 2.493 fabbricati con destinazione non residenziale, come uffici e studi privati (categoria A10), per un totale di 59.544 immobili ricompresi nel gruppo catastale A.

«Seppur apprezzabile in linea teorica – prosegue Stasi – avendo quale finalità principale il recupero, la riqualificazione e il riuso del patrimonio edilizio, il Piano casa risulta ancora di difficile applicazione per alcune tipologie immobiliari (ad esempio nei condomìni). Uno dei motivi va ricercato anche nei costi dei materiali, ancora alti dopo la stagione del Superbonus».

Come punto di riferimento per gli operatori economici, al fine di quantificare il costo dei prodotti, delle attrezzature e delle lavorazioni, c’è il Prezzario 2025 della Regione Puglia, che si è adeguato alle indicazioni previste dal decreto legislativo 36/2023 (Codice dei contratti pubblici) e mette a disposizione ben 16.867 prezzi di opere compiute, con ulteriori 444 articoli rispetto al Prezzario dell’anno prima, corrispondente a un incremento del 2,7 per cento.