L'acqua del lago e i silenzi d'amore, Giulia Caminito



ALESSANDRA POLITI - "Bevo un sorso d'acqua di lago e mi viene da ghignare: è dolce, è zuccherina, questa acqua, questo pantano, ha il sapore delle ciliegie, della marmellata di clementine, dei marshmallow, l'acqua del lago è sempre dolce, urlo con tutta la voce che ho.

Ancora: l'acqua del lago è sempre dolce.
Urlo con tutta la voce che ho".

Invece l'acqua del lago non è sempre dolce, è amara rabbia ingoiata a forza, è irruenza che strappa la gioia di vivere, è aspro succo di un limone che marcisce abbandonato in una busta sotto il sole.

È acqua opaca, limacciosa e la sua voce fa "glu glu glu".

È la stessa voce dei tradimenti svelati, delle madri ossessive, dei silenzi d'amore.

Ho faticato a portare a termine la lettura di questo libro: un cortile di anime tristi.

Un elenco di lagnanze.
Lento, a tratti fermo, proprio come l'acqua del lago, stropicciato da una donna eccessivamente fiera, testarda, severa e prepotente, Antonia, e una spezzata, Gaia, sconosciuta anche a sé stessa, di quelle che vedi sempre soltanto a metà, sgualcite, irrisolte, come burattini inghiottiti dalla balena.

Una giovinezza che emerge potente ma pervasa da un inconscio ostile e ribelle, da una fame d’amore rimasta insaziata e divenuta insaziabile.

Così l'acqua torbida del lago riflette la loro esperienza di vita, segnata da sofferenza, frustrazioni, fallimenti e mancanza di speranza. 

Gaia è come una diga che trattiene, trattiene e poi si rompe. S'illude di poter sopportare, digerire un evento, metterci una pietra sopra, ma a furia di sforzarsi a rispondere in modo logico e calmo, alla fine esplode furiosamente.

Lo fa perché la vita la porta al punto di rottura, a non farcela ad andare oltre, allora il fuoco della violenza la pervade, finché non diventa un accendino sulla benzina.

"Mi delizia questo mondo residuo di incendi..
È questo adesso il mio superpotere: guardare gli oggetti, le case, le persone mentre patiscono".

Questo libro è stato di certo un caso editoriale di cui si è parlato tanto, è il terzo romanzo di Giulia Caminito e oltre ad aver vinto il premio Campiello è entrato nella cinquina dei testi finalisti del Premio Strega 2021.

Eppure io ho fatto fatica a leggerlo, non perché la scrittura sia complessa o confusa, anzi, scorre in modo abbastanza lineare.
Sicuramente non ho empatizzato con la protagonista, astiosa, fredda e sempre vittima del suo destino, soprattutto non ho capito e giustificato i suoi mezzi, mi è rimasta sempre a distanza.

E poi è mancata quella linfa vitale che porta un lettore a voler avidamente mangiare le pagine, per scoprire cosa succederà.

Qui succede una vita normale, comune a milioni di persone, in un film al rallentatore che stanca, annoia e approda a un finale a libera interpretazione (che personalmente non prediligo), che lascia però un messaggio inequivocabile: non sempre la fatica ripaga.

Non sempre ciò che si fa viene riconosciuto e apprezzato. Non sempre si vince, spesso si fallisce.
Ma questa è una storia troppo vecchia. Lo sapevamo già!


L'ACQUA DEL LAGO NON È MAI DOLCE
Giulia Caminito
Bompiani Editore
Pagine 302, euro 18,00