Caso della “famiglia nel bosco” di Palmoli: la Corte d’Appello de L’Aquila si riserva la decisione
Palmoli, Chieti - La Corte d’Appello de L’Aquila si è riservata la decisione sul ricorso presentato dai legali della famiglia di Palmoli contro la sospensione della potestà genitoriale e l’allontanamento dei tre figli minori, collocati in un centro protetto alla presenza della madre, come disposto dal Tribunale per i Minorenni. La decisione segue l’udienza documentale tenutasi nel pomeriggio da remoto, al termine della quale gli avvocati della famiglia hanno presentato ulteriori documenti a sostegno del ricorso.
Secondo la difesa, la famiglia avrebbe dimostrato un cambio di atteggiamento significativo, mostrando disponibilità a ristrutturare la casa di Palmoli, a permettere ai figli di frequentare la scuola e a completare il percorso vaccinale. I giudici hanno ora 60 giorni di tempo per pronunciarsi sul ricorso, presentato il 27 novembre scorso.
Gli avvocati della famiglia, Femminella e Solinas, hanno sottolineato l’assenza nell’ordinanza del Tribunale di criteri chiari di emergenza, eccezionalità e interesse del minore, elementi necessari a giustificare l’intervento che ha portato all’allontanamento dei bambini. La difesa ha evidenziato come la istruzione parentale, garantita dalla Costituzione, non sia stata trascurata né elusa: per la figlia in età scolare era stato richiesto e ottenuto l’esame di idoneità in una scuola statale, con rilascio di attestati acquisiti solo dopo l’ordinanza. La contestata deprivazione tra pari, inoltre, sarebbe stata presunta sulla base della mancata frequenza scolastica, senza adeguata verifica.
Negli ultimi mesi, secondo fonti legali, la famiglia avrebbe adottato un cambio di paradigma rispetto al periodo che aveva determinato la relazione degli assistenti sociali alla base dell’ordinanza. Tuttavia, un possibile ostacolo al rientro a casa potrebbe derivare dal livello di scolarizzazione dei bambini. La tutrice ha dichiarato che i minori “non sanno leggere, stanno imparando ora l’alfabeto”, e la più grande, di otto anni, “sa scrivere il suo nome sotto dettatura”. Una valutazione che sembra in contrasto con quanto certificato in precedenza da una scuola di Brescia.
Il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha sottolineato che il Ministero si atterrà esclusivamente alle certificazioni ufficiali rilasciate dalle scuole, pur riconoscendo la necessità di ulteriori valutazioni sul livello scolastico dei bambini.
La vicenda continua quindi a suscitare attenzione nazionale, con la decisione della Corte d’Appello attesa nei prossimi mesi, determinante per stabilire il futuro della famiglia e dei tre minori.
