Foggia, la brutale aggressione ad Andrea Tigre riapre il dibattito sulla sicurezza


FOGGIA – Omertà, minimizzazione, giustificazioni. Sono queste le piaghe che da anni paralizzano Foggia di fronte a episodi di violenza come quello avvenuto venerdì sera nel centro storico. La vittima è Andrea Tigre, 19 anni, studente di medicina e portiere del Foggia Incedit, aggredito senza motivo da un gruppo di adolescenti. Il giovane ha riportato fratture multiple al volto, con la prospettiva di un intervento chirurgico complesso.

L’aggressione è avvenuta tra piazza Mercato e via Arpi, un’area ormai nota per la presenza di baby gang. Non è la prima volta che accadono episodi simili: rapine, scippi e aggressioni fisiche sono ormai all’ordine del giorno. La risposta della città, come denunciato dal gruppo Difendiamo il Quartiere Ferrovia, resta spesso superficiale: indignazione sui social, qualche articolo di cronaca e nulla di concreto.

Genitori assenti e giustificazioni diffuse

Secondo Difendiamo il Quartiere Ferrovia, la responsabilità non ricade solo sugli aggressori. Vi è anche la responsabilità di genitori assenti e di chi minimizza, giustifica o normalizza la violenza: “Eh, ma succede dappertutto”, si sente ripetere. Un atteggiamento che, secondo il gruppo, contribuisce a una cultura dell’impunità, dove le piazze diventano zone franche di illegalità.

La violenza, proseguono, non è una ragazzata. La legge italiana prevede pene severe per le lesioni gravi e per le aggressioni commesse per futili motivi, ma troppo spesso i colpevoli ottengono attenuanti legate all’età. Dieci contro uno non è coraggio, ma vigliaccheria, sottolinea la nota.

Controlli e presenza dell’esercito

Difendiamo il Quartiere Ferrovia lancia un appello alle istituzioni: più pattuglie nei punti caldi della città, anche con il supporto dell’esercito, per spezzare il senso di impunità e proteggere i cittadini. Non si tratta di repressione fine a sé stessa, ma di sicurezza concreta, sul territorio, dove la violenza esplode realmente.

Andrea Tigre diventa così simbolo di una città che deve decidere da che parte stare: continuare a nascondere i problemi sotto il tappeto, o affrontare la realtà con azioni concrete, controlli seri e pene certe.


La violenza di venerdì non è un episodio isolato. Senza sicurezza non c’è libertà, e senza libertà non c’è futuro, ammoniscono i residenti. Un monito chiaro a chi continua a minimizzare: guardate negli occhi le vittime, proteggete la città, e smettete di giustificare l’ingiustificabile.