Notte della Taranta: nazionalpopolare ma con pochi riferimenti alla realtà globale


MELPIGNANO 
– Durante la Notte della Taranta, a un certo punto Serena Brancale ha pronunciato la parola “Gaza”. Per un attimo, il pensiero si è allargato al contesto globale. Se non fosse stato per il monologo pacifista di Charlie Chaplin proiettato sul maxischermo nel “Grande Dittatore”“Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, gioire della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci…” – il richiamo alla pace sarebbe stato quasi assente.

Un collegamento più esplicito con le sofferenze di donne, bambini e anziani in contesti di conflitto internazionale, così come con giornalisti impegnati sul campo, avrebbe contribuito a un messaggio di maggiore sensibilità e responsabilità sociale.

Anche su questioni locali e ambientali, come la gestione del territorio, la tutela degli uliveti, la sostenibilità dei pannelli fotovoltaici, la Xylella e il turismo, il silenzio è stato evidente. Intanto, il pubblico continuava a ballare e suonare la pizzica tra ulivi, in uno scenario che meriterebbe maggiore consapevolezza del contesto in cui si svolge il festival.

La Notte della Taranta, pur godendo di grande popolarità e diretta Rai, mostra oggi i limiti della formula: l’equilibrio tra intrattenimento, tradizione e approfondimento culturale richiede compromessi che a volte si traducono in autocensura o semplificazione.

L’evento è rimasto comunque apprezzato per la musica e l’atmosfera, ma il format appare ormai nazionalpopolare, lontano dall’intensità e dalla freschezza delle prime edizioni. Il pubblico cambia, come cambiano le modalità di fruizione e socializzazione, e il festival potrebbe trarre beneficio da un rinnovamento che guardi al territorio, alle radici culturali e alla cultura musicale senza inseguire solo l’audience.

La Notte della Taranta può rinascere come una fenice dalle proprie ceneri, se saprà combinare tradizione, autenticità e apertura a nuove prospettive culturali, valorizzando la ricchezza dei territori e dei suoi artisti locali.