Il Fantasma del Castello Aragonese di Taranto

MARIO CONTINO* - In autunno, quando le nebbie del mare si mescolano alla luce della luna piena, il Castello Aragonese di Taranto muta volto: da monumento storico diventa teatro di apparizioni spettrali. Qui, tra mura antiche e cortili silenziosi, la leggenda narra di una presenza femminile, avvolta in un abito bianco, che si aggirerebbe tra le pietre del maniero.

Secondo i racconti popolari, sarebbe lo spettro di una principessa spagnola, vittima di gelosia e crudeltà, a materializzarsi nelle notti più limpide. Vestita di un luminoso abito bianco, vaga senza pace tra le mura, in cerca di verità o di giustizia. Alcuni giurano di averla intravista, altri raccontano di aver percepito la sua presenza nell’eco dei propri passi, senza tuttavia trovare il coraggio di voltarsi per una conferma visiva.

Va inoltre ricordato che visitatori e restauratori hanno riferito di aver udito fenomeni sonori inquietanti: un respiro profondo, un rumore ritmico simile a un battito cardiaco, voci provenienti da stanze apparentemente vuote. Esperienze che per alcuni rappresentano sorprendenti testimonianze del mistero, mentre per altri non sono che suggestioni o chiacchiericcio popolare.

Taranto è di per sé un’ambientazione perfetta per chi ama i misteri, e il suo maniero ne è la prova inconfutabile: antiche fortificazioni, sotterranei ancora inesplorati, celle buie e la leggendaria sala delle torture, dotata di un foro nella volta progettato per amplificare le urla dei prigionieri. In un contesto simile, l’immaginazione fa presto a trasformare la storia in leggenda, e la leggenda in un autentico racconto gotico.

Oltre al fascino leggendario, il Castello conserva una storia molto movimentata. Le sue origini risalgono al periodo bizantino, prima dell’anno Mille, quando venne costruita una prima fortificazione per difendere la città dagli attacchi dei Saraceni. In seguito, nel 1486, fu Ferdinando II d’Aragona ad affidare all’architetto senese Francesco di Giorgio Martini il progetto di ampliamento, trasformandolo in una fortezza capace di resistere alle nuove armi da fuoco e alle incursioni turche. Da allora, il maniero assunse l’aspetto imponente che ancora oggi si può ammirare.

Tra le mura di questo antico maniero, il fantasma della dama bianca e altre presenze invisibili sembrano aleggiare senza tempo, sospese tra storia e leggenda. Si dice che nelle notti di luna piena la figura diventi più definita, quasi tangibile, trasformando i corridoi e i cortili in un palcoscenico spettrale che fa gelare il sangue e cattura lo sguardo dei visitatori più coraggiosi.

Una curiosità che pochi conoscono riguarda Alexandre Dumas padre, celebre autore de Il Conte di Montecristo. Lo scrittore francese trascorse infatti ben sedici mesi di prigionia tra le mura della fortezza, tra il 1799 e il 1800. Durante la campagna d’Egitto, a bordo della nave La Belle Maltaise, danneggiata da una tempesta, approdò a Taranto convinto di trovarvi una città alleata dei francesi. In realtà, i Borbone avevano da poco ripreso il controllo e lo fecero arrestare, rinchiudendolo nel castello.

Quell’esperienza, segnata dall’isolamento e dalla riflessione, si dice abbia fornito a Dumas l’ispirazione per alcuni passaggi del suo capolavoro. Non a caso, negli ultimi anni, una mostra ospitata all’interno della fortezza ha celebrato il legame tra lo scrittore e Taranto.

Oggi il Castello Aragonese appartiene alla Marina Militare italiana, che dal 1887 ne ha fatto la propria sede, occupandosi anche di restauri e di attività culturali. Ma al di là delle note storiche e delle sue attuali destinazioni d’uso, resta il fascino oscuro di un castello che sembra non dormire mai.

*Scrittore del Mistero