Coldiretti, vendemmia: situazione positiva, +20% di produzione rispetto al 2024
È un’estate che corre veloce quella del 2025, e insieme a lei anche la vite ha accelerato il suo corso. Sotto un sole che non ha concesso tregua, in molti vigneti italiani i grappoli hanno già raggiunto la giusta maturazione. Così, tra i filari dell’azienda agricola Massimo Cassarà , a Salemi, in provincia di Trapani, sono arrivati i primi secchi di Pinot Grigio. È qui che, come da tradizione, prende il via la vendemmia italiana, in anticipo rispetto alla media degli ultimi anni.
Il caldo ha fatto da motore, spingendo le uve a maturare prima, ma la vite – pianta resiliente per natura – ha risposto con tenacia. E anche quest’anno, il vino non si fa scoraggiare: nonostante siccità e maltempo, la qualità delle uve è tra il buono e l’ottimo. Coldiretti stima una produzione di 45 milioni di ettolitri, in linea con gli anni precedenti.
Ogni vendemmia racconta una storia diversa, e quella di quest’anno parla di resistenza, adattamento e voglia di andare avanti. Il clima, ancora una volta, è stato protagonista: temperature elevate, siccità , ma anche episodi di maltempo sparsi hanno messo alla prova le vigne lungo tutta la penisola. Eppure, la risposta della natura è stata sorprendente.
Le malattie fungine, come peronospora e oidio, temute soprattutto dopo le esperienze degli ultimi anni, sono state sotto controllo, e anche gli attacchi degli insetti alieni non hanno avuto l’impatto temuto. A crescere, però, sono stati i costi: irrigazione, trattamenti e strategie di difesa hanno richiesto maggiori risorse, ma il risultato – almeno finora – sembra valerne la pena.
Come ogni anno, la vendemmia è un lungo racconto che si srotola da nord a sud, da luglio fino a novembre. Si parte con Pinot e Chardonnay destinati agli spumanti, si prosegue in agosto con i bianchi, poi settembre e ottobre diventano il regno del Prosecco, del Sangiovese, del Montepulciano, fino ad arrivare ai rossi più tardivi come Aglianico e Nerello, che aspettano l’autunno inoltrato per esprimersi al meglio.
Ogni grappolo ha il suo tempo, e ogni territorio racconta un pezzo di questa storia italiana fatta di tradizione, passione e lavoro.
Mentre nei campi si raccolgono i frutti di mesi di attesa, il settore guarda anche ai mercati e alle sfide internazionali. Gli Stati Uniti, primo mercato per valore del vino italiano, impongono dazi che complicano le esportazioni. E sul fronte culturale, proseguono le campagne che cercano di demonizzare il vino, dimenticando il suo posto nella Dieta Mediterranea e i benefici legati a un consumo consapevole.
Eppure, il vino italiano continua a rappresentare un’eccellenza assoluta. Secondo Coldiretti, il comparto vale oltre 14 miliardi di euro. Sono 241.000 le imprese coinvolte, su 675.000 ettari coltivati a vite. Veneto, Sicilia e Puglia guidano la classifica delle regioni più produttive, e dietro ogni bottiglia ci sono 1,3 milioni di persone: agricoltori, enologi, cantinieri, venditori, comunicatori. Un mondo intero che lavora con dedizione.
In Puglia la situazione è molto positiva: si stima un +20% di produzione rispetto al 2024. Le viti hanno reagito bene e la qualità è alta.
La vendemmia non è solo un raccolto: è un rito collettivo, è attesa e speranza, è memoria e innovazione. L’Italia del vino si rimette in moto, tra filari assolati e cantine che profumano di mosto. E anche quest’anno, nonostante le incertezze, il racconto del vino italiano continua, fatto di passione, lavoro e rispetto per la terra.
