Essere con... in occasione del Natale
Un messaggio del Prof. Filippo Boscia, past Presidente dei Medici Cattolici Italiani, rivolto a tutti gli operatori sanitari, rappresenta l’essenza dell’esserci:
"Siamo qui con gioia in periodo di Avvento, in una data perfettamente equidistante dalla festa dell’Immacolata e dalla festa del Natale, per celebrare uno dei tempi liturgici che nella vita della Chiesa ha un significato molto importante: celebrare la maternità di Maria e celebrare il nascere di Gesù, Cristo Signore.
Credo che questa significativa giornata sia molto importante per tutti noi perché ci consente di riflettere sul nostro nascere e sul nostro esistere, ma soprattutto sul nostro “essere qui ora”, “essere con”, con-vocati per riflettere sulla venuta di Gesù nella storia, con tutta la sua gloria e nel suo essere qui con noi, nell’adesso della vita della Chiesa.
Siamo in un mondo che ha bisogno di etica sociale su scala mondiale, in un mondo che ha bisogno di trovare la dritta in mezzo a orge e ubriachezze, lussuria e impurità, litigi e gelosie (S. Paolo), in un contesto che certamente può rivestirci della luce di Gesù Cristo.
Riconosciamo che abbiamo bisogno di regole sociali, di giustizia, di solidarietà, di carità, di ordine, di cooperazione.
Coltiviamo l’ansia di superare ogni tentazione di sfruttamento degli individui, delle persone, della donna, dell’uomo e dei bambini, ma siamo qui uniti per “essere con”, con-vocati a con-celebrare la vita con fede, entusiasmo, vigilanza e speranza, in grado di concepire, in comunione d’intenti, nuovi impulsi, nuovi stati d’animo, nuovi sentimenti, nuove forme di affetto e di simbiosi per vivere e comprendere il dono che stiamo per avere: il dono della nascita di una nuova salvezza, la salvezza di Cristo Gesù, nella sua globale pienezza.
L’“Essere con” appartiene al principio del mondo…
L’“Essere con” ci proietta verso la Creazione…
L’“Essere con” significa essere con gli altri, con tutti voi, con tutte le nostre famiglie, con il nostro amore, con la nostra volontà di con-dividere, con-passione, con-centrati su quelle verità che rivelano tutte le emozioni della mente e dell’anima. È un miracolo essere accanto agli altri, ai fragili, ai sofferenti, agli esclusi, perché tutti possano uscire da quel campo di concentramento che è solitudine, tristezza, dolore, paura, angoscia.
Per noi medici cattolici, “essere con” gli altri significa assicurare presenza vivace, ascolto attivo, empatia, sostegno reciproco e, al contempo, valorizzare al massimo le nostre competenze e la gentilezza nelle cure.
Il nostro impegno è essere qui in comunione, in communos (= dono), per comunicare in modo nuovo, con nuovi modi di essere, con lungimiranza, sempre concentrati su azioni concrete di bene.
In questo essere con e con gioiosa esultanza, sicuramente miglioriamo e diventiamo maturi per essere convinti pellegrini di speranza in un tempo giubilare.
L’“essere con” può rendere ancora più vivo e palpitante il senso della nostra professione, che per sua natura va a relazionarsi con le fragilità e dà ausilio concreto ai bisogni. Una vera e propria presa per mano che riaffermi la con-passione, la con-divisione, la conferma di apertura all’ascolto, la disponibilità a contatti relazionali… in una parola al con-esserci (Martin Heidegger).
Attuare la medicina dei cinque sensi è per noi cattolici un obbligo in più, una bellissima missione che, con consonante profonda, rende più palpitante l’ascolto, vivacizza la parola e rende più fraterno e accogliente l’abbraccio.
Sto parlando della Medicina della fraternità, cioè di quella medicina che, dal semplice intuire, ci porta al con-dividere con-passione, sempre più accostati e vicini a quelle sofferenze acute, coincidenti con l’ultimo miglio della vita, nell’acerbo momento in cui dobbiamo essere capaci di ascoltare la voce del silenzio che viene dal profondo della sofferenza.
Il nostro agire si svolge dovunque: nelle case, nelle periferie esistenziali, negli ospedali ospitali, accoglienti, nelle case di riposo, in tutte le nostre residenze e strutture di cura, che per noi rappresentano le cattedrali della sofferenza, dove trovano accoglienza i “crocifissi” della vita. Accogliamoli tutti, dando ospitalità, compassione, vicinanza, consulenza religiosa, conforto, ma soprattutto ascolto, cura e, ancor più, speranza, misericordia, senso di condivisione e alleanza terapeutica a tutto campo.
La nostra missione di vigilanza si risvegli ancor più, per accogliere la sofferenza e rimarcare, soprattutto in questo periodo, il grande messaggio di fraternità che viene dal Natale.
Il senso del Natale può certamente aiutarci a trasformarci per operare meglio nel nome del Signore, della Fede e della Scienza.
L’energia che proviene dal Natale ci metta in comunione con tutti, ma anche ci renda capaci di una innovativa con-versione, che ci renda attori e testimoni di carità, pazienza, umiltà, sollecitudine, massima responsabilità nella formazione e nell’aggiornamento scientifico-culturale, affinché le nostre azioni terapeutiche rispettino la dignità delle persone e ci rendano solleciti nell’accompagnamento di quell’esperienza che sempre incontriamo e che sempre incarna sofferenza e dolore.
Desidero esprimere a tutti voi immensa gratitudine e riconoscenza per tutto il vostro generoso operare nelle singole realtà diocesane e trasmettervi il mio augurio natalizio, che estenderete alle vostre famiglie.
Il mio augurio vuole avere energia e valenza di massima intensità per costruire un futuro che sia dimora di luce, di vita, di serenità e di pace.
Sono certo che molti saranno i frutti di vita che potremo raccogliere, tutti colmi di speranza e di tanto bene.
Sono profondamente convinto che, fidandoci di Dio, mai potremo restare delusi.
Al Bambino che nasce chiediamo un intenso sguardo, che ci faccia aprire il grande libro della carità, della fede, della speranza, della solidarietà, della sussidiarietà e della nostra convinta generosità.
Non rimandiamo a domani ciò che possiamo fare oggi!".
