Francesco Maria Mancarella: ''Mi piace immaginare una musica senza barriere''

(PH Michele Giannone)


Francesco Maria Mancarella, il pianista e compositore apprezzato in Italia e a livello internazionale, ci racconta del suo nuovo progetto discografico che porta il titolo di ''What I Felt'' distribuito da Sony Music Italy, un album che apre ad un nuovo capitolo della sua ricerca artistica.

Per realizzare questo album, infatti, Mancarella ha trasformato un pianoforte a coda Kawai, adattandolo con feltri di diversa qualità, applicati in ogni registro dello strumento. Il risultato è un suono ovattato ma ampio, potente e raccolto, difficile da replicare altrove.

La tracklist include sette brani originali: As Freedom Called, As I Was Feeling, As Time Brought Rain, As Time Grew Quiet, In Friends’ Company, In Moments of Pride e In the Flow of the River. Ecco cosa ci ha raccontato.

Ha all’attivo diverse pubblicazioni discografiche come autore, compositore, arrangiatore, direttore musicale e produttore artistico. Collabora con grandi orchestre del panorama nazionale ed internazionale come Bulgarian National Symphony Orchestra (Sofia), Orchestra Ritmosinfonica Italiana (Canale5), Southern Est Europe Orchestra. Si è esibito in Italia e all’estero in rassegne importanti, tra le quali Piano City Milano, Milano Music Week, Calatafimi Festival di Segesta, e in luoghi prestigiosi come la Steinway Hall di Miami e l’Arena di Verona. Nel 2024 ha pubblicato gli Ep “Nord” e “Promenade” e ha diretto l’orchestra per Alessandra Amoroso al Festival di Sanremo.

Qual è il filo conduttore che lega i brani del tuo nuovo album e cosa rappresenta nel tuo percorso artistico? 

Il filo conduttore è senza dubbio la ricerca del suono: caldo e intenso, ma allo stesso tempo morbido e potente. Il mio pianoforte a coda e i sintetizzatori si sono prestati perfettamente a questo scopo, e ne sono felice. Per me rappresenta una novità: non avevo mai pubblicato brani con un pianoforte preparato in questo modo. Questo approccio mi ha permesso di confrontarmi con timbri diversi, ricordandomi che il pianoforte è uno strumento dalle possibilità praticamente infinite.

Ci racconti la tecnica del “pianoforte preparato”?

Il pianoforte preparato è uno strumento a cui sono state apportate modifiche particolari. Nel mio caso ho inserito dei feltri in ogni registro, cercando di ottenere un suono unico: profondo, particolare e allo stesso tempo intimo.

Un disco tra classica ed elettronica. Ti piaceva l’idea di sperimentare e unire tanti generi? 

Mi piace immaginare una musica senza barriere, in cui unisco ciò che ho conosciuto nel mio percorso di vita, di studio e professionale. Sono felice che la fusione di questi generi porti con sé la mia visione personale della musica.

In cosa è diverso rispetto ai tuoi precedenti lavori?

La gestazione, la registrazione e il senso di questo disco sono molto diversi dai lavori precedenti. In questi brani si mescolano gioia e serenità, ma anche orgoglio, rabbia e riflessione. C’è una storia unita da un “filo rosso”, che è il suono caldo e personale del disco. Ho maggiore consapevolezza e il desiderio di condividere con il pubblico le sensazioni che ho provato durante la composizione. Voglio che chi ascolta possa immedesimarsi in ciò che ho vissuto.

In questi anni, come si è evoluto il tuo modo di fare musica? 

L’orizzonte ermeneutico si amplia sempre di più. Più cresco e più la vita va avanti, più ho la fortuna di vivere esperienze diverse e formative. Non faccio mai distinzione tra musica, lavoro e vita, perché per me fanno parte di un unico mondo interiore ed esteriore. La vita procede, e con essa anche la musica. Per fortuna, la musica mi aiuta sempre a scoprire cose nuove, sensazioni mai provate e sentimenti nascosti che altrimenti avrei avuto difficoltà a raccontare.