Apulia Antiqua: l’Ensemble Aurora e Enrico Gatti riportano alla luce il primo barocco italiano


MONOPOLI – Un viaggio affascinante nel cuore del primo barocco italiano: è quello che proporrà Enrico Gatti, tra i più autorevoli interpreti del violino barocco a livello internazionale, protagonista con il suo Ensemble Aurora del concerto «Mille consigli», in programma domenica 7 dicembre alle ore 18 nella chiesa Rettoria San Domenico di Guzmán per il festival itinerante Apulia Antiqua, diretto da Giovanni Rota.

Il progetto, che riprende il titolo di un apprezzato album pubblicato da Glossa, offre una selezione ricercata di sonate italiane, canzoni strumentali, un salterello e persino una versione strumentale di un mottetto di Palestrina. Un repertorio che permette a Gatti di esplorare con poesia e virtuosismo il linguaggio musicale della prima metà del XVII secolo, un periodo vivace e ricchissimo di sperimentazioni.

Un trio che celebra fantasia e improvvisazione

Accanto a Enrico Gatti, il pubblico incontrerà la dulciana e il flauto dolce di Elena Bianchi e il clavicembalo e l’organo di Guido Morini. I tre componenti dell’Ensemble Aurora daranno vita a un percorso sonoro che mette in luce pagine di Dario Castello, Giovanni Battista Fontana, Francesco Rognoni Taeggio, Giovanni Picchi, Biagio Marini, Bartolomeo de Selma e Francesco Turini: compositori che, con stili differenti, contribuirono allo sviluppo della musica strumentale italiana nel Seicento.

Particolare rilievo avrà il basso continuo, pratica cardine del barocco nascente: una struttura melodico-armonica che stava assumendo un ruolo sempre più determinante e che, come ricorda il musicologo Daniele Torelli, rimarrà un tratto caratteristico della tradizione organistica italiana sino all’Ottocento.

Un titolo che racconta l’essenza del progetto

Il titolo «Mille consigli» è tratto dal libro «Le instabilità dell’ingegno» del marchese Anton Giulio Brignole Sale, gesuita e autore genovese del XVII secolo. Nel testo, in un passo di intensa suggestione poetica, l’autore descrive il canto mattutino di un usignolo nel giardino di una villa: un’immagine che ben rappresenta l’inventiva fluente e la libertà improvvisativa della musica strumentale italiana del primo barocco.
Una musica – come sottolinea la citazione – che “varia in ogni momento di mille ispirazioni”.

Informazioni

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