Hiroshima: 80 anni di incubo atomico


NICOLA ZUCCARO –
La mattina del 6 agosto 1945, alle ore 8:15, l’Aeronautica militare statunitense sganciò la bomba atomica Little Boy sulla città di Hiroshima, cui fece seguito, il 9 agosto, lo sgancio della bomba Fat Man su Nagasaki. Le due missioni provocarono un elevato numero di vittime, in gran parte civili, stimato fra le 150.000 e le 220.000 persone.

La duplice incursione aerea, con molta probabilità, fu un atto di vendetta degli USA nei confronti del Giappone per il bombardamento subìto da parte dell’aviazione militare giapponese il 7 dicembre 1941 presso la base di Pearl Harbor.

I pesanti attacchi aerei su Hiroshima e Nagasaki rappresentarono, per la gravità dei danni causati, il primo e unico utilizzo in guerra di armi atomiche.

Negli ottant’anni successivi ai bombardamenti sulle due città giapponesi, le frequenti tensioni politico-economiche internazionali sviluppatesi durante la Guerra Fredda hanno incoraggiato lo sviluppo tecnologico e aumentato la produzione di testate nucleari sempre più sofisticate.

Il loro utilizzo, nell’eventualità di un ipotetico quanto futuro conflitto su scala mondiale, è tornato a essere di stretta attualità nello scorso fine settimana, per la presenza di sottomarini statunitensi a ridosso delle coste della Russia.