Gli occhi di Tutankhamon, il faraone-bambino, ci guardano
DEBORAH PETRUZZO - IL CAIRO - Gli occhi del giovane faraone sono aperti sull’eternità da 3.300 anni e da quando è tornato alla luce, un secolo fa, il suo sguardo, reso eterno dalla sua maschera d’oro e lapislazzuli, fissa serafico anche noi contemporanei.
Era il 4 novembre 1922 quando l’incrollabile perseveranza dell’archeologo inglese Howard Carter fu premiata con la tanto straordinaria, quanto insperata, scoperta della tomba di Tutankhamon, "il faraone bambino".
L’importanza di questa scoperta risiede nel fatto che si tratta di una delle rare sepolture dell’antico Egitto pervenutaci quasi intatta, l’unica riferibile ad un sovrano e, di conseguenza, la più completa e ricca tra quelle a noi note.
Non era mai stata rinvenuta una tomba egizia integra.
Finalmente, il 4 novembre 1922 Carter rinvenne alcuni gradini che seguì uno dopo l’altro fino al raggiungimento di una porta di pietra che si apriva su un corridoio ostruito da macerie. Sicuro che avrebbe trovato un’ulteriore porta alla fine del corridoio, proseguì lo scavo e così il 29 novembre fu rinvenuto un altro accesso sul quale erano incisi i geroglifici di Tutankhamon.
A quel punto Carter, per precauzione, praticò un foro per poter guardare all’interno e quello che vide lo lasciò senza fiato, mentre, accanto a lui, Lord Carnarvon fremeva.
Ma Carter, nonostante le pressioni dall’alto, fu molto metodico nel suo lavoro, senza lasciarsi prendere dalla fretta, impose ai suoi collaboratori di procedere con ogni scrupolo.
Gli oggetti furono catalogati e asportati con tutte le accortezze del caso, tanto che ci vollero anni per completare le operazioni. Basti pensare che alla camera funeraria si arrivò solo nel febbraio del 1923, alla camera funeraria con il sarcofago del sovrano nel 1925, quando Carnarvon era già morto e gli ultimi oggetti furono asportati solo nel 1930.
Carter, tuttavia, non era arrivato per primo. La tomba aveva già ricevuto la visita di sciacalli nel corso dei secoli: alcuni sigilli, infatti, furono trovati rotti, ma i ladri non erano riusciti a portare a termine il furto con successo.
Furono effettuate almeno due rapide incursioni durante le quali, in maniera raffazzonata, vennero sottratti solo alcuni unguenti, cosmetici e gioielli, il sepolcro fu poi richiuso e rinterrato passando inosservato.
Il corredo funerario rinvenuto era dunque quasi intonso: cinquemila pezzi in tutto di cui duemila tra gioielli e oreficeria.
Per arrivare al corpo, si dovette procedere con la progressiva apertura di una sorta di sepolcro matrioska: la mummia del giovane re che indossava un fantastico corredo di gioielli, compresa la celebre maschera funeraria d’oro e lapislazzuli dal peso di 20 chili, era protetta da un sarcofago d’oro massiccio dal peso di 110 chili gelosamente custodito in un sistema di ben tre sarcofagi antropomorfi di diversi materiali.
Un altro importante dato che immediatamente emerse è che la tomba del faraone fu chiaramente improvvisata. Il sovrano morì giovanissimo e inaspettatamente; di conseguenza la sua sepoltura fu allestita in maniera frettolosa, come le stesse dimensioni della tomba denunciano.
Infatti, una delle domande tutt’ora aperte, e alla quale difficilmente si potrà rispondere, è se la tomba fu scavata in poco tempo o se venne reimpiegato un sepolcro già apprestato, destinato chiaramente ad individui di diverso rango.
Un’altra importante acquisizione, in materia di conoscenza in merito a quelle che erano le dinamiche cultuali nell’antico Egitto, proviene dalle pareti delle quattro stanze che erano coperte di straordinarie pitture.
Anche queste un unicum: si tratta infatti della prima volta in cui ci si trova davanti raffigurazioni che rappresentano una scena di funerale, la scena di un vero rituale egizio.
Nelle altre tombe faraoniche le immagini fanno parte di un testo, non sono raffigurazioni di scene di vita reale e quotidiana, come invece era in voga nelle tombe di privati.
Ma i reperti ci restituiscono anche numerosi indizi su chi fosse davvero l’uomo dietro la maschera d’oro.
Tra i numerosi oggetti rinvenuti, spiccano diversi giochi da tavolo e bambole di diversa tipologia appartenute al faraone in tenera età ; sono state trovate, inoltre, molteplici giare di ottimo vino tutte classificate con il nome del vitigno, della vigna e l’anno del regno, di cui quattro di vino dolce, dalle quali è possibile dedurre che il faraone prediligesse il gusto secco.
