Acquedotto Pugliese passa ai Comuni: Emiliano celebra la “salvaguardia dell’acqua pubblica”
BARI – Un passaggio storico per la tutela della risorsa idrica in Puglia si è concretizzato oggi con la firma del trasferimento delle azioni di Acquedotto Pugliese S.p.A. ai Comuni di Bari, Mesagne, Cellamare, Minervino Murge, Crispiano e San Marco in Lamis. L’atto, sottoscritto dal presidente della Regione Michele Emiliano presso la sede della Presidenza, segna l’avvio della gestione “in house” della più grande infrastruttura idrica d’Europa per i prossimi 20 anni.
Il trasferimento delle quote, previsto dal D.L. n. 153/24 e dalla Legge Regionale n. 14/2024, consente ai Comuni di diventare comproprietari di AQP fino a un massimo del 20% del capitale sociale, trasformando i municipi da semplici utenti a soggetti attivi nella governance del servizio idrico. Un passo ritenuto fondamentale per salvaguardare il modello pubblico, visto che la storica concessione di AQP scadrà il 31 dicembre 2025.
Le azioni trasferite confluiranno in una “società veicolo”, che fungerà da cabina di regia unica per i sindaci, garantendo il cosiddetto controllo analogo congiunto e un equilibrio democratico tra centri grandi e piccoli nella definizione degli indirizzi strategici e nella gestione operativa.
“Oggi chiudiamo definitivamente il percorso di messa in sicurezza dell’Acquedotto Pugliese, che resterà interamente pubblico – ha dichiarato Emiliano –. Diamo attuazione alle finalità espresse dal referendum sull’acqua pubblica, consentendo ai sindaci di dire ai propri cittadini di essere comproprietari di un’eccellenza europea”.
Gianluca Vurchio, presidente dell’Autorità Idrica Pugliese, ha aggiunto: “Non firmiamo solo un passaggio di azioni, ma sanciamo l’inizio di una nuova era per l’acqua pubblica in Puglia. Restituiamo ai Comuni e ai cittadini il potere decisionale su un bene primario, assicurando la continuità operativa di AQP”.
L’operazione rappresenta l’avvio di un processo graduale che vedrà progressivamente coinvolti tutti i Comuni pugliesi, con l’obiettivo di completare l’iter deliberativo nei prossimi mesi. Dal 1° gennaio 2026, il nuovo modello di gestione sarà pienamente operativo, segnando il passaggio definitivo da un controllo centralizzato regionale a una gestione condivisa e radicata sul territorio.